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Da Scorsese a Rossellini dal mondo mobilitazione per sale cinematografiche chiuse a Roma.

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mercoledì, Febbraio 26, 2025

Da Isabella Rossellini a Léa Seydoux, da Alfonso Cuaron a Olivier Assayas, è lunga la lista di registi e star che hanno sottoscritto l’appello di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola con Jane Campion, Wes Anderson, Ari Aster rivolto al presidente Sergio Mattarella e alla premier Giorgia Meloni per scongiurare di riconvertire in centri commerciali o in altre destinazioni d’uso le sale cinematografiche chiuse a Roma (e non solo).

La preoccupazione, per cui già tanti autori italiani si erano mobilitati in queste settimane e che già il senatore a vita l’architetto Renzo Piano aveva approfondito con ulteriori spunti, è arrivata oltreoceano.
Scorsese aveva invitato i colleghi di tutto il mondo a firmare la lettera “per salvare l’ultima possibilità di redenzione di una delle città culturali e artistiche più importanti al mondo”.

Ad ora hanno firmato tra gli altri Fanny Ardant, Pedro Costa, Mark Cousins, Willem Dafoe, James Franco, John Landis, Radu Mihaileanu, Mark Ruffalo, Paul Schrader, Damien Chazelle, John Turturro, Thomas Vinterberg, Debra Winger. “Come ben riflette in modo eloquente Renzo Piano sulla situazione attuale di Roma, è chiaro che il tentativo di riconvertire spazi destinati al possibile rinascimento culturale della Città Eterna in hotel, centri commerciali e supermercati è del tutto inaccettabile.

Tale trasformazione rappresenterebbe una perdita irreparabile: un profondo sacrilegio non solo per la ricca storia della città, ma anche per il patrimonio culturale da lasciare alle future generazioni”.
Scorsese, primo firmatario , è deciso a “impedire qualsiasi conversione degli spazi culturali di Roma. È nostro dovere trasformare – conclude sollecitato ad intervenire dal Piccolo America in prima fila su questa emergenza – queste “cattedrali nel deserto” abbandonate in veri templi della cultura, luoghi capaci di nutrire le anime sia delle generazioni presenti che di quelle future”.

Fonte: ansa.it

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