Il medico di base che rilascia un certificato di malattia senza effettuare scrupolose verifiche, può concorrere al danno erariale anche se è vittima di raggiro da parte del dipendente che mente deliberatamente sulle sue condizioni di salute. Lo ha stabilito la Corte dei Conti dell’Umbria, ampliando così i profili di responsabilità per i medici di famiglia.
La vicenda trae origine da un procedimento, prima disciplinare e poi penale, avviato contro un dipendente pubblico, il quale aveva prodotto false attestazioni di malattia confezionate da lui stesso con firma e timbro di sanitari ignari, e certificati prodotti effettivamente da un medico che ne aveva invece confermato la provenienza. Dagli atti è emerso che il dipendente, intercettato, diceva di voler dichiarare al medico stati patologici inesistenti, sicuro che gli avrebbe dato il certificato di malattia.
La Corte dei Conti ha giudicato il medico corresponsabile dell’attuazione del ‘disegno criminoso del lavoratore’, seppur non con dolo ma colposamente, condannandolo in via sussidiaria al risarcimento del danno patrimoniale all’Erario, pari alla metà dello stipendio indebitamente percepito dal lavoratore nel periodo coperto dalle sue certificazioni.
“Il concetto espresso dai giudici contabili risulta piuttosto rischioso per la categoria dei medici di medicina generale”, ha commentato Consulcesi, network legale al fianco dei medici.
Aggiungendo: “Se da una parte è corretto pretendere da un qualsiasi operatore sanitario che svolga la propria attività in maniera scrupolosa e diligente, dall’altra viene da chiedersi se, quando il paziente miri a fuorviare le valutazioni del medico, sia corretto attribuire a quest’ultimo una responsabilità, anche solo colposa, soprattutto oggi che l’intera categoria si trova sempre più esposta a potenziali contenziosi di natura professionale da parte dei pazienti”.
martedì, Novembre 26, 2024