L’angolo della Psicologa con la Dott.ssa Marisa Nicolini (*)
Bentrovati, lettori di rientro dalle vacanze (chi le ha fatte) e tornati al lavoro (quelli che lo hanno). La premessa, invero un po’ polemica, trova le sue ragioni nella seguente affermazione:
“Felicità: Italia depressa, il ‘fu-Belpaese’ è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell’Onu” (tratto da Wall Street Italia del 6/7/2014).
Recentemente osservatori internazionali hanno segnalato un dato allarmante: il 55% degli italiani ha una profonda paura della crisi economica che il nostro paese sta attraversando. Il timore di perdere il lavoro, l’ansia di non riuscire a trovare un’occupazione stabile, il pensiero di farcela a pagare tutte tasse, l’angoscia di non riuscire a dare un futuro ai figli, ecc… Sono queste, in concreto, le maggiori preoccupazioni che accompagnano gli italiani.
LAVORO, DUNQUE SONO!
Sentirsi realizzati e considerati grazie ad una professione che soddisfa rappresenta un aspetto molto importante per la vita dell’uomo. Il lavoro, infatti, consente agli individui di esprimere le proprie inclinazioni, permette di vedere realizzate concretamente le proprie idee e ricevere feedback positivi dagli altri: tutto ciò, in definitiva, rafforza l’autostima.
La dimensione lavorativa è profondamente radicata nell’identità della persona e non avere la possibilità di potersi affermare in tal senso può provocare conseguenze negative sul proprio equilibrio e sul proprio benessere.
Non sorprenda, dunque, che parlare di crisi del lavoro equivalga, spesso, a parlare di crisi di identità e che l’attuale crisi economica si traduca anche in un profondo malessere psicologico che si sta allargando a macchia d’olio nel nostro Paese.
LE CONSEGUENZE DELLA CRISI SUL BENESSERE PSICOLOGICO
La condizione perenne di precarietà dei contratti di lavoro, i licenziamenti improvvisi, i continui ed estenuanti colloqui di selezione che terminano spesso con esiti negativi, il peso di dover gestire una famiglia senza solide certezze economiche o il dover procrastinare il progetto di diventare genitori possono avere delle conseguenze ben precise sul benessere psico-fisico individuale. Più precisamente le condizioni di disagio che tendono a manifestarsi nell’attuale situazione socio-economica sono:
Condizioni di stress
Vivere una delle suddette situazioni può comportare manifestazioni fisiche quali: emicrania, tachicardia, affaticamento, sensazione di pesantezza del corpo e della muscolatura, disturbi del sonno, abbassamento delle difese immunitarie, crampi, sensazione di debolezza, scarsa energia. Il generale stato di malessere sperimentato è sintomo che l’organismo ha percepito una situazione di allarme o potenzialmente pericolosa (nel caso in questione, ad esempio, un imminente licenziamento o lo stato di disoccupazione) e ha attivato tutta una serie di risposte psico-fisiologiche finalizzate ad affrontare la situazione. Tuttavia, non riuscendo a trovare una “soluzione”, il corpo entra nella cosiddetta fase di “esaurimento” che, se non gestita bene, rischia di trasformarsi in una condizione di stress cronico.
Ansia e attacchi di panico
Sentirsi in condizioni di precarietà, oltre che sfociare in vissuti di stress, può provocare vere e proprie “esplosioni” di malessere acutissimo (attacchi di panico) o più sordo ma anche più duraturo (ansia generalizzata).
L’attacco di panico corrisponde ad un momento di improvvisa e intensa paura associata a una vivida sensazione di morire o di impazzire e di non essere in grado di controllare il proprio corpo; a questo si associa, in genere, una sensazione di imminente catastrofe. I sintomi più comuni che si presentano nel corso della crisi di panico sono: respiro affannoso, palpitazioni, vertigini o giramenti di testa, sensazione di soffocamento o mancanza d’aria, sentirsi svenire, sudorazione, formicolii alle mani o ai piedi, ecc…
In altri soggetti, la sensazione di instabilità, più che provocare attacchi di panico, può suscitare una costante sensazione di ansia e preoccupazione, la sensazione di essere sempre in un continuo stato di agitazione, che qualcosa di brutto possa accadere a se stessi o ai propri cari, in una penosa condizione di allerta e dubbio che non conosce fine.
Stati depressivi, alterazioni del tono dell’umore
La condizione di crisi lavorativa ed economica, rappresenta un vero e proprio attentato alla progettualità dell’uomo e alla sua ricerca di equilibrio.
E’ fisiologica, infatti, nell’essere umano la tendenza a ricercare condizioni di stabilità e certezza: nel momento in cui si presentano costanti situazioni di precarietà, la sensazione di essere perennemente in balìa degli eventi, insieme all’incapacità di poter raggiungere i propri obiettivi a medio e lungo termine, può condurre verso condizioni depressive o alterazioni del tono dell’umore (tristezza perenne, sensi di colpa, mancanza di energie, disturbi del sonno e alterazione dell’appetito, visione pessimistica della vita, pensieri suicidari, ecc…)
E ALLORA, CHE FARE?
I mass media e la profezia che si autoavvera
Riviste, telegiornali e mass media in generale non fanno che altro bombardarci letteralmente di notizie sulla crisi economica e sui livelli sempre più alti di disoccupazione. Notizie di questa portata, esercitano inevitabilmente un impatto negativo sui nostri pensieri e sulle nostre credenze e vanno ad alimentare un circolo vizioso di ansia e preoccupazione.
Ma nel momento in cui una persona si costruisce una particolare convinzione, tutti i suoi atteggiamenti e comportamenti, in maniera del tutto inconsapevole, saranno orientati verso la ricerca di quegli elementi o aspetti che vanno a confermare la convinzione stessa (la cosiddetta “profezia che si auto avvera”), innescando un circolo vizioso di pessimismo e negativismo.
Per esempio, una persona che rinuncia alla possibilità di un colloquio perché scoraggiato dai messaggi pessimistici trasmessi in tv circa le ridotte opportunità di lavoro in Italia. Tale atteggiamento di rinuncia, conduce la persona a sperimentare ancora di più una sensazione di impotenza e la mancanza di autostima e ad avvallare la credenza che la crisi economica stia ormai imperando e per cui vale definitivamente la pena interrompere ogni tentativo di ricercare soluzioni efficaci. Conoscere meccanismi di questo tipo può essere utile per evitare di diventare vittime inconsapevoli della paura e per cercare di indirizzare diversamente le nostre energie.
Crearsi una rete di sostegno
Il fatto di aver perso un lavoro o di non riuscire a trovarne uno, può portare, senza che la persona se ne renda conto, a isolarsi dalla rete di colleghi o amici costruita fino ad ora e ad adottare un atteggiamento di chiusura nei confronti del mondo.
Talvolta, questo comportamento è accompagnato dal desiderio di non svelare agli altri le proprie debolezze, le proprie paure o preoccupazioni.
In realtà, come accennato rispetto alla profezia che si autoavvera, atteggiamenti di chiusura verso il mondo non fanno altro che incrementare il senso di solitudine e la visione pessimistica della situazione che si sta vivendo, trovando una conferma del fatto che non esiste una via d’uscita.
Costruire o ri-costruire una rete di contatti è, invece, un passo molto importante da fare, perché sono numerosi gli studi che dimostrano, che in condizioni di stress o in presenza di problemi, una solida rete sociale su cui contare contribuisce ad incrementare una generale sensazione di benessere. Inoltre, come afferma il vecchio adagio, “l’unione fa la forza”: coltivare i contatti con amici e conoscenti aumenta la probabilità di trovare opportunità lavorative, condividere e realizzare progetti, nonostante le difficoltà esistenti.
Scaricare ansia e stress
Nei momenti di maggiore tensione e nervosismo, occorre trovare un modo per “scaricare” energie e pensieri negativi. Scrivere della rabbia che si sta provando, fare attività fisica, uscire a fare una passeggiata, per quanto possano sembrare attività banali e apparentemente “controproducenti” rispetto alla soluzione del problema, aiutano a canalizzare le emozioni negative in maniera adeguata e a rigenerarsi.
Procedere in maniera flessibile per obiettivi successivi
E’ fondamentale, infine, non perdere di vista i propri obiettivi. Per quanto la situazione possa essere oggettivamente difficile, porsi degli obiettivi quotidiani o mensili (ad esempio: tre colloqui in un mese, proporre un’idea lavorativa da sviluppare con colleghi e amici…) aiuta a non sperimentare la sensazione di essere alla deriva, vittima degli eventi.
E’ importante, anche, evitare di essere eccessivamente rigidi, quanto piuttosto usare un atteggiamento flessibile: questo può esserci utile anche per modificare gli obiettivi che abbiamo individuato in base ai cambiamenti contingenti e a vivere con maggiore consapevolezza e con un atteggiamento differente i fallimenti, gli ostacoli e le difficoltà che tutti possiamo incontrare nel nostro percorso di vita.
E poi, ricordiamo, “Nessuna notte è così lunga da impedire al sole di risorgere” (J. Morrison)
Dott.ssa Marisa Nicolini
La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.
Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it
Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori), Donne per la Sicurezza onlus ed è membro del Comitato Scientifico del Centro studi Criminologi, Giuridici e Sociologici di Viterbo.
Potete conoscere meglio le sue attività al seguente link:
www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com
Inoltre potete seguire le sue attività consultando la pagina Facebook http://www.facebook.com/pages/Studio-di-Psicologia-Clinica-e-Giuridica-Drssa-Marisa-Nicolini/177076385739068?ref=ts&fref=ts