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Design e natura: il MAXXI invade l’isola della Certosa nella Laguna di Venezia.

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Distesa tra Sant’Elena e il Lido, la Certosa di Venezia è un’isola dalle molte vite. La prima, dal dodicesimo secolo ai primi anni del diciannovesimo, l’ha vista sede di un monastero agostiniano e certosino. Nella seconda, fino agli anni Sessanta del Novecento, ha ospitato una serie di impianti militari, tra cui la “Pirotecnica”, una fabbrica di polvere da sparo e munizioni. La terza è cominciata nel 1997, quando, dopo decenni di abbandono, è partito un importante piano di risanamento per trasformare i 22 ettari di terreno incolto e contaminato dell’isola in un parco urbano a disposizione dei cittadini.

IL PROGETTO BIOGROUNDS: UN “PARCO GIOCHI” PER I VISITATORI E UN AIUTO PER PIANTE E ANIMALI

Il MAXXI di Roma ha scelto questo luogo simbolico, in cui si è cercato di ricucire la frattura tra presenza umana e mondo vegetale e animale, come ambientazione per un progetto che mette al centro proprio la natura. Dal dialogo tra tre progettisti o studi di design e altrettanti teorici, e con il contributo di Alcantara e altre aziende del settore, sono nate tre installazioni artistiche che si propongono di dare voce e protezione a diverse specie di piante e insetti presenti sull’isola e di coinvolgere i visitatori chiamandoli all’interazione. “Il titolo ricalca il concetto di playground, il parco giochi, che è il primo spazio aperto in cui i bambini imparano a muoversi e prendono confidenza con le altre forme di vita”, ha spiegato la curatrice Domitilla Dardi. “Tra le fonti di ispirazione ci sono anche alcune esperienze del passato, per esempio il memorabile workshop sul corpo e i vincoli tenuto da Global Tools nel 1975. In un celebre scatto Franco Raggi ed Ettore Sottsass stanno in piedi, l’uno di fronte all’altro, con delle scarpe di creta (le Scarpe vincolanti di Franco Raggi, n.d.r.) pensate per indurre due persone a entrare in relazione tra loro, ed è quello che cerchiamo di fare metaforicamente anche noi”.

BIOGROUNDS: TRE INSTALLAZIONI PROGETTATE A 4 (O PIÙ) MANI

Il designer-filosofo Andrea Anastasio ha lavorato con Angela Rui per progettare Invasi, una suggestiva installazione basata sul gioco di parole tra “in vasi” e “invasi”. Nel paesaggio naturale è stata disseminata una grande quantità di vasi di terracotta di varie dimensioni, appesi agli alberi o lasciati affiorare dal terreno come reperti archeologici e pronti a essere colonizzati da piante spontanee e animali. Populus Alba è il frutto di una collaborazione ormai di vecchia data tra il duo creativo Formafantasma e il filosofo Emanuele Coccia. Insieme, i tre avevano già trasformato una foresta in un essere parlante in Quercus, un video realizzato per la Serpentine Gallery di Londra nel 2020, nell’ambito del progetto Cambio. Questa volta hanno dato la parola al tronco, ai rami e alle radici di un pioppo della Certosa, registrando una serie di contributi audio che possono essere ascoltati, amplificati da dispositivi metallici che somigliano a sculture, utilizzando uno smartphone. Gli architetti e registi Beka&Lemoine hanno reso omaggio allo “spaccasassi”, lo stoico albero che si erge al centro del chiostro dell’antico monastero e che è riuscito a crescere contro ogni pronostico, scalzando le pietre con le radici. Con il botanico Stefano Mancuso, tra le voci più autorevoli in circolazione in materia di vita vegetale, hanno studiato una serie di attività performative che spaziano dai canti popolari alla cucina con le erbe spontanee dell’isola.

IL PROGETTO ALCANTARA MAXXI IN TRASFERTA

C’è anche una quarta installazione, che rappresenta un’edizione atipica, in trasferta, di Alcantara MAXXI. Se al centro della collaborazione ultradecennale con il museo romano dedicato alle arti del ventunesimo secolo c’è di solito una rilettura contemporanea del lavoro dei grandi maestri del passato, qui si è scelto di seguire la linea tracciata dal resto del progetto privilegiando la connessione con gli elementi naturali. Giovanni Bellotti e Alessandra Covini di Studio Ossidiana, conosciuti per il loro approccio narrativo all’architettura e al design e per il loro interesse per la progettazione multispecie (non soltanto astratto dato che i due creativi vivono con una coppia di uccelli addomesticati), hanno scelto di far rivivere un hortus conclusus medievale, cioè uno dei semenzari recintati in cui i monaci coltivavano legumi e ortaggi per il fabbisogno del monastero. In Seed bed, progettata in collaborazione con Domitilla Dardi, il campo seminato con l’aiuto dei visitatori è protetto da un’architettura effimera realizzata con una struttura portante e drappi colorati in Alcantara. Il materiale impiegato, che deriva in parte da poliestere riciclato post-consumo e in parte da polimeri di origine biologica, verrà completamente rigenerato alla fine della vita dell’installazione e poi utilizzato nel processo produttivo dell’azienda.

Giulia Marani

Venezia // fino al 15 ottobre 2023
BioGrounds
A cura di Domitilla Dardi e in collaborazione con Vento di Venezia e il Teatro Stabile del Veneto
Isola della Certosa
www.maxxi.art
www.veneziacertosamarina.it
www.alcantara.com

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