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Diciannove volte Milan.

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Sono passati undici anni da quando la sponda rossonera di Milano ha festeggiato lo scudetto.

Bisogna ricordare di quella stagione 2010-11 due avvenimenti curiosi; in primis l’exploit del piccolo Chievo Verona che nel momento in cui si trovò al comando della classifica era guidato da Stefano Pioli. Undici anni dopo, a seguito di passaggi più o meno fortunati sulle panchine di Fiorentina e Inter, è proprio Pioli a riportare il titolo a Milanello. Eppure il rapporto tra lui e il Milan sembrava esaurito dopo il 5-0 subito contro l’Atalanta nel dicembre 2019, e nell’estate 2020 la dirigenza si apprestava ad ingaggiare Ralf Rangnick per dirigere lo spogliatoio, ma durante una partita di campionato (anche in quel caso contro il Sassuolo) giunse la notizia del fallimento di questo accordo tra i rossoneri e l’ex allenatore del RBLipsia e quindi della riconferma di Pioli. Molti tifosi identificheranno questo avvenimento come le fondamenta del titolo 2021-22.

L’altro evento che accomuna gli ultimi due scudetti milanisti è il trasferimento di Ibrahimovic. Nel 2010 venne prelevato dal Barcellona, e lo svedese fu uno dei protagonisti del titolo vinto da Max Allegri. Nel 2020 Ibra decise di tornare a Milano dopo la parentesi americana ai Los Angeles Galaxy. Anche se Ibra in questa stagione ha sofferto non pochi problemi fisici che ne hanno limitato la presenza in campo, una figura carismatica come quella dello svedese nello spogliatoio e la riconferma di Pioli sono diventate le basi della rinascita rossonera.

È stata una squadra versatile che nella grande varietà di talenti e nella libertà di scelta in ogni ruolo ha trovato il suo principale punto di forza. Ha saputo adattarsi al cambio obbligato del reparto difensivo dovuto al grave infortunio di Kjaer e ai piccoli ma frequenti stop di Romagnoli, in questa stagione si è consolidato il ruolo di Tomori ed è iniziata l’ascesa di Kalulu, difensori sempre supportati dalla sicurezza di Maignan in porta.

Il centrocampo è stato un reparto cruciale per questo risultato. L’imminente addio di Kessie lascerà sicuramente un vuoto in quel reparto, ma il miglior interprete del ruolo quest’anno è stato il giovane Sandro Tonali. Definito da alcuni l’erede di Pirlo, in questa stagione ha dimostrato che tale paragone non è infondato poiché l’ex Brescia classe 2000 è diventato la stella più luminosa della squadra con le sue traiettorie incantevoli e anche con alcuni gol decisivi, ad esempio contro la Lazio.

Non meno importante è stato l’attacco rossonero. È soprattuto qui che la disponibilità di tante soluzioni diverse ha permesso a Pioli di sorprendere le difese delle rivali. Ibra è sostituito in maniera eccellente da Giroud a seguito dell’infortunio, e la punta è stata supportata in ogni partita da Saelemaekers, Diaz, Rebic, Messias, Bennacer, Krunic e soprattutto da Rafael Leao, il più continuo e talentuoso che quest’anno ha definitivamente effettuato il salto di qualità.

I tifosi hanno dato il via alla loro festa in tutta Milano, dai Navigli al Duomo si sono diffusi i caroselli che hanno poi accolto la squadra a tarda notte nel suo rientro a Casa Milan. Sono state riservate ovazioni per tutti i giocatori, e soprattuto per l’allenatore; sulle note di “Freed From Desire” è nato il coro che ora è diventato la colonna sonora dello scudetto ed è una dedica speciale per Pioli.

Nel corso del pomeriggio si è invece lentamente spento l’entusiasmo della fazione nerazzurra di Milano; nei momenti precedenti all’incontro con la Samp la tifoseria interista era in festa e anche dentro allo stadio l’atmosfera era di grande attesa e speranza. Lo stadio ha supportato l’ultima partita stagionale di Inzaghi mantenendo sempre l’attenzione sull’incontro in corso a Reggio Emilia riponendo il loro tifo nel Sassuolo, infatti una sconfitta del Milan e una vittoria dell’Inter avrebbe portato lo scudetto ad Appiano Gentile. La Sampdoria è crollata sotto i gol di Perisic e la doppietta dell’ex blucerchiato Correa. Tuttavia ogni sogno si è spento dopo appena 17 minuti, quando è arrivata la notizia del primo gol di Giroud, peraltro quando l’Inter era ancora inchiodato sullo 0-0.

Sarebbe sciocco pensare che i nerazzurri abbiano perso il titolo all’ultima giornata. In effetti arrivati all’ultimo atto, la classifica era già compromessa. I momenti cruciali nei quali l’Inter ha perso il titolo sono due. Il 5 febbraio due gol di Giroud rimontano il vantaggio iniziale di Perisic, Pioli si aggiudica il derby e in virtù degli scontri diretti il Milan avrebbe vinto il titolo anche concludendo la stagione a pari punti. Ma la partita che ha veramente deciso lo scudetto è stata Bologna Inter valevole per la ventesima giornata di Serie A. Un match che si sarebbe dovuto giocare il 6 gennaio ma a seguito del rinvio per Covid è stato riprogrammato a fine aprile. Sembra un incontro di routine per l’Inter, in gol con un capolavoro di Perisic dopo appena tre minuti. Poco dopo però arrivò il pareggio di testa dell’ex Marko Arnautovic. Skorupski, portiere del Bologna, riesce più volte a mantenere il risultato in parità, lo stesso non si può dire del suo collega Ionut Radu. Il secondo portiere dell’Inter ha giocato titolare in virtù di una contrattura all’addome sofferta da Handanovic e si è reso protagonista di un imperdonabile errore che ha portato al vantaggio del Bologna. Al Dall’Ara i nerazzurri si scuciono lo scudetto dal petto e lo consegnano ai concittadini del Milan.

Conclusa la stagione, si comincia già a parlare dei possibili colpi di calciomercato. E al centro di quello che sarà il tormentone dell’estate c’è proprio la squadra di Inzaghi: la Juventus ha detto addio non solo a Chiellini, ma anche a Paulo Dybala e la prossima destinazione dell’argentino potrebbe essere all’ombra del Duomo, ma Marotta dovrà vincere la concorrenza della Roma e non solo per mettere a segno un trasferimento in grado di spostare gli equilibri del campionato.

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2 COMMENTS

  1. Ancora una volta bravo Ascanio! In linea di massima ha vinto la squadra migliore nell’arco di un lungo campionato come quello italiano. Mi permetto di segnalare come un episodio abbia ancora una volta sottolineato il degrado di uno sport che sarebbe bellissimo ma viene spesso rovinato non solo dagli spettatori ma, come nel caso in oggetto, da calciatori e dirigenti che hanno ritenuto opportuno ed elegante sfilare sul pullman con uno striscione a dir poco da suburra rivolto ai cugini interisti. Spero che federazione e autorità sportive puniscano in modo esemplare queste volgari manifestazioni.

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