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Disability Pride Torino. Spazi, opportunità e sviluppo sociale in contesti inclusivi e coesi.

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Il Disability Pride Torino, al suo debutto il 15 aprile nel capoluogo piemontese, ha raccolto un gran numero di cittadine e cittadini con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle molte tematiche legate all’inclusione e all’esigenza che tutti hanno di vivere condizioni di vita ottimali, in funzione degli specifici bisogni.
I partecipanti, radunati sin dal primo pomeriggio in centro città hanno rivendicato il diritto per ciascuno di loro di condividere con il resto della popolazione spazi, opportunità e sviluppo personale e sociale in contesti inclusivi e coesi.

Miriam Abate, coordinatrice della Cellula di Torino dell’Associazione ‘Luca Coscioni’ ed organizzatrice dell’evento ha presentato il ‘Manifesto’ redatto in collaborazione con tutte le realtà territoriali presenti lungo il tragitto della manifestazione, partita da Piazza Carlo Felice per concludersi in Piazza Castello.
Con il Patrocinio della ‘Città di Torino’, Città Metropolitana, Università e Politecnico di Torino, i partecipanti al Disability Pride e gli organizzatori dell’evento hanno chiesto a gran voce lo sviluppo dei temi contenuti nella Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti delle Persone con disabilità facendosi inoltre portavoci della lotta alla discriminazione, sotto forma di abilismo, che spesso porta all’emarginazione silenziosa delle persone che ne restano vittime.

Il ‘Manifesto’ è ricco di spunti e di richieste concrete di interventi a garanzia delle tutele giuridiche destinate ai caregivers familiari, ancora oggi in attesa di leggi che rispettino gli accordi internazionali assunti dall’Italia all’atto della ratifica, nel 2009, della Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con disabilità.
Grande rilievo è stato inoltre dato ai temi del diritto alla valorizzazione delle competenze in ambito lavorativo, ad una vita indipendente e autodeterminata e al ‘Dopo di noi’, con l’auspicato sblocco delle autorizzazioni per l’apertura di micro strutture ospitanti destinate nel futuro a piccoli nuclei di persone con disabilità complesse assistite da personale specializzato.

Non poteva di certo passare nell’ombra la necessità di smantellare una volta per tutte i preconcetti legati all’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità al fine di promuovere una corretta informazione che metta riparo alla diffusa discriminazione in atto ancora oggi.

Gli strumenti di contrasto all’abbattimento degli ostacoli fisici e di ogni tipologia di barriera
Più volte chiamato in causa dai partecipanti al Disability Pride e nonostante le disposizioni legislative non lascino margini di adattabilità il PEBA, Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche viene ancora oggi disatteso dalla maggior parte dei Comuni italiani.
Introdotto in Italia con la legge 41 del 1986 il PEBA stabilisce che non possono essere approvati progetti di costruzione o ristrutturazione di opere pubbliche non conformi alle disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica n. 384 del 27 aprile 1978 che tratta del superamento delle barriere architettoniche.

Solo in seguito, con l’emanazione della Legge Quadro 104/1992, il PEBA è stato esteso agli spazi urbani con lo scopo, in estrema sintesi, di promuovere l’autonomia, la socializzazione e l’integrazione di tutti i cittadini, come previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità.

L’ambiente di vita destinato alla collettività, che tutti i partecipanti al Disability Pride Torino hanno richiesto, deve essere dunque pensato in chiave universale, secondo i principi del Design for All, dunque tale da permettere a chiunque di vivere in autonomia, di muoversi senza barriere e con mezzi di trasporto pubblico urbano fruibili e alla portata di tutti.

Il concetto di accessibilità, così ampio da richiedere uno specifico monitoraggio, va esteso dalla tecnologia al digitale e al design e coinvolge tutti, non soltanto le persone con disabilità motorie permanenti, come più comunemente ritenuto, ma anche coloro che vivono condizioni transitorie di ridotta mobilità oppure deficit sensoriali, cognitivi e relazionali.

In funzione dei molteplici bisogni, l’attenzione del progettista va dunque orientata, oltre che nell’abbattimento degli ostacoli fisici anche nella diffusione di mappe tattili, simboli grafici e segnali acustici, annunci visivi e sonori negli autobus e metropolitane, strumenti, questi, capaci di orientare in autonomia le persone, soprattutto coloro con fragilità di diversa natura.


La cultura e il turismo a misura di tutti. Il ruolo del Disability Manager
Ancora oggi indietro nelle opportunità offerte, l’accessibilità culturale in Italia resta un obiettivo da raggiungere, soprattutto se si considerano le necessità socio-ricreative, di incontro e di partecipazione attiva alla vita artistica, musicale e teatrale che ogni persona con o senza disabilità manifesta, al pari di tutti, nel suo quotidiano procedere.

Risulta sempre più indispensabile superare le barriere culturali e mentali che vedono di preferenza relegate a casa le persone con disabilità, praticamente prive del legittimo desiderio di scoperta, viaggio e avventura che comunemente manifesta la maggioranza della popolazione.

Rendere accessibili i luoghi di cultura, gli spazi museali e le bellezze artistiche e naturalistiche del nostro Paese significa prevedere e realizzare la fruibilità totale, in chiave universale, di tutti i siti presenti nel territorio italiano.

Gli esponenti del Disability Pride Torino e i numerosi partecipanti all’evento del 15 aprile hanno chiesto pertanto alle istituzioni di agire nel concreto per abbattere le barriere, non solo fisiche ma anche sensoriali, comunicative e relazionali per il pieno accesso ad un’informazione completa che determini scelte consapevoli in base agli specifici bisogni.

La formazione di tutto il personale di accoglienza resta un obiettivo prioritario ribadito nel Convegno del 6 marzo, organizzato da FIABA Onlus e dal Gruppo di Lavoro Interscolastico per l’Inclusione’ dell’ISS ‘De Amicis-Cattaneo’ di Roma nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica: ‘Benessere e accessibilità per l’inclusione scolastica e sociale. Le strutture di accoglienza turistiche e culturali’.

Solo attraverso un intervento capillare, in sinergia con enti del settore e associazioni di promozione turistica, coadiuvati dal Disability Manager, sarà possibile promuovere una cultura che sia realmente priva di stereotipi, aperta e libera a partire dalla scuola e che contribuisca ad elevare gli standard di accoglienza offerti dal nostro Paese ai suoi cittadini e ai turisti in visita.

L’impegno per una reale inclusione scolastica e la formazione universitaria sui Disability Studies
Gli aspetti più critici dei processi inclusivi, che ancora oggi condizionano la riuscita scolastica di molte alunne ed alunni, trovano una possibile soluzione nell’applicazione dei princìpi dell’Universal Design for Learning (UDL), suscettibili di determinare un sostanziale miglioramento della situazione per tutti. Come è noto, il concetto di Progettazione Universale, ribadito anche dalla Convenzione ONU del 2006, conduce a pensare o implementare soluzioni pedagogico-didattiche a misura di persona, metodologiche, organizzative, architettoniche e strumentali tali da garantire al massimo i diritti di tutti.

La formazione trasversale di qualità sui temi della didattica inclusiva, garantita per un numero adeguato di ore, da destinare a tutto il personale scolastico resta il percorso ideale da seguire a partire dalle fasi iniziali per i docenti in ingresso e poi in itinere per tutti. La carenza degli insegnanti di sostegno specializzati e la conseguente discontinuità degli interventi, unite al fenomeno della delega educativa e alla poca propensione al lavoro di gruppo tra docenti generano di frequente l’interruzione del percorso inclusivo e creano un danno a carico degli alunni e una disfunzione dell’intero sistema scolastico.

La formazione universitaria sui Disability Studies, particolarmente cara ai partecipanti del Disability Pride che ne prevedono l’estensione capillare in tutti gli Atenei italiani, avrebbe il ruolo prioritario di promuovere un cambiamento della società e di valorizzare la partecipazione attiva di tutti i cittadini nelle scelte di vita.

Non più soggetti passivi da sostenere nella sfortuna della condizione di disabilità ma persone attive e capaci di integrarsi all’interno della società odierna, speriamo libera da forme più o meno trasparenti di discriminazione ed esclusione.

Nascita e diffusione dei Disability Pride in Italia

Nati all’inizio degli anni novanta a New York, i Disability Pride rappresentano oggi una realtà anche italiana grazie a Carmelo Comisi della ‘Disability Pride Network’ che organizzò la prima edizione nel 2015 con il nome di Handy Pride in diversi comuni della provincia di Ragusa e, in seguito, di Palermo, Napoli e Roma.

Nel 2022 l’evento si è svolto in tre località diverse, a Roma, Milano e Bologna con lo slogan ‘Corpi differenti, menti divergenti, stessi desideri’.


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