Prisa, il gruppo che gestisce anche il giornale spagnolo, in forte perdita ha deciso di licenziare 129 giornalisti. I redattori sono stati avvisati via mail e questo ha generato ancor più rabbia. El Pais, 500mila copie vendute al giorno, è il quotidiano non sportivo più diffuso della Spagna. El Paìs esce in tre edizioni: quella spagnola, un’altra europea e una terza internazionale in lingua inglese. Molti tweet di protesta e solidarietà sono arrivati ai giornalisti. “Io lavoravo lì da 30 anni” scrive Javier Valenzuela, una delle firme più prestigiose e amate del giornale. Jorge Marirrodriga, twitta: “La redazione di El País ha appena osservato un minuto di silenzio e continua a lavorare. Gli uffici della direzione sono spenti e vuoti”. A nulla è valsa la protesta silenziosa che il primo novembre i giornalisti avevano messo in atto: hanno tenuto sollevato il giornale per cinque minuti. Il gruppo editoriale Prisa ha perso 53 milioni di euro solo nel secondo trimestre del 2012. Tra licenziamenti e prepensionamenti il giornale ha attuato i forti tagli e anche per chi resta ha deciso il 15% in meno in busta paga. Su Twitter i redattori scrivono che la colpa della crisi del giornale è del presidente del gruppo editoriale, José Luis Cebrián. “El Pais sta morendo per colpa dei brogli del suo presidente, che ha blindato il suo stipendio da14 milioni all’anno”. “Tutti gli stipendi dei giornalisti licenziati messi insieme non fanno quello milionario del presidente”. Il gruppo Prisa, dal canto suo, giura di aver provato in ogni modo di evitare i licenziamenti. Oltre al declino di un giornale famoso per essere un simbolo di informazione democratica, quotidiano dalle grandi aspirazioni stilistiche, guida per un corretto linguaggio giornalistico europeo da trent’anni a questa parte, resta il forte dramma dei licenziamenti.
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