17 Dicembre 2017: la neve splende e riflette il sole sulle montagne francesi di Tignes/Val D’Isere, al cancelletto di partenza Elena Fanchini respira la gelida aria invernale come aveva già fatto centinaia di volte precedenti, ma in quel caso fu tutto diverso. Fu l’ultima gara per la sciatrice italiana, e circa 10 giorni dopo un malore cambiò per sempre la sua vita. La diagnosi del tumore cancellò tutto, la carriera, la nazionale italiana, la speranza olimpica di PyeongChang. Lo ha cercato il ritorno in pista, eccome se lo ha cercato e alla fine del 2018 quando sembrava averlo raggiunto invece a Coper Mountain riportò la frattura del perone; la sua storia da sciatrice si concludeva, anche se l’ufficialità giunse solamente nel 2020 insieme alla sorella Nadia.
Il tempo trascorse, in famiglia, ma serenamente; il cancro che le era stato diagnosticato sembrava essere stato sconfitto, fino allo scorso agosto quando le condizioni peggiorarono. In famiglia sono in tre sorelle, ma a loro se ne aggiunge quella che per Elena era una terza: Sofia Goggia che lo scorso 20 gennaio dedicò proprio alla Fanchini il pettorale rosso di leader della coppa del mondo, ma non ha mai fatto in tempo a consegnarglielo. Si sono abbracciate le ragazze azzurre della nazionale quando hanno saputo della morte della loro amica mentre stavano celebrando la vittoria di Marta Bassino a Meribel. Su Instagram Sofia lo ha definito “un momento in cui ci si rende conto che tutto ciò che inseguiamo assiduamente ha una valenza relativa”.
Le ginocchia fragili l’hanno sempre costretta a combattere per potere solamente avviare le sue gare, tuttavia quando nel 2005 si presentò a Santa Caterina, da junior, conquistò gli occhi del mondo mettendosi al collo una medaglia d’argento mondiale in discesa e poi la prima vittoria giunse pochi mesi dopo in Canada. Devono, tuttavia, passare nove anni per rivederla trionfante, a Cortina d’Ampezzo, ma i successi si interrompono lì proprio a causa degli infortuni che la fermarono più e più volte. Ricordano il suo sorriso le compagne di squadra in lacrime come Laura Pirovano che nonostante appartenga ad un’altra generazione era legatissima ad Elly: “abbiamo condiviso la stessa camera per un mese in Argentina” lo afferma su La Gazzetta dello Sport. Generazione diverse, discipline diverse e ambizioni diverse anche per Mikaela Shiffrin che l’ha ricordata anch’essa, lei come Lindsay Vonn che invece ha anche gareggiato contro la Fanchini.
Solamente 37 anni e una storia intensa senza lieto fine, inseguendo il sogno olimpico sulle luminose nevi di tutto il mondo, cercando sempre la velocità massima per migliorare i risultati, sempre al limite nelle porte della discesa libera sapendo perfettamente che, come canta Vasco Rossi, la sua rockstar preferita: “la vita è un brivido che vola via”.
Bravissimo Ascanio!