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Elezioni Usa, voto per corrispondenza senza limiti: dall’estero allo spazio.

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Quando manca meno di una settimana al voto per le elezioni presidenziali americane, si è già da qualche giorno iniziato a votare per corrispondenza, con alcune schede arrivate anche da molto, molto lontano. Secondo quanto riferito dall’addetto agli affari pubblici della Nasa, Jimi Russell, i quattro astronauti americani a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) – in orbita intorno al pianeta – hanno tenuto a esprimere il proprio voto direttamente dalla termosfera, a circa 400 km di distanza dalla superificie terrestre. Tra questi ci sono Suni Williams e Butch Wilmore, i due astronauti bloccati nello spazio che hanno visto la loro missione di otto giorni prolungarsi di otto mesi a causa di un malfunzionamento tecnico al Boeing Starliner che avrebbe dovuto riportarli a casa. In una conferenza stampa del mese scorso, Wilmore aveva dichiarato che era “molto importante per noi cittadini partecipare a queste elezioni”.

Gli americani che vivono o viaggiano all’estero possono compilare un modulo per posta, a condizione che siano registrati nel precedente Stato di residenza. Ma votare dallo spazio è decisamente più complesso: le schede elettorali per il voto assente o anticipato sulla Iss vengono scaricate con una password speciale, compilate, caricate e criptate a bordo. I satelliti della Nasa le trasmettono poi a un terminale a terra a White Sands, in New Mexico, da cui vengono trasferite a Houston. Dalla città texana le schede vengono infine inviate agli impiegati delle contee per essere archiviate. Nelle passate elezioni del 2020, l’astronauta Andrew R. Morgan aveva raccontato al Washington Post di essersi premurato di richiedere la sua scheda elettorale alla contea di Lawrence, in Pennsylvania, per votare alle elezioni. “Ad essere del tutto onesti, al di fuori degli anni presidenziali, non sempre mi sforzo di votare”, aveva detto Morgan all’epoca. “Ma volevo esercitare questo diritto dalla Stazione Spaziale Internazionale”.

Dal 1997, gli astronauti statunitensi dispongono di una procedura chiara per esprimere il proprio voto dallo spazio, dopo che l’ex astronauta John Blaha aveva sollevato la questione con la Nasa prima delle elezioni presidenziali del 1996, durante le quali si trovava a bordo della stazione spaziale russa Mir. Un anno dopo, è stata sancita l’opportunità di “votare mentre si fluttua”: un processo, a volte lungo un anno, che inizia sulla Terra prima del lancio e culmina con l’invio dallo spazio della scheda elettronica criptata. Altri Paesi hanno seguito l’esempio. Il cosmonauta russo Anatoly Ivanishin nel 2020, utilizzando una scheda online, ha espresso il suo voto dall’orbita sulle modifiche costituzionali proposte dal presidente Vladimir Putin, volte a mantenerlo al potere fino al 2036. Ivan Vagner, un altro russo in orbita, ha invece espresso il suo voto sulla questione giorni dopo attraverso un ‘proxy’ – un elettore incaricato di rappresentarlo sulla Terra.

Fonte: adnkronos.com

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