Eravamo migranti : un viaggio tra le coscienze
E’ iniziata l’ operazione di censimento dei senzatetto tra il 19 e il 21 Febbraio 2018, dei migranti, dei rom, dei clochard , su consiglio della Fondazione De Benedetti e dell’ Università Bocconi, in stretta collaborazione con altri partners, terzo settore e Comune di Milano.
A partecipare a questa attività di censimento sono stati circa 700 studenti, provenienti da diversi atenei, che hanno aderito alla proposta della Bocconi, coadiuvati dalle squadre di volontariato come la Croce Rossa,la Caritas Ambrosiana e tante altre associazioni senza fini di lucro.
Sia gli ospiti dei dormitori, sia i senzatetto hanno risposto e risponderanno ancora ai questionari, dopo essere stati identificati, con l’obiettivo di contribuire all’ elaborazione di statistiche, confronti e raffronti tra passato e presente.
Sono tante le comunità che si sono preoccupate di restituire dignità ai “senza dimora”, offrendo loro un rifugio momentaneo, al fine di proteggerli dal gelo, dalla morte immediata, sebbene le difficoltà di aiutare tutti in egual misura si intravedono da alcuni episodi scoraggianti: in effetti a Milano alcuni clochard preferiscono dormire sotto le stelle, tra centro storico, La Darsena e Lampugnano, rifiutando l’ospitalità da parte di alcuni dormitori.
“ Mi hanno derubato e non ho trovato più i documenti dopo aver passato la notte al dormitorio”- dice uno dei clochard di Milano, poiché il pericolo è dietro l’angolo, senza un preavviso reale.
Grazie all’ opera benefica di alcune associazioni convenzionate con l’ amministrazione di Milano, i migranti non muoiono per assideramento;il connubio tra volontariato e comune è imprescindibile per la sopravvivenza dei meno abbienti o forse “indigenti”, o forse ancora “ barboni” come qualcuno ancora osa chiamare, relegandoli nello stato di inferiorità, di sofferenza, di impotenza rispetto alla barbarie dell’ economia aggressiva, della speculazione finanziaria, del divario atroce tra ricchezza e povertà, e soprattutto si sente parlare di “nuove povertà” , che è il fenomeno più allarmante negli ultimi tempi; basti pensare ai tanti che dopo aver perso il lavoro si sono ritrovati per strada senza famiglia e soldi, una strage di umanità.
I ricoveri notturni spesso sono soggetti ai bandi di gara, come avviene nel comune di Roma, e secondo alcuni dati Istat sono almeno cinquemila i senzatetto esclusi dal “Piano Freddo”, uno dei provvedimenti della giunta Raggi a Roma, dove ancora al vaglio vi è una programmazione tra privato sociale cittadino e comune, in vista di nuovi posti letto notturni ( un provvedimento necessario a seguito dell’ allerta maltempo e dell’ abbassamento delle temperature).
In particolare la Comunità di Sant’ Egidio cerca di sistemare “i senzatetto” anche all’ interno di chiese o ostelli vicini, oppure vicino ad alcune strutture, arrivando ad offrire posti a chiunque bussi alle porte delle chiese, solo per difendersi dalle intemperie e dalla fame.
La vera vittoria del mondo “a misura d’ uomo” si scorge in Vanessa e in tanti come lei, che dopo percorsi di studio decidono di dedicare il loro tempo a dare una mano a chi vive di stenti o meglio chi perde la sicurezza economica.
Vanessa ha 24 anni, già laureata in Scienze Politiche, iscritta ad un corso di International Business Development decide di aiutare i clochard a seguito degli sbarchi e degli accordi in Libia, con lo scopo di liberarsi dal senso di impotenza: un modo per regalare accoglienza, solidarietà e fratellanza ai propri simili.
Brandine nelle chiese , comunità di volontari, gente comune e istituzioni restano in attesa di risposte sempre più incisive in merito alla costruzione di percorsi incentrati sulla comprensione dei bisogni del territorio, capaci di dare ospitalità sia diurna che notturna, fornendo i beni di prima necessità e i servizi essenziali, al di là dell’ assistenzialismo fine a stesso ( i dormitori devono diventare anche strutture in grado di ristabilire ordine , benessere e successivo reintegro in società).
Una cosa è certa: le organizzazioni di volontariato in Italia erano 7200 nell’ 83; nel 2004 49.182, un dato che lascia sperare ancora nella bontà umana, nello spirito solidale che accomuna tanti ragazzi, giovani e meno giovani, difatti fra loro non c è differenza di genere, non ci sono distanze culturali enormi ( hanno tutti un titolo di studio), e molti lo fanno perché non avendo più fiducia nella politica, si convincono che il volontariato possa essere una misura di politica attiva, in contrasto con l’ assenteismo degli enti preposti a distribuire servizi attraverso piani e programmi, in barba degli assessorati che non sempre riescono a trovare rimedi di efficacia e di efficienza, le parole d’ ordine di chi fa il volontario.
I criteri di efficacia e di efficienza sono alla base per la riuscita di programmazioni sistematiche, volte a garantire un incremento dei posti letto, delle opportunità per chi non ne ha più, accompagnati dal criterio della trasparenza e della giustizia sociale.
All’ auspicio di un miglioramento delle condizioni di chi vive nel disagio, fa da contraltare la pochezza di molti, il pressapochismo tipico dei piani troppo alti, i quali hanno dimenticato e dimenticano la storia del basso, della gente che deve lavorare, degli uomini di buona volontà che chiedono dignità e rispetto dei diritti, sempre più colpiti e venuti meno in un clima di emarginazione e di “lavoro mai”.
a cura di Matteo Spagnuolo