Di Rocco Longo. Responsabile IQ Regione Puglia.
IQ.30/11/2012 -Domenica scorsa, in occasione del primo turno delle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio, in Puglia si è consumato un fatto che non sarebbe esagerato definire epocale, il presidentissimo Nichi Vendola -per la prima volta e dopo anni di irrefrenabile supremazia- ha conosciuto il suo primo e pesante stop; affermarsi con un buon risultato nelle tre province di Bari, Lecce e Brindisi non gli è bastato a pareggiare il conto con le altre tre talché, complessivamente, si è attestato su un modesto 37,3% contro il 39,3% di Bersani.
E’ forse il prodromo di una fine annunciata? A leggere i resoconti e le analisi politiche che si sono avvicendate in questi giorni nella mia Puglia, e se dovessi fermarmi a quelle emerse dall’entourage del governatore, la conclusione sarebbe una ed una sola: primarie celebrate in tempi troppo stretti, poco tempo a disposizione per veicolare la novità del messaggio vendoliano, media intruppati dalle falangi di Bersani e Renzi, strisciante moral suasion –sapientemente condotta dagli oscuri potentati politici di sinistra- che queste fossero le primarie del PD e che, pertanto, Vendola poco c’entrasse con questa consultazione interna, incapacità o non volontà dell’elettorato di centrosinistra di compiere una scelta di coraggio. Sulla scarsa credibilità a livello nazionale di queste giustificazioni mi pare ci sia davvero poco da obiettare, e credo sia davvero inutile ogni ardita discettazione sulla loro eventuale sostenibilità in terra di Puglia.
Vendola è arrivato terzo, in Italia; Vendola ha perso. E questa mi pare l’irrinunciabile premessa. E Vendola ha perso pure nella Regione, la sua, che lo aveva consacrato quasi come un moderno satrapo in quell’ormai lontano 2005 quando, dopo un singolare duello preventivo con il moderato Boccia, si era conquistato prima la fiducia del popolo di centrosinistra e poi quella della maggioranza dei pugliesi. Vendola, dopo quasi otto anni alla guida della Puglia, non è riuscito neppure a conseguire un bottino di consensi più sostanzioso di quello del suo più temuto competitor, e questo è un fatto.
In Puglia si respirava aria di primavera o, almeno, questo era ciò che la new age della politica levantina voleva far credere non soltanto ai pugliesi che non si rassegnavano ad un governo regionale affidato al più cattolico dei comunisti ed al più comunista dei cattolici, ma addirittura all’intero Paese: “per una Puglia migliore” verso una nuova Italia. Non si contavano gli slogans autocelebrativi che osannavano una nuova visione, un nuovo corso, nuovi stilemi, nuovi slanci, nuovi palpiti: è bastata una giornata per decretare la disillusione verso tutto ciò, il disincanto per ciò che –forse- inizia a profilarsi come un colossale bluff dal quale la Puglia inizia a riaversi. Forse!
A ben guardare, nella Regione che fu di Crollalanza e di Moro, di Grassi e di Codacci Pisanelli, di Formica e di Tatarella, il nuovo corso segnato dalla politica di Vendola comincia a mostrare le crepe che, forse, ci sono sin dall’inizio: si sta aprendo uno squarcio che non credo possa essere rattoppato e che prelude ad un più che probabile rimescolamento delle carte sul tavolo, il tutto nell’incertezza di un chiaro disegno generale: a sinistra come a destra, sia chiaro.
La sanità pugliese è peggiorata: non serve ricordare a nessuno che le liste d’attesa hanno visibilmente aumentato i loro tempi, né che gli ospedali languono sotto la scure di una schizofrenia politico-gestionale non più in grado di governare processi e procedimenti amministrativi, né che stenta a decollare un controllo serio e dettagliato della spesa.
Ed i trasporti? E la viabilità? Portare in giro per il mondo l’immagine di una Puglia bellissima, suggestiva, accattivante, eclettica, culturalmente brillante e vivace, socialmente avanzata (sic!) e poi non poter soddisfare in maniera degna le esigenze di mobilità di chi qui arriva per immergersi in tutta quella meraviglia non mi pare poi un grosso risultato, né una stelletta da appendere sui tronfi e gonfi petti dei tanti comprimari e lacchè del pensiero unico. Certo, la mia regione è ormai nota ovunque, uno straordinario set cinematografico che continua a sedurre case di produzione ed interessi del settore, una quinta scenica invidiabilissima che sa attrarre attenzioni, e risorse, da qualsiasi parte del mondo: resta che se arrivi all’aeroporto di Brindisi e devi raggiungere Santa Maria di Leuca (appena cento km), nella migliore delle ipotesi –e viaggiando in auto- ci impieghi quasi due ore, se poi affidi le sorti della tua vacanza al servizio di trasporto pubblico –su gomma o su ferro poco importa- allora…lascia ogni speranza!
E che dire delle tanto sbandierate fonti rinnovabili? Centinai di ettari della splendida campagna salentina, e non soltanto salentina, devastati da distese sterminate di pannelli in silicio (del cui smaltimento e delle sue difficoltà nessuno parla). E dove sono gli ambientalisti/ecologisti/rossipiùdelsangue di fronte a tanto vituperato scempio? Ah, no, la loro indignazione si accende soltanto contro la cementificazione e contro la realizzazione di nuove strade e di tutte quelle opere infrastrutturali che, poi, ci farebbero davvero essere una terra civile ed attrezzata!
E mi fermo perché non vorrei queste mie parole fossero intese come un peana, per il quale ne avrei ben donde.
Dalla scorsa domenica in Puglia, anche e soprattutto nel popolo di centrosinistra, si respira una nuova aria, non meno pesante di quella che si respira in altri lidi: forse un po’ più limpida ma di certo parimenti rarefatta.
Sia che Vendola vada a fare il ministro a Roma sia che resti a Bari per continuare a governare la Puglia, nulla potrà più essere come prima: quella nuova grammatica che sembrava potesse davvero essere la scommessa più esaltante della politica vendoliana potrebbe presto rivelarsi un ballon d’essai inaugurando una stagione di insicurezze perfino più gravi di quelle del passato e preludendo al tempo dei perduti incanti. E la Puglia si riavrà anche da questi sublimi incanti!
Di ciò che accade a Sparta, mentre Atene guarda l’orizzonte che si carica di minacciose nubi, diremo poi.
Ho letto anche l’oroscopo.Quest’ultimo mi porta bene!