Sarebbe stata la perfetta applicazione della filosofia dei Journey in Don’t Stop believien e del pensiero di Yogi Berra del Non è finita finche non è finita. Dopo il rocambolesco Qatar ci siamo anche illusi, iniziando a credere al tutto può accadere, ma alla fine si sono concretizzate le aspettative di inizio stagione e la Ferrari non ha vinto il mondiale costruttori con Lecerlc che ha chiuso terzo quello piloti. Impeccabile Norris che questa volta non ha sbagliato nulla festeggiando la quarta vittoria di carriera. Mai nessuno che si era presentato all’ultima gara secondo nel mondiale costruttori è poi riuscito a ribaltare la situazione e non ci riesce neanche la Ferrari che perde la “Classica” della Forumula Uno contro la McLaren, adesso a 9 titoli costruttori. Norris e Piastri hanno trovato il loro ruolo di vertice quest’anno, tenendo fede alle promesse degli esordi: entrambi sono in McLaren fin dagli inizi in Formula Uno, non hanno mai vestito colori diversi, ed entrambi hanno già in bacheca diversi successi nelle categorie minori. L’inglese è arrivato in papaya nel 2019, esordiente al fianco di Carlos Sainz nell’anno della ricostruzione dopo l’addio di Alonso e in una fase sperimentale del team, quella dei motori Renault con i quali tornarono sul podio costruttori dopo otto anni, nel 2020, anno in cui Lando ottenne il primo podio. Nel 2021 al suo fianco c’è per due anni Daniel Ricciardo e la squadra è rifornita dai motori Mercedes, un binomio che aveva portato all’ultimo costruttori (1998) e all’ultimo titolo piloti (Hamilton 2008). Oscar Piastri giunge invece a Woking nel 2023 dopo aver vinto titoli in Formula 3 e Formula 2 nel 2020 e 21 e dopo un anno di pausa prima del salto di categoria definitivo, in sostituzione di Ricciardo. La prima stagione in F1 è dimenticabile, eccezion fatta per Giappone e soprattuto Qatar in cui vince la Sprint e chiude secondo. Nel 2024 la consacrazione, come detto, con otto podi tra cui due vittorie e l’aggiunta del secondo successo sprint consecutivo a Doha. La McLaren torna davanti la Mercedes, appaiata alla Williams nella classifica dei team più vincenti nell’albo d’oro dei costruttori
Il Successo Papaya: brivido, ma la festa è arancione
Per la prima volta la McLaren vince il titolo costruttori con i suoi colori ufficiali. Tutti i successi, i tanti successi, del passato sono giunti con i colori bianco rossi dello sponsor o l’argento della Mercedes fornitrice del motore. L’arancio papaya, scomparso dal 1972, era tornato nel 2017, l’ultimo anno di Honda. Per la casa di Woking il successo del 2024 ha quindi anche un importante significato di immagine poiché arriva con vettura e piloti vestiti del colore aziendale, quello identificativo dell’intera azienda fondata nel 1963 da Bruce McLaren, pilota di buon livello, tra i più giovani vincitori di un gran premio di Formula 1 e primo pilota della scuderia da lui fondata. Oggi Bruce avrebbe guardato con orgoglio a questi due piccoli campioni che con affiatamento e lealtà hanno riportato in alto il suo nome, in maniera anche inaspettata. Si sono scambiati i successi Sprint quest’anno, Piastri avrebbe vinto in Brasile, ma in quel momento il sogno legato al titolo piloti era ancora in piedi e l’australiano ha dovuto cedere il gradino più alto, un favore restituitogli in Qatar. Lealtà e fratellanza, una mossa che al team non è andata a genio considerando che rischia di creare un precedente che potrebbe mettere in risalto la superiorità di Lando, ma finché ci sono armonia e risultati non c’è motivo di preoccupazione. Dal 1998, i tempi di Mika Hakkinen e David Coulthard lo scettro del milgior team ha cambiato mano spesso senza mai tornare a Woking fino ad oggi. La vittoria arriva peraltro contro la Ferrari, all’ultima gara in un circuito che alla rossa evoca ricordi nefasti, ma poi ne parleremo. La Classica della Formula 1, quella che ha visto sfide epiche e appassionati dentro e fuori la pista (ricordate la spy story?), questa volta vincono gli inglesi con una vittoria di Norris, un britannico, che ironia della sorte taglia il traguardo sotto la bandiera a scacchi sventolata da un italiano, Jannik Sinner, un altro personaggio che , come le McLaren, colora di arancione i suoi fan. Non solo il controverso Qatar, ma a far tremare i papaya è stata anche la partenza di Abu Dhabi: Verstappen si lancia all’interno e nel farlo centra Piastri prima di girarsi e ripartire. L’australiano non è più riuscito a rimontare, Max ha confezionato così il secondo “favore” al cavallino in due gare dopo che a Losail aveva segnato egli stesso l’infrazione che aveva portato ai 10 secondi stop & go a Norris. Questa volta Lando non sbaglia in partenza, si mantiene estraneo ai cataclismi che si verificano immediatamente alle sue spalle e la sua vittoria , questa volta giunta da dominatore, vanifica gli sforzi di Sainz e di uno straordinario Leclerc in formato rimonta (dall’ultimo al terzo posto). Carlos invece saluta la Ferrari con un secondo posto, meritevole di non essere rimasto coinvolto dai randomici contatti al via, ma lontano da un Lando Norris perfetto che adesso lancia la sfida al 2025, puntando al titolo più importante.
C’è dell’Italia in questo trionfo: la rivincita di Andrea Stella
Ritorno di gloria ad Abu Dhabi. Non per la Ferrari lo abbiamo detto, ma certamente si tratta di una rivicnita personale per Andrea Stella. “Quello che ci ha tolto Abu Dhabi nel 2010 lo ha ridato oggi ad Andrea e sono contento per lui” Sono le parole, rilasciate a Sky Sport, dell’altro protagonista di questa storia di rivalsa, Fernando Alonso. L’attuale team principale McLaren sfila il mondiale alla sua ex squadra, infatti nel 2000 entrò a far parte della gestione sportiva della Scuderia Ferrari come veicolata e poi venne promosso ad ingegnere di pista per un tester d’eccezione, Valentino Rossi. Nel 2009 divenne l’ingegnere di Raikkonen e l’anno successivo con Fernando Alonso al fianco del quale vive il dramma di Abu Dhabi del 2010. Era l’utlima gara della stagione, in lotta per il titolo c’erano ben 4 piloti, Hamilton, Webber, Vettel e Alonso stesso, quest’ultimo aveva tutte le carte in regola per riportare la rossa la titolo. Fernando invece passò tutto il Gran Premio, il secondo disputato negli Emirati, alle spalle delle Renault di Kubica e soprattutto di Petrov, incapace di superarli sui lunghi rettilinei di Yas Marina. Quel titolo Alonso e Stella lo persero insieme, poi Andrea seguì Nando nell’esperienza McLaren Honda e da lì iniziò a scalare le gerarchie dirigenziali del box papaya fino alla nomina di Team Principal nel 2022. Con una leggera modifica al tracciato, con l’eliminazione delle curve ad angolo retto, il circuito di Abu Dhabi che con quell’episodio del 2010 ha dato la spinta decisiva per l’introduzione del DRS in F1, sembrava favorevole alla Ferarri e così è stato. Piastri ha fallito nel tentativo di rimonta, mentre Leclerc è arrivato fino alla terzo posizione, ma a sorridere sono stati i Papaya e soprattuto Andrea: “E’stata una bella lotta, decisa da dettagli, tra due team che avrebbero meritato entrambi: congratulazioni alla Ferrari. Il nostro successo frutto di un investimento di anni di lavoro, costruito su mentalità vincente e resilienza” anche l’esperienza ha avuto la sua parte, il conto tra Andrea Stella e Yas Marina è saldato.