Si può iniziare a pensare di vincere un doppio titolo mondiale già alla seconda gara di un campionato interminabile? Ovviamente no, se sei il diretto interessato, ma nel caso di fans, tifosi e protagonisti della Formula 1 targata 2024, gli indizi portano la mente già alla prossima stagione. Verstappen e la Red Bull hanno dominato prima a Shakir e ora a Jeddah, e neanche la penalità inflitta a Sergio Perez ha aperto una porta per gli inseguitori. Quella della casa austriaca è una superiorità tale da consentire anche l’errore, che sia del pilota o del box (in quest’ultimo caso è imputabile ai meccanici che hanno causato i 5 secondi per unsafe release): trascurando SuperMax, che continuando così potrebbe infrangere ogni record di precocità stagionale per la festa del titolo, Perez ha tagliato il traguardo in seconda posizione con 10 secondi di vantaggio su Leclerc.
Formula 1 2024: la fotocopia del 2023
Stessa storia, stesso posto, stesso bar, cantava il Max italiano leader degli 883; parole che si addicono alla Formula Max (ora ci riferiamo a quello olandese) che ha concluso le prime due gare della stagione 2024. Sì perché quel che traspare dai circuiti mediorientali del Barhain e dell’Arabia Saudita è che la nuova annata sembra sempre più una replica completa del 2023: a partire dalla griglia. 20 piloti e 10 scuderie e gli unici cambi sono alcune livree e i nomi di Alpha Tauri (ora Racing Bull) e Alfa Romeo (ora Kick Sauber). Per il resto le formazioni sono sempre le stesse, in attesa della totale rivoluzione del 2025 che, a quanto emerge dagli sviluppi del RedBull-gate, potrebbe finir per travolgere anche il campione olandese. Hamilton andrà in Ferrari, Sainz si dovrà trovare una squadra e chissà se Verstappen ed Helmut Marko saranno ancora un binomio di casa a Milton Keynes. Ecco che con questi scenari che si stanno delineando ad un vicino orizzonte, focalizzare l’attenzione sulla monotonia del presente diventa difficile e forse quasi superfluo, ma per dovere di cronaca è il caso di dare uno sguardo a quanto accaduto allo spegnimento dei semafori di Jeddah.
Tre decimi avevano diviso Verstappen e Leclerc al termine delle qualifiche; per la Ferrari la prima fila sembrava un risultato rispettabile che con moderazione poteva proiettare lo sguardo in avanti, almeno alla partenza del Gp. Non è andata così, perché Perez ha subito affiancato Charles dalla prima curva, il monegasco è stato bravo a difendersi restando aggrappato ad una speranza svanita al quarto giro, quando con Drs abilitato la doppietta dei Tori Rossi si è inesorabilmente concretizzata. Non chiamarla Formula Noia sembra sempre più complicato e pensare che quando la Safety Car ha rallentato il gruppo per l’errore (grave) di Stroll, si era quasi accesa una speranza di vedere una gara emozionante. Invece si sono fermati subito tutti (tranne Hamilton e Norris) ai box per la prima ed ultima volta della giornata; Perez ha forzato il rientro con l’unsafe release che gli è costato un’innocua penalità di 5 secondi e le posizioni da podio si sono congelate così fino alla bandiera a scacchi. L’attenzione si è poi spostata sul gruppo degli “altri”, sulla marcia ravvicinata di Hamilton e Piastri (con l’australiano incollato agli scarichi della Mercedes per circa 30 giri) terminata quando Lewis è rientrato al box.
Bearman, lampo rosso
Sembra successo tutto troppo in fretta, come un improvviso lampo in una notte fin troppo tranquilla. Oliver Bearman era arrivato in Arabia Saudita con l’intenzione di riscattare la delusione di Shakir in Formula 2. Invece la mattina della Sprint Race, e delle qualifiche di Formula 1, è stato convocato di corsa e in corsa: doveva guidare la Ferrari ed esordire in F1, perché Sainz è stato colpito da un’appendicite. Ollie è diventato il ferrarista già giovane della storia, 18 anni e l’occasione della vita che aveva atteso per tutta la sua giovanissima carriera. L’impatto con la Formula 1 poteva essere devastante, e le ondulazioni del collo che si scorgevano dall’on board ne sono state una testimonianza, invece Beramann ha superato le attese, lottando fin dai primi giri con i più esperti piloti al mondo e tagliando con tranquillità il traguardo in settima posizione davanti ad un sette volte campione del mondo come Lewis Hamilton. Così Oliver Bearman, classe 2005, si è trasformata nella nota positiva del weekend della Ferrari che, oltre la podio di Charles, raccoglie i primi frutti della nuova generazione della Driver’s Academy. Il tutto accade nello spazio di due giornate poco incoraggianti dal punto di vista dei risultati: un giovane lampo rosso nella notte.