“Nessun posto è come casa mia. Ma dov’è casa? Cosa significa casa?” si chiedeva Doroty nel film “Il mago di Oz” firmato da Victor Fleming. Charles Lecerlc ha trovato la risposta in questo 2024 e ha capito che per lui, casa si identifica in due luoghi storici per la F1: Montecarlo e Monza. Cinque anni dopo la vittoria del 2019, ottenuta alla fine della tragica estate in cui scomparve Anthoine Hubert, il monegasco è tornato a trionfare a Monza dipingendo un capolavoro. In un tracciato riasfaltato da poco, con dei cordoli più bassi alla Variante Ascari, il numero 16 della Ferrari scrive di nuovo il suo nome all’elenco dei vincitori in una Formula Uno senza dominatori, con un Verstappen alle prese con delle difficoltà che non incontrava da tempo e una Mercedes spiazzata (e mai protagonista) dalla rivelazione rossa. Dal Gran Premio di Miami, quello che sembra aver riaperto almeno il campionato costruttori (gli arancioni sono ad 8 punti dalla Red Bull e la Ferrari a 39) le McLaren si sono ritrovate favorite nella maggior parte delle gare e dopo la doppietta in qualifica, Monza non sembrava far eccezione. Pole a Norris, 109 millesimi più veloce rispetto a Piastri con Leclerc, Sainz e Russell subito dietro, altra prima fila, altra occasione a disposizione di Lando per non sbagliare la partenza. Invece, l’inglese sporfonda ancora nell’incubo dello start: il compagno di squadra australiano, nel corso del primo giro, lo ha attaccato e sorpassato alla variante della Roggia demoralizzandolo al punto da essere scavalcato anche dalla rossa con il 16 sul musetto. Se Norris vuole davvero contendere il mondiale a Verstappen dovrà a lavorare molto sulla gestione del primo giro. Danni limitati poi per il team di Woking che dopo la serie iniziale di pit stop (14-16esimo giro) era riuscita a ristabilire la situazione di griglia antecedente il primo giro, intravedendo all’orizzonte una doppietta con Piastri davanti a Norris. La seconda sosta di Lando arriva alla 33esima tornata, quella di Oscar al 39esimo giro, il tutto in un tentativo di anticipare la mossa delle rosse che, invece, finiranno per sorprendere tutti. Strategia con un unico pit stop, qualcosa di impensabile per entrambe le vetture, lo sttolinea anche Sainz: “La mia anteriore sinistra è andata, ma ci proviamo”, verrà superato da entrambe le papaya. A quel punto Charles Leclerc inizia a dipingere la sua Sistina: con una gomma più anziana di 23 giri rispetto a quella di Piastri mantiene una sorprendente costanza nei tempi, evita la seconda sosta e riporta la Ferrari sul gradino più alto del podio a Monza, a casa nostra.
Monza Rossa, a casa nostra di nuovo
Si potrebbe parlare di effetto Monza, quell’atmosfera, quella magia che ha sempre fornito alla Ferrari dei cavalli in più al gran premio d’Italia. Fin da quando a vincere era Alberto Ascari nel 1949, quando ancora non poteva immaginare che il circuito brianzolo sarebbe diventato anche il suo luogo di morte. Una spinta italiana data dalla marea rossa è sempre stata un punto fermo qui in Brianza sia nei periodi felici in cui con una vittoria al tempio della velocità si poteva festeggiare un titolo mondiale (Jody Scheckter nel 1979), sia in tempi più complicati come nell’1988. Quello fu un anno triste e deludente, all’interno e all’esterno delle vicende di pista, per il dominio delle McLaren e per la scomparsa di Enzo Ferrari. Proprio in quella stagione, a poche settimane dalla dipartita del Drake, a vincere in suo onore a Monza fu Gerard Berger al volante della rossa. Oggi, con il team di Maranello che portava in pista alcuni aggiornamenti specifici per questo circuito, la leggenda è riemersa e ha riproposto un pilota vestito di rosso in cima alla classifica del gran premio d’Italia nel corso di un’annata “di alti e bassi, ma quanto son belli gli alti. A casa nostra di nuovo!” (ha affermato lo stesso Charles in un team radio). E chissà cosa avrà pensato Leclerc, dall’alto di quel podio che affacciava sulla folla in festa. Si sarà sentito “In my place” come cantano i Coldplay, avrà immaginato il suo futuro al fianco di Lewis Hamilton, o probabilmente avrà rivolto un pensiero all’amico Anthoine che come lui sognava giornate come questa. Certamente, con anche qualche coro in cui veniva definito “capitano”, la certezza fattasi sempre più salda nell’animo di Charles è la sua fedeltà alla Ferrari, all’amore di questo pubblico e di un intero paese, poiché, come scrisse Robert Frost, “La casa è quel posto dove quando ci andate vi accolgono sempre”.