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Garlasco, Andrea Sempio indagato: perché 8 anni fa era stato archiviato tra Dna, scarpe e bici.

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A quasi 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, dopo cinque processi ad Alberto Stasi condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere (sta finendo di scontare la sua condanna nel carcere milanese di Bollate) per l’omicidio dell’allora fidanzata, dopo due tentativi della difesa di riaprire il caso di Garlasco, oggi Andrea Sempio – già indagato otto anni fa e poi archiviato – torna al centro della cronaca: ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Pavia per omicidio “perché con il concorso di altri soggetti o con Alberto Stasi cagionava la morte” della ventiseienne. Giovedì 13 marzo dovrà sottoporsi all’esame del Dna e se lui si dice sconvolto, per la famiglia Poggi – mamma Rita Preda e papà Giuseppe – “si riapre un calvario“.

Il Dna sotto le unghie della vittima

Sempio, che oggi compirà 37 anni, era stato tirato in ballo da un’indagine difensiva dei legali Angelo e Fabio Giarda, contenuta in un esposto depositato dalla madre di Stasi in cui – facendo ricorso a un investigatore privato – si dava conto della corrispondenza tra il Dna maschile, trovato sulle unghie della vittima, e il profilo genetico del giovane dipendente di un negozio di telefonia. Il suo Dna era stato prelevato ‘rubando’ una bottiglietta d’acqua, una tazzina da caffè e un cucchiaino da un bar. Ma nel 2016 l’ambizione di riaprire il caso si era infranta contro la decisione della procura di Pavia di chiedere l’archiviazione, dopo aver disposto intercettazioni telefoniche e ambientali, archiviazione disposta nel marzo 2017 dal gip Fabio Lambertucci.

Le nuove tecnologie

Oggi, invece, la procura affianca alla nuova consulenza difensiva (avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis), una propria relazione e sostiene nuove indagini. Le consulenze che analizzano nuovamente, con le nuove tecnologie, le tracce genetiche convergono su Sempio. Un ‘colpo di teatro’ che deve fare i conti, però, con l’elenco delle cose che già otto anni fa avevano impedito la revisione. A mettere in fila la difficoltà di una verità giudiziaria già passata in giudicato corre in soccorso il decreto di archiviazione di otto anni fa. Se la difesa Stasi pretende una rivalutazione dei risultati del materiale genetico dalle unghie della vittima, nel decreto si ricorda che è già stato valutato all’epoca del processo di Corte d’Assise d’Appello. Il genetista De Stefano aveva concluso dicendo che i risultati sui profili genetici non erano attendibili per possibili degradazione e contaminazioni ambientali. Anche se ci fosse stato il Dna di Stasi non sarebbe stata una prova e nel caso fosse riconducibile all’amico di famiglia, “tracce di DNA di Sempio ben potevano posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano un computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera”.

Nel provvedimento del giudice si riportano anche le considerazioni esposte dal pubblico ministero. “E’ assolutamente plausibile che irrilevanti quantità di materiale genetico riconducibile ad Andrea Sempio (così come irrilevanti quantità di materiale genetico riconducibile al fratello della vittima ovvero agli altri amici dello stesso) si siano depositate sulle unghie di Chiara Poggi quando la medesima ha utilizzato tali oggetti. Del resto il quantitativo di materiale genetico ritrovato è decisamente esiguo, quindi suggerisce un contatto mediato piuttosto che un contatto diretto, come ribadito dallo stesso perito” durante la sua testimonianza.

Lo scontrino del parcheggio e la bici

Il decreto di archiviazione ‘smonta’ anche le pretese incongruenze denunciate dalla difesa Stasi in ordine a cosa fa Sempio il 13 agosto 2007, il giorno dell’omicidio, e alle sue dichiarazioni. Sempio “era a casa insieme al padre e attese la madre di ritorno dalla spesa” fino alle ore 9.50 circa; poi si spostò in macchina raggiungendo in 15 minuti Vigevano pagando il parcheggio (mostrò lo scontrino in fase di indagine) alle 10.18, quindi intorno alle 11.10 rientrò a casa. Elementi da aggiungere a quanto stabilito in giudizio: “L’autore dell’omicidio indossava calzature di numero 42 mentre Sempio indossa scarpe di numero 44; Sempio aveva disponibilità di una bici da uomo rossa, mentre la bici sospetta che fu notata all’ora del delitto fuori da casa Poggi era nera e da donna“.

Anche volendo ipotizzare un invaghimento nei confronti della vittima, “è davvero illogico pensare le condizioni nelle quali Sempio avrebbe deciso di uccidere la ragazza, senza compiere alcun tentativo di avvicinamento e con modalità così brutali ed efferate come quelle poste in essere. È stato, infatti, escluso nel modo più completo che Chiara abbia subito tentativi di violenza sessuale, e anche che vi sia stata una colluttazione o un abbozzo di difesa da parte della vittima”. In conclusione, “se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie – conclude il decreto di archiviazione di otto anni fa – ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa Stasi e tendenti a rinvenire un diverso, alternativo colpevole dell’uccisione di Chiara Poggi”.

Fonte: adnkronos.com

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