Letture di Giuseppe Fava a Cosenza
La rassegna si chiama “Giornalisti nella storia”ed è stata organizzata per il 16 Marzo alle ore 16.00 nella Sala Conferenza del Quotidiano del Sud
In un sabato pomeriggio targato “Giuseppe Fava detto Pippo” si riprende la storia del giornalista scomodo , ucciso dalla mafia (precisamente Fava viene colpito alla nuca da cinque proiettili,mentre usciva dalla redazione de “I siciliani”), una morte avvenuta 34 anni fa e che ancora oggi riecheggia quel dolore, quel grido e quel desiderio di ottenere giustizia da parte dei colleghi, degli amici e dei parenti.
Ad organizzare la rassegna “Giornalisti nella storia” sono stati : l’Istituto per gli studi storici, la Fondazione Mario Dodaro,Il Quotidiano del Sud , in collaborazione con il Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza.
L’incontro è stato svolto nella Sala Conferenza Sandro Tito della Redazione “Il Quotidiano del Sud”, dove a moderare è stata Cristina Vercillo-caporedattore del Quotidiano del Sud, mentre ad introdurre la figura di Giuseppe Fava è stato Lirio Abbate-vicedirettore dell’Espresso, successivamente l’attore cosentino Alessandro Cosentini ha letto dei testi ispirati al giornalista ucciso da Cosa Nostra, con le musiche di Giuseppe Santelli (pianoforte) e Ida Scarlato ( voce).
E’ sacrosanto ricordare gli angeli dell’informazione, anzi è un’operazione che andrebbe compiuta ogni giorno, e come ha ribadito Lirio Abbate “ dare la notizia”richiede tempo e capacità analitica, di selezione e soprattutto di descrizione dei fatti senza veli, o espedienti per coprire qualche verità; è facilmente immaginabile capire quanto sia rischioso il lavoro di quei giornalisti che fanno informazione in modo serio, slegandosi da logiche editoriali spesso non conformi alla personalità del giornalista, quindi aumenta il rischi e il pericolo di morire,dopotutto denunciare attraverso il racconto veritiero ciò che un clan di mafia ha ordito alle spalle di innocenti equivale a morire.
Giuseppe Fava detto Pippo non era solo un giornalista, ma era anche un drammaturgo, uno sceneggiatore, uno scrittore, che Cosa Nostra voleva eliminare, poiché aveva osato nominare i Cavalieri di Catania , le loro azioni, e il loro ruolo reale in società, mediamente la sua preoccupazione era quella di intercettare la violenza della criminalità, insita in ogni area delle istituzioni.
La lettura di Alessandro Cosentini sull’intellettuale Fava richiama molte immagini e luoghi comuni del tempo, ricorda un maestro che si è battuto con l’arma della scrittura e della stampa, e l’attore legge Fava in una combinazione di parole ironiche, beffarde , ma sprezzanti nei confronti di chi ha commesso reati di mafia senza neanche accorgersene, o meglio additando la responsabilità ad altri o al pressappochismo di chi sostiene che “così fan tutti”, tant’è che in un primo momento si voleva far credere che la sua morte fosse legata ad un delitto passionale, qualcuno lo accusava anche di essere troppo “donnaiolo”, altri “pedofilo”, si voleva solo depistare e portare su altre traiettorie le indagini in corso.
Di quale libertà di stampa si può parlare? E’ difficile parlare di libertà di stampa in un paese dove i cronisti sono spesso soggetti a minacce, ritorsioni, e violenze di ogni tipo, in mancanza di tutele vere e proprie, mettendo a repentaglio la vita, sebbene qualcuno dica il contrario; in realtà il giornalista dovrebbe raccontare i fatti come si presentano, senza chiedere permessi o pensare di dar fastidio a qualcuno.
Erano pochi i giornalisti che raccontavano la mafia descritta da Carlo Alberto Dalla Chiesa, e uno su tutti era Giuseppe Fava, naturalmente gli atti giudiziari sono la conferma della sua morte a causa della mano mafiosa.
Matteo Spagnuolo