L’Italia, nonostante le difficoltà economiche degli ultimi anni continua ad essere tra i Paesi con un Servizio Sanitario Nazionale tra i migliori al mondo. Dobbiamo continuare a garantire il diritto alla salute, oggi messo fortemente a rischio da politiche di austerità.
Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della UIL FPL Michelangelo Librandi in occasione della giornata mondiale della salute.
Il Ssn – prosegue Librandi – è stato sottoposto negli ultimi anni a notevoli restrizioni (finanziarie, di personale, tecnologiche e strutturali), soprattutto nelle regioni sottoposte a Piano di Rientro, che hanno contribuito a contenere la spesa ma che stanno producendo effetti preoccupanti sulla capacità di erogare i servizi e sul funzionamento stesso contribuendo ad alimentare le gravi disomogeneità presenti tra le varie Regioni e di conseguenza l’equità del sistema.
Crisi economica e restrizioni alla sanità pubblica stanno pregiudicando le condizioni di accesso ai servizi sanitari, soprattutto fra le categorie più deboli e nelle regioni più in difficoltà, aggravando le già importanti diseguaglianze sociali e territoriali esistenti nel Paese. Solo nel 2016 circa 10 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per ragioni di natura economica.
Occorre smetterla con i continui tagli e destinare risorse adeguate al Servizio Sanitario Nazionale intervenendo concretamente su alcune criticità da anni irrisolte, a partire dalla questione delle liste d’attesa; il 75% delle famiglie che sono ricorse a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento lo hanno fatto per i tempi eccessivamente lunghi delle liste d’attesa.
E ricordiamo i dati del Conto annuale sul personale del SSN che dimostrano gli effetti impietosi di anni di blocco del turn over e di tagli lineari mascherati da risparmi. Più di 40.000 persone in meno negli ultimi 6 anni, con un’impennata nel 2015 quando la stanghetta è scesa di circa 10.000 unità, di cui oltre 6.000 appartenenti al ruolo sanitario. Pesantissimi i numeri del personale infermieristico perduti nell’ultimo anno: 2.788 che, sommati ai 7511 persi dal 2009 al 2014, portano a oltre 10.000 la perdita complessiva per una categoria professionale già da anni in situazione di grave carenza”.
In sanità – conclude Librandi – bisogna investire bene, evitando sprechi, inefficienze e corruzione, ma dove servono le risorse bisogna metterle. Occorre mettere in campo un reale progetto di rinnovamento organizzativo per cambiare modelli ormai superati e per valorizzare pienamente il patrimonio di professionalità e competenze esistenti. Questo equivale a dire che in sanità serve anche il rinnovo del CCNL, strumento indispensabile per raggiungere questi obiettivi.