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Giovani e sud: il divario si estende

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Negli ultimi anni hanno lasciato il Mezzogiorno molti giovani, molti residenti : la metà giovani di età compresa tra i 16  i 34 anni( Rapporto Svimez 2018) , mentre l’altra parte si è trasferita direttamente all’estero.

E’ un fenomeno allarmante quello dei giovani in fuga, una fuga dal Sud a causa dell’incertezza, che nasce dai rapporti di potere/dipendenza tra i processi di azione organizzativa e altri di natura esterna;sono tante le variabili che incidono  in termini di abbandono del Mezzogiorno da parte dei giovani: si cerca la vivibilità nell’ambiente circostante, a seguire la sicurezza, l’istruzione e l’adeguatezza dei servizi sanitari.

Perché i giovani vanno via? I giovani si trasferiscono in altri territori per mettersi in contatto con aziende super tecnologiche, all’avanguardia e soprattutto in grado di assolvere alla funzione di “E-recruitment”delle risorse umane.

Altro elemento caratterizzante il calo dei giovani al Sud, anche dal punto di vista dell’iscrizione alle Università, può essere individuato nel rapporto Svimez ( il rapporto Svimez 2018 infatti sottolinea il basso tasso di occupazione per i diplomati e i laureati nel Mezzogiorno, molti dei quali si laureano al Centro Nord); un dato che testimonia la variabilità dell’occupazione, in relazione ai soggetti coinvolti, al percorso di studio, sia  accademico che lavorativo.

Via via allargando gli ambiti di analisi, di approccio situazionale,possono essere sviluppati alcuni processi produttivi:individuare le regioni del Sud con forte flusso di emigrazione ( in particolare Calabria, Campania e Sicilia) , spostando poi il raggio d’azione verso altre statistiche, dal grado di povertà al target di giovani o di scelte di vita, spesso orientate su una scala di guadagno piuttosto che di passione nei confronti di un tipo di lavoro.

Si percepisce un disagio sociale quando si parla di giovani e lavoro al sud, in alcuni casi può avere effetti devastanti sull’essere umano, che non si sente ben collocato in società, di conseguenza cerca ristoro in attività variegate, non sempre corrispondenti alle proprie inclinazioni, bensì costituiscono un rimedio sotto forma di adattamento funzionale, cui si allinea un fittizio equilibrio interno.

Questo disagio sociale evidenzia sul piano metodologico un binomio inconfondibile: meno giovani e meno Sud. Il divario va ad intaccare la stabilità dei cittadini, aggredendo il loro vivere quotidiano  attraverso la crisi, la precarietà, “il lavoro mai”, o se si trova qualcosa si deve sempre ringraziare qualcuno dall’alto; in queste brevi asserzioni si evince la considerazione del potere, delle nuove classi dirigenti ( spesso ignare di quello che succede nella vita di molti giovani al sud, di molte persone abbandonate al loro destino) , per cui sarebbe opportuno concentrarsi su azioni organizzative, in grado di  tutelare il sistema, i giovani  e la gente che cerca la strada ma  non la trova, a dispetto di chi pensa che il lavoro vada creato senza basi solide, da qui risiede la capacità delle sotto-unità di rivolgersi ai legislatori affinchè possano superare il distacco limitativo con strumenti di esercizio di un potere giusto, intriso di diritti e doveri, finalizzato alla crescita della cittadinanza.

 

a cura di Matteo Spagnuolo

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