“Giovanissima e immensa”. Ritratto della nostra società alle soglie del new normal.
Libro di Achille Colombo Clerici ediz. Casagrande Lugano Milano. Interviste di Antonio Armano. Nelle librerie da Natale.
Anticipiamo uno stralcio del libro in cui si parla di Carlo Tognoli:
La pensa diversamente Carlo Tognoli, sindaco socialista di Milano dal 1976 all’86 (il piu giovane primo cittadino eletto nel capoluogo lombardo),ministro nei governi Goria e De Mita per i Problemi delle aree urbane, e per il Turismo e spettacolo nei governi Andreotti VI e VII.
«L’impatto visivo della skyline del centro direzionale di Garibaldi Repubblica – dice Tognoli – è esteticamente gradevole e coerente con quanto già programmato prima della guerra (Piazza Repubblica) e dopo la guerra, con il Piano Regolatore del 1953 che prevedeva, secondo gli orientamenti degli urbanisti e del Comune, lo spostamento di una parte degli uffici, appunto, “direzionali”, dal centro storico all’area ferroviaria delle ex “Varesine”.
«Tuttavia la ricostruzione della città, dopo i bombardamenti, ebbe un’evoluzione diversa, perché l’iniziativa privata e i vincoli delle convenzioni precedenti, portarono al mantenimento delle funzioni direzionali nel centro storico, anziché liberarlo, sia pure parzialmente, dagli insediamenti legati alle attività finanziarie. Per questa ragione l’area Garibaldi-Repubblica rimase a lungo abbandonata. La variante impostata trent’anni dopo dalla giunta di sinistra (1984) non poté avere seguito, pur essendo ormai per il 90% su area pubblica, per la cessione da parte delle ferrovie della loro proprietà a un privato (l’architetto Bruno De Mico) che si oppose al progetto del Comune che dava spazio anche alle iniziative pubbliche.
Accanto agli uffici e alle attività finanziarie si ipotizzava infatti il trasferimento della biblioteca comunale con una serie di innovazioni telematiche, per dare anche un timbro culturale alla zona. La giunta di centro destra (Albertini) uscì dal nuovo lungo impasse con un concorso che portò, dopo diversi passaggi, all’attuale situazione, che ha visto prevalere il privato sul pubblico. Si tratta di un compromesso forse inevitabile: l’area è ben costruita, si chiude un “buco”, ma non ha finalizzazione. È un’area edificata, con architetture di alto livello, sistemazioni di arredo urbano piacevoli, è la ricomposizione di un “pezzo di città”, ma come si sarebbe potuto fare in qualunque parte d’Italia o d’Europa. Naturalmente parliamo di aree di alto valore per la loro accessibilità regionale (metropolitana e ferrovie) nel centro di una metropoli.»