Torino, ma chi l’ha detto che non sei bella? Se lo chiedeva Antonello Venditti nella sua canzone dedicata alla città piemontese, e beh anche allo scorso festival dello sport, ad ottobre 2023 gli organizzatori del Giro d’Italia si sono innamorati della Capitale delle Alpi. Oggi la corsa rosa partirà da Venaria Reale e la prima maglia verrà assegnata in Corso Moncalieri. Ma la giornata di avvio del Giro d’Italia sarà ricordata per altro, per il forte simbolismo e l’omaggio che la carovana riserverà dopo aver percorso i primi 81 chilometri del Giro 107, quando sfilerà in cima alla collina di Superga. Il 4 maggio del 1949, proprio su quell’altura che domina Torino, la grande squadra Granata scomparse in un pomeriggio di pioggia. Non si arriverà fino in cima alla Basilica dove saranno in corso le abitudinarie celebrazioni, ma il Giro d’Italia, a 75 anni di distanza dalla tragedia, rivolgerà almeno per un momento con la testa e con il cuore un pensiero al Grande Torino, verso i ragazzi del 49′ che “è come se giocassero in trasferta”, cantava Filippo Andreani nel suo successo dedicato ai campioni scomparsi a Superga che sono stati vinti solo dal destino.
Il Giro di Pogacar, appuntamento con la storia
Nessuno ha mai scordato “Quello schianto nel cielo che spense in un lampo il grande Torino” per usare le parole dei Sensounico, e la squadra degli Invincibili che hanno scritto la storia dello sport italiano con inchiostro color granata. Chi meglio di un’istituzione del mondo sportivo italiano poteva ricordare i ragazzi del 49?. Il Giro 107 che partirà con il ricordo del Grande Torino inizia oggi e nel complesso presenterà un tracciato meno impegnativo ed un unico grande favorito, ed è Tadej Pogacar. Lo sloveno cercherà di arrivare puntuale al suo appuntamento con la storia, cercherà la doppietta giallo-rosa vincendo il Giro ed il Tour de France rientrando nel gruppo ristretto composto da Coppi, Anquetil, Mercx, Hinault, Roche, Indurain e ultimo in ordine cronologico (era il 1998) Pantani. Attenzione agli avversari che, come ha dichiarato Vincenzo Nibali nei giorni scorsi, dovranno inventarsi qualcosa per intralciare quella che ha tutta l’aria di essere una marcia trionfale solitaria di Tadej. Tuttavia, sempre “lo Squalo” ha ricordato che il percorso favorisce l’inventiva e quindi se lo sloveno dovesse cadere in una giornata storta, magari condizionata anche dalla variabile meteo (ricordiamo l’ipotermia di Skjelmose alla Freccia Vallone e la decima tappa del Giro 2023 che gelò le gambe ai corridori sul passo delle Radici), le nuove leve del ciclismo saranno pronte ad avventarsi sulla loro inarrivabile preda.
Il Giro appare scontato, ma nel ciclismo come nello sport, una volta iniziata la competizione nulla è lasciato al caso e confermare il pronostico può essere estremamente complicato, lo sa bene Indurain che nel 1994 venne clamorosamente spodestato da Berzin, dopo due anni di dominio rosa. Ad alimentare queste speranze per gli “altri” è proprio il veterano e primo inseguitore teorico di Tadej: Geraint Thomas che alla viglia della corsa ha ammesso che se lo sloveno fosse imbattibile non si sarebbe presentato al Giro. Tutti ad attendere il passo falso del campione che qualora dovesse perdere questa corsa rosa si presenterebbe al Tour con più interrogativi su se stesso che certezze. Parlavamo di giovani leve ciclistiche e ci riserviamo il privilegio di aggiungere anche un triplo sogno azzurro: Antonio Tiberi, Giulio Pellizzazri e Davide Pignoli. Il primo in particolare, campione del mondo junior a cronometro nel 2019, nato il 24 giugno 2001 Frosinone, della Bahrain Victorious si presenta ai nastri di partenza del giro con l’obiettivo del terzo posto che rilancerebbe il ciclismo italiano. Come lui anche la punta di diamante della squadra campione in carica, la Visma che affida la sua spedizione rosa a Cian Uijdebroeks, classe 2003 belga vincitore del Tour de l’Avenir nel 2022 che i calabroni hanno strappato alla Bora Hansgrohe nel finire della scorsa stagione e già etichettato come il nuovo Evenepoel. Tra gli altri che cercheranno di contendere la maglia a Pogacar c’è sicuramente un Romain Bardet in buona condizione, e alcune sorprese che portano i nomi di Martinez, Dunbar e Lopez. Per i velocisti, con 3 su 4 ori olimpici del quartetto al via, Jonathan Milan cercherà di bissare la maglia ciclamino dello scorso anno. Dovrà vedersela con Kooij, Jakobsen, Merlier, Gaviria e le incognite Alaphilippe (altro debuttante alla corsa rosa), Laporte e Pithie.
Il percorso: Doppio Grappa finale e attenzione al momento Strade Bianche
Un Giro forse meno impegnativo, ma particolare. Perché ha una partenza subito complicata che non permetterà ai favoriti di nascondersi, perché cela alcune insidie che oltrepassano le classiche montagne-monumento e appunto per la variante impazzita del meteo che potrà abbattersi sulla corsa rosa. Già la prima tappa da Venaria Reale a Torino non lascerà un grande spazio ai velocisti, ma attenzione a Ganna che sogna di replicare la prima rosa come nel 2021. Dal secondo giorno si arriva già in salita, al Santuario di Oropa che è il primo turning point di questo Giro. Potrebbe fare più danni del Mortirolo il “momento Strade Bianche” della tappa che arriverà a Rapolano Terme, con tre settori di sterrato, anche perché precede una cronometro con il 12% di pendenza sul finale e il temuto arrivo in quota di Prati di Tivo. Come di consueto, nell’ultima settimana sarà il momento di un trittico alpino che delineerà lo scontro finale: si comincia alla 15esima tappa, con il Mortirolo, seguito dallo Stelvio all’inizio della sedicesima e alla 17 il Brocon. Un trittico che farà da preambolo alla resa dei conti di Bassano, quando la carovana affronterà per due volte il Monte Grappa prima della passerella di Roma.