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GLI ITALIANI E L’ UE: MADRE O MATRIGNA? COMUNQUE SEMISCONOSCIUTA

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Foto: Benito Sicchiero con il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici

Finanziamenti Europei – Fondi Europei – Missione conoscitiva a Bruxelles di Rappresentanza milanese della Commissione Europea e di Regione Lombardia – Assessore Mauro Parolini – Assoedilizia informa

A s s o e d i l i z i a
Informa

Missione a Bruxelles di giornalisti organizzata dalla rappresentanza milanese della Commissione Europea e dalla Regione Lombardia
 
GLI ITALIANI E L’ UE: MADRE O MATRIGNA? COMUNQUE SEMISCONOSCIUTA

Il 68% degli italiani vorrebbe sapere di più sull’Unione Europea: dato sconcertante se si considera che il trattato costituente è stato siglato a Maastricht nel 1992, quasi un quarto di secolo fa. E questo spiega in parte il fatto che gli italiani (41%) sono più pessimisti degli europei (28%), che il 51% afferma di non sentirsi neppure cittadino dell’UE e che il 67% dice di non conoscere i suoi diritti di cittadino europeo.  Il sospetto è che  i decisori nazionali e locali siano propensi ad attribuirsi i meriti dei vantaggi derivanti dall’appartenenza all’Unione e scaricare sulla stessa proprie inefficienze. Sostanzialmente gli italiani vogliono conoscere il funzionamento dell’UE e riconoscono i valori importanti quali pace, democrazia e diritti umani, ma in realtà non sanno bene dove e come trovare le informazioni.

Lodevole quindi l’iniziativa  della rappresentanza milanese della Commissione Europea che, in collaborazione con la Regione Lombardia, ha portato una ventina di giornalisti – tra cui Benito Sicchiero in rappresentanza di Assoedilizia –  a visitare a Bruxelles la Commissione e la Delegazione regionale presso l’UE: per saperne di più sui finanziamenti europei, motore dell’economia continentale, e sul ruolo della rappresentanza lombarda, sostanzialmente di guida all’interno della mastodontica burocrazia continentale, nonché di lobby, codificata, degli interessi del territorio.

Dell’attività della Commissione, guidata da Jean-Claude Juncker, colpisce subito un aspetto: mentre il bilancio europeo viene stilato in archi temporali settennali – siamo a metà del periodo 2014-2020 – la nostra legge di Bilancio, già Finanziaria, ha scadenza annuale. Evidente il vantaggio di poter programmare interventi a lungo termine rispetto a limiti molto più brevi. I programmi europei riguardano occupazione, crescita e investimenti, mercato unico digitale, unione dell’energia e del clima, mercato interno, unione economica e monetaria, accordo di libero scambio UE-USA – TTIP, giustizia e diritti fondamentali, migrazione, l’UE a livello mondiale, cambiamento democratico, che sono state raccolte in quattro filoni principali: economia e lavoro, dimensione esterna dell’UE, democrazia, fiducia e comprensione delle istituzioni europee.

A Palazzo Charlemagne Renzo Tomellini, capo Unità Strategia, direzione generale Ricerca e Innovazione illustra Horizon 2020, lo strumento finanziario di attuazione di “Unione dell’Innovazione”, un’iniziativa faro della strategia Europa 2020 volta a difendere e garantire la competitività globale dell’Europa. Con un budget di 77 miliardi di euro, il nuovo programma per la ricerca e l’innovazione dell’UE è la spinta per la creazione di nuova crescita e nuovi posti di lavoro in Europa con un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva. Queste tre priorità dovrebbero aiutare l’Unione e gli Stati membri a raggiungere alti livelli di occupazione, di produttività e di coesione sociale. In concreto, l’Unione si è data 5 ambiziosi obiettivi: occupazione;  innovazione;  istruzione;  inclusione sociale;  clima/energia.

Sui Fondi regionali è intervenuto Nicola De Michelis, capo di Gabinetto della commissaria Corina Cretu e responsabile per la politica regionale che interessa le regioni e le città europee, favorendone la crescita economica e migliorandone la qualità della vita grazie a investimenti strategici. È inoltre una forma attiva di solidarietà che concentra l’assistenza sulle regioni meno sviluppate. Le priorità: ricerca e innovazione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, competitività delle pmi, abbassamento delle emissioni di anidride carbonica. Potenziali beneficiari enti pubblici, imprese private, università, associazioni e Ong.

I finanziamenti della politica regionale dell’UE ammontano a 450 mld, oltre 30 vanno all’Italia: da noi hanno creato, tra l’altro, 50.000 posti di lavoro, aiutato 5.000 pmi, costruito 1000 km di strade. Purtroppo l’Italia segna il passo. E certo non ha favorito il ricorso a queste risorse l’eliminazione, da parte dell’attuale governo, del ministero ad hoc.

Il finanziamento e l’accesso al credito è stato il tema dell’incontro, a Palazzo Barlaymont, con Armando Melone, Unità strumenti finanziari per Cosme, direzione generale Mercato interno, industria, imprenditorialità e pmi. E’ noto che l’80% delle piccole imprese si rivolgono alle banche per finanziarsi: banche che in questi anni hanno subito pesanti contraccolpi sia dalla crisi che  da errori di gestione i quali hanno portato a tagliare i crediti soprattutto ai “piccoli”. Le banche italiane, in particolare, denunciano crediti difficilmente rimborsabili per 360 mld, (di cui 100 mld di crediti perduti). Ecco quindi l’UE lanciare un nuovo programma di sostegno  denominato “Cosme”, che idealmente prosegue le attività inserite nell’attuale programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP).

Cosme, che ha una dotazione finanziaria di 2,5 miliardi di euro, ha l’obiettivo di incrementarne la competitività delle Pmi sui mercati, anche internazionali, sostenendo l’accesso ai finanziamenti ed incoraggiando la cultura imprenditoriale, inclusa la creazione di nuove imprese. In particolare il nuovo programma si rivolge a: imprenditori, soprattutto pmi, che beneficeranno di un accesso agevolato ai finanziamenti per le proprie imprese; cittadini che desiderano mettersi in proprio e devono far fronte alle difficoltà legate alla creazione o allo sviluppo della propria attività; autorità degli Stati membri che riceveranno una migliore assistenza nella loro attività di elaborazione e attuazione di riforme politiche efficaci. Sostanzialmente opera su due fronti: garantendo, con contributi propri, la concessioni di prestiti da parte degli operatori finanziari; e costituendo con essi accordi per finanziamenti. L’Italia è il quarto Paese beneficiario in Europa – 5 mld a sostegno di 55.000 imprese – , e a goderne principalmente Lombardia, Piemonte, Sicilia, Emilia Romagna.

Se la metà di 1.000 miliardi del budget settennale dell’UE va all’agricoltura – 36 mld toccano all’Italia attraverso la Pac-Politica agricola comunitaria – con particolare attenzione è stato seguito l’intervento di Elisabetta Siracusa, vicecapo di Gabinetto del Commissario Phil Hogan, responsabile per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale.

La PAC rappresenta un collegamento tra le aspettative dei cittadini europei nei confronti dell’agricoltura e le necessità degli agricoltori europei che sono posti di fronte a sfide di natura economica e ambientale. Costituisce un investimento dell’UE in un settore strategico in termini di alimentazione, ambiente e crescita economica nelle zone rurali.

Nel giugno 2013 le istituzioni europee hanno deciso di imprimere una nuova direzione alla Politica Agricola Comune. La riforma è stata il risultato di un intenso dibattito pubblico con i cittadini e le parti interessate con l’obiettivo di adattarla alle nuove sfide in termini di: posizione competitiva dell’agricoltura europea; equità e diversità dei sistemi di agricoltura in tutta Europa; cambiamento climatico e tutela delle risorse naturali; relazioni tra attori in tutta la filiera alimentare.

La nuova PAC ha strumenti a breve, medio e lungo termine per assicurare la capacità del settore agricolo di produrre alimenti di qualità per 500 milioni di consumatori, migliorare la sostenibilità economica ed ecologica del settore e mantenere la diversità dei paesaggi agricoli dell’Unione europea, le tradizioni e le pratiche agricole.  Vuole garantire un regolare approvvigionamento di alimenti sani a prezzi accessibili; rendere l’agricoltura più verde e più efficiente;
dare nuova vitalità al paesaggio agricolo e alle comunità rurali; incrementare il numero degli agricoltori in tutta Europa rendendo la professione più interessante agli occhi dei giovani, come ad esempio la lavorazione degli alimenti o il turismo rurale.

In  questo grande e talvolta insidioso mare di iniziative occorre al navigante europeo un nocchiero capace. Ecco perché molte regioni (circa 400) hanno costituito presso la Commissione apposite Delegazioni. Quella della Lombardia ha quale direttore Raffaele Raja che, con i funzionari Alessandro Corrado (ambiente, energia, cambiamento climatico), Leonardo Lorusso (istruzione e cultura), Giancarlo Viola (agricoltura, politica di coesione e affari economici), Folco Ciulli (politica industriale e infrastrutture), Roberta Negriolli (strategie macroregionali, cooperazione territoriale e Cdr), Valentina Pinna (ricerca/innovazione e salute)  ne ha spiegato i compiti. Una spesa quella della Delegazione a Bruxelles che si ripaga ampiamente. Qui si decidono le scelte, non a Milano o a Roma. Se non presìdi, perdi, ha concluso

Ha portato il saluto l’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini il quale ha sottolineato l’impegno regionale – attivando le risorse europee – per sostenere in particolare le piccole imprese la cui percentuale di mortalità è troppo alta, una su tre. Molti i progetti in campo: dalla trasformazione delle librerie in crisi in caffè letterari; alle edicole in centri di informazione turistica; alle agenzie di viaggio costituendosi in rete; alla riapertura di negozi sfitti con accordi tra categoria e proprietari di immobili. Fino ad accordi tra Comuni e imprenditori che vogliono installarvi attività sostenibili favoriti da condizioni particolari che prevedono anche snellimento della burocrazia.

Foto: Benito Sicchiero con il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici
Foto: Benito Sicchiero con il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici

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