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I giovani artefici di pace.

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giovedì, Novembre 21, 2024

Romana, classe 2002, studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, iscritta all’ADU (Associazione dei Diritti Umani) nella sezione ‘Ricerca e Pubblicazioni’, Elena Fiorelli è la vincitrice dell’edizione romana 2020-2021 del Concorso scolastico ‘Ambasciatori dei Diritti Umani’, ideato dalla Società Umanitaria, LIDU Milano e SIOI per gli studenti del IV e V anno degli istituti secondari di II grado di Napoli, Roma e Milano.

Chiamata a riflettere sul tema del diritto alla pace Elena, allora studentessa del Liceo Scientifico ‘Stanislao Cannizzaro’ di Roma, si apre ai lettori della ‘Rubrica Percorsi Inclusivi’ e ci offre la sua personale esperienza.

Per la prima volta dal suo debutto, nel 2007, il Concorso si è svolto interamente a distanza per rispondere alle necessità di salvaguardia della salute pubblica imposte dalla pandemia. In che misura la preparazione al concorso ha risentito delle ben note restrizioni?

La pandemia ha segnato un periodo particolare, a prima vista lontano ma in realtà vicino in termini temporali. Ogni singolo aspetto della vita, in quel periodo, è stato drammaticamente rivoluzionato e il concorso si è svolto a distanza con l’ausilio dei mezzi elettronici che tanto ci hanno unito in quel periodo. Ricordo ancora che tutti i partecipanti erano tenuti ad entrare in una videochiamata lasciando microfono e videocamera accessi per tutta la durata della prova fino all’invio dell’elaborato e della scheda anagrafica ad un indirizzo email precedentemente fornito.

Ho vissuto questa esperienza in modo positivo, di sicuro temprata dalle numerose prove svolte on line in quei mesi difficili. Anche la cerimonia di premiazione è avvenuta a distanza e ricordo sia la forte emozione provata quando è stato letto un passo del mio elaborato che la gioia nell’aver ricevuto la nomina di prima classificata.

La prova aveva in quel caso richiesto ai giovani partecipanti di affrontare il tema della pace e delle modalità concrete con cui essa poteva attuarsi. Quali considerazioni ti senti di fare oggi in merito ai conflitti in corso?

Sono trascorsi ormai tre anni eppure oggi più che mai si parla di ricerca della pace. Il periodo che stiamo vivendo è tragico: siamo circondati dalla guerra su tutti i fronti. Ucraina, Palestina e il colpo di stato in Ecuador sono solo alcuni esempi di come il conflitto dilaghi portandosi dietro una violenza recondita, un circolo vizioso che può divampare in qualsiasi momento. Non è un caso se proprio in questo periodo di guerre si sente sempre più spesso parlare di episodi di intolleranza e soprusi verso chi è debole e fragile.

Un tale clima di terrore si può affrontare con lo studio, la cultura e la diplomazia. Sembrano concetti scontati ma quando mancanti producono risultati disastrosi evidenti a tutti. Possibile che dopo millenni l’uomo non abbia capito che la comprensione e il rispetto per l’altro sono le uniche vie per condurci al progresso?

Ti eri già posta l’interrogativo di come estirpare il concetto di guerra dall’immaginario collettivo. Per tentare di rispondere al quesito avevi espresso delle considerazioni condivisibili, seppure non confortate da un cambio radicale della situazione.

[…] Nel corso dei secoli molti intellettuali si sono posti questa domanda eppure siamo ancora oggi qui a parlare di pace come un obiettivo e non come un risultato raggiunto. I latini dicevano ‘si vis pacem, para bellum’ ovvero ‘se vuoi la pace, prepara la guerra’ e questa ideologia si è protratta per molto tempo, dalle crociate medievali fino ai due più grandi conflitti dell’era moderna, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Da ciò si comprende come la concezione di pace come mero intervallo tra una guerra e l’altra non è un’idea vincente affinché si realizzi una concordia duratura tra Paesi, ma anzi enfatizza il concetto della guerra.

Il primo passo per raggiungere quella che Pitagora definirebbe “ἁρμονία”, l’Armonia, è il disarmo. Di fronte a questa affermazione lo sconcerto nasce perché potrebbe sembrare un obiettivo scontato: molti filosofi, da Kant a Moneta, avevano auspicato lo smantellamento bellico come prerogativa stessa di una pace permanente. C’è tuttavia un nemico che ancora oggi fa paura: l’arma nucleare, il ‘fiore o espressione naturale della nostra epoca’, come scrisse la Morante. Nonostante i disastri di Hiroshima e Nagasaki, che hanno messo drasticamente fine al secondo conflitto mondiale, le armi nucleari sono ancora prodotte in molti Paesi e alla minima divergenza internazionale esiste il rischio che si sfoci in una guerra nucleare. Questo non fa altro che instaurare un clima subdolo di pace che altro non è se non paura di tutti gli Stati. […]

Durante lo svolgimento della prova, perché si realizzi la pace, avevi indicato la cultura, lo studio della storia, la conoscenza e la fratellanza come le possibili vie da seguire per liberarci del pesante fardello.

Perché si realizzi la pace sono necessarie la cultura e la conoscenza. La conoscenza ci arricchisce e le parole dell’inferno dantesco sono quanto mai attuali: ‘Fatti non foste a viver come bruti ma a seguir virtute e canoscenza’. Lo studio, soprattutto della storia, permette di capire la concatenazione di eventi che può originare una guerra. Cicerone scrive che la storia è ‘magistra vitae’, maestra di vita ed è arrivato il momento di ascoltare gli insegnamenti che essa vuole darci. Oggi ci vengono in soccorso anche i concetti di cultura delocalizzata, come dice l’antropologo Hannerz che, immaginando il significato di cultura tramite reti di comunicazione nel mondo, indirettamente ipotizza un’integrazione che permetta un’armonia generale.

Non bisogna poi dimenticare che la fratellanza è un aspetto che fa da preludio alla pace, termine non a caso utilizzato da Papa Francesco I nel discorso pronunciato durante il suo viaggio apostolico negli Emirati Arabi nel 2019. Il concetto di fratellanza è un qualcosa che esalta la cosiddetta Armonia: significa unione, amalgama e condivisione, tutti temi della pace, contrari all’individualismo, alla solitudine della guerra, della divisione e dell’odio. È necessario, quindi, sentirsi veri fratelli affinché cessi questo assurdo susseguirsi di conflitti sanguinosi. Una famiglia è costituita da membri diversi tra loro che tuttavia si amano. Allo stesso modo, noi popoli della Terra dobbiamo rispettarci nonostante le nostre differenze. […]

Per rispondere alle sollecitazioni della Commissione del Concorso avevi rivolto un forte appello ai giovani e alle giovani del tuo tempo, come di sotto riportato, per diventare insieme fautori della pace.

[…] Noi siamo nati in un periodo apparentemente pacifico e per nostra fortuna abbiamo avuto il privilegio di non farci cullare dal suono delle bombe prima di andare a dormire. È dunque nostro obbligo morale garantire che ciò non sia un beneficio di pochi, a scapito dei molti bambini e ragazzi che invece sono costretti ad impugnare precocemente un fucile o a saper maneggiare una bomba. È nostro dovere, inoltre, fare in modo che anche i nostri figli e nipoti godano del clima pacifico che continua a caratterizzare la nostra vita.

Abbandoniamo quindi il linguaggio violento e quella concezione del ‘particulare’, tutta guicciardiniana, di cui la società odierna si fa portavoce. Diventiamo noi stessi fautori della pace nel mondo e, soprattutto, difendiamo la democrazia, unica forma di governo che possa, di fatto, assicurare una concordia universale. […]

Quale impegno hai assunto in occasione della premiazione del Concorso per svolgere il tuo ruolo di Ambasciatrice dei Diritti Umani e come tale ruolo, nel tempo, ha indirizzato il tuo futuro di giovane impegnata nella formazione e nella diffusione dei Diritti Umani presso i tuoi coetanei?

[…] Pace è condivisione e unione, dialogo e interscambio, vita e futuro. E, partendo da questo assunto, tutti noi, in quanto cittadini […] abbiamo il compito di sublimare il nostro ruolo attuale diventando ambasciatori di pace, intermediari di un’unione globale e superiore ai singoli egoismi. Il nostro leit motif dovrà essere, citando il cantante Lennon, ‘Imagine all the people living life in peace’ e non basta: l’immagine dovrà diventare realtà, concretezza, ‘whatever it takes’.

Con la vincita del concorso, come da regolamento, hai avuto la splendida opportunità di visitare la sede di un’istituzione europea. Quali ricordi conservi di quell’esperienza?

Conservo un bellissimo ricordo di quell’ottobre 2021 a Strasburgo dove peraltro quell’anno si è svolto l’EYE, un evento internazionale istituito dal Parlamento Europeo per stimolare la cittadinanza attiva, soprattutto nei giovani. Ricordo le innumerevoli attività svolte, molte delle quali proprio all’interno del Parlamento: è stato emozionante sedersi sugli stessi scranni in cui i principali rappresentanti dei Paesi europei prendono decisioni che poi ricadono su tutti i cittadini. Cito due eventi che ricordo con piacere: l’aver conosciuto Lorent Saleh, un attivista venezuelano che poi io stessa ho intervistato per conto dell’associazione ADU di cui faccio parte e il discorso rivolto a noi giovani da David Sassoli, forse una delle sue ultime apparizioni prima della prematura scomparsa.

Infine, con quali parole ti senti oggi di incoraggiare i giovani degli istituti secondari superiori a partecipare alle edizioni annuali del concorso, già a partire dalla prossima? In definitiva, qual è il valore aggiunto dell’iniziativa Umanitaria rivolta ai giovani?

Non mi stancherò mai di incentivare gli studenti che incontro a partecipare al concorso. Si tratta di un’esperienza arricchente indipendentemente da quello che si vuole fare da grandi. Io, per esempio, ho scelto Medicina, un campo che potrebbe sembrare alquanto lontano dal mondo giuridico, eppure non è assolutamente così. L’uomo è un animale sociale e, in quanto tale, non può ignorare che esistono dei diritti che vengono prima di tutto, addirittura prima della società stessa, diritti insiti nell’essere umano da cui non può prescindere. Lo scopo del concorso ma anche dell’ADU è quello di approfondire questi diritti e farsene portavoce in qualità di ambasciatori.

Ringraziamenti

Ringraziamo Elena Fiorelli e la Società Umanitaria con sede a Roma per aver messo a disposizione dei lettori di Informazione Quotidiana gli estratti integrali di parte della prova concorsuale e per aver risposto con efficacia e determinazione alle domande della nostra intervista. La ringraziamo inoltre per aver messo a disposizione della Redazione le foto a corredo dell’articolo.

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