Ci sono ancora moltissimi che non vedono un soldo di cassa integrazione da marzo o che comunque ancora non hanno ricevuto le mensilità successive.
I ritardi da parte di INPS ci sono e se ne è parlato in più occasioni, ma a fare luce su un problema tecnico che rende difficile i pagamenti della cassa integrazione sono ancora una volta i consulenti del lavoro, che ne hanno anche spesso criticato la gestione ritenendo che sarebbe stata più praticabile la strada di un unico ammortizzatore sociale COVID-19.
Le maggiori difficoltà fino a oggi si sono riscontrate con la cassa integrazione in deroga che per le prime 9 settimane introdotte dal decreto Cura Italia deve passare per le Regioni, meccanismo questo semplificato con la proroga del decreto Rilancio.
Ora il problema riguarda l’anticipo del 40% con pagamento diretto da parte di INPS, come riporta il quotidiano La Stampa, e che lo stesso Istituto dovrebbe riconoscere entro quindici giorni dalla sua richiesta.
L’Istituto infatti sta respingendo le domande di cassa integrazione con anticipo e il motivo è puramente tecnico come denunciano i consulenti del lavoro. I datori di lavoro dopo aver richiesto le prime 9 settimane di cassa integrazione possono richiederne altre 5 per un totale di 14 settimane. Solo successivamente, anche per periodi antecedenti al 1° settembre 2020, possono richiedere le ulteriori 4 settimane per un periodo in ogni caso non superiore alle 18 settimane.
In attesa dell’autorizzazione delle settimane aggiuntive si può richiedere l’anticipo a INPS e non solo per la cassa integrazione in deroga, ma anche per quella ordinaria e assegno ordinario. Il problema del ritardo nel pagamento della cassa integrazione si registra a causa del conteggio delle settimane effettive da parte di INPS.
I datori di lavoro escludono nella richiesta delle settimane di cassa integrazione le domeniche che sono festivi, pertanto nel conteggio che ne fa INPS residuano ancora dei giorni e le settimane non risultano completate. I consulenti del lavoro, per una difficile interpretazione della norma, chiedono pertanto, data la necessità per le aziende e i lavoratori dettata dall’emergenza, una maggiore flessibilità da parte di INPS.