Il Rapporto ISPI “Il mondo al tempo del Covid. L’ora dell’Europa?”
IL FUTURO DEL ‘UNIONE APPESO ALLA GESTIONE DELLA PANDEMIA
ISTITUTO EUROPA ASIA – IEA informa
di Benito Sicchiero
Se il Next Generation EU ha rappresentato un punto di svolta nella capacità dell’Europa di reagire allo choc economico provocato dalla pandemia, è sulla gestione della crisi sanitaria che si gioca il futuro prossimo dell’Unione e la sua capacità di leadership nel mondo post-Covid. “Abbiamo dato una risposta forte sul piano economico ma balbettiamo sul piano sanitario. E questo rischia di riaccendere lo scetticismo latente dei partiti populisti, il confronto duro con la gran Bretagna post Brexit vincitrice sui vaccini, e di accentuare le fragilità della tenuta politica in diversi Paesi”. E’ l’opinione di Paolo Magri, direttore dell’ISPI che insieme con Alessandro Colombo ha curato il Rapporto 2021 dell’Istituto “Il Mondo al tempo del Covid. L’ora dell’Europa?”.
Nel frattempo, fuori dal Vecchio Continente le grandi potenze non stanno a guardare: dagli Stati Uniti del neo-presidente Biden alla Russia di Putin, fino alla Cina di un sempre più influente Xi.
È giunta davvero l’ora di una ritrovata collaborazione intraeuropea? Quali gli spazi per un’azione comune su economia, migrazioni e difesa della democrazia? L’Europa sarà davvero in grado di “parlare con una voce sola” con gli altri grandi del mondo?
Il Rapporto è stato presentato dall’ISPI nel corso di una tavola rotonda (ovviamente in streaming) con la conduzione del presidente Giuseppe Massolo e gli interventi della senatrice Emma Bonino, del segretario del Partito Democratico Enrico Letta, del direttore de “La Repubblica” Maurizio Molinari e del segretario della Lega Matteo Salvini.
Se, ha anticipato Massolo, l’Europa sta dando nell’emergenza pandemia una buona prova da un punto di vista economico e finanziario, conferma di non essere ancora a livello dei giganti competitor Usa e Cina, ma pure di potenze ‘minori’ come la Gran Bretagna. Pur avendo, ha aggiunto Molinari, uno dei sistemi sanitari migliori del mondo, e una capacità tecnologica d’altissimo livello – cito per tutti la startup Biontech che con il colosso Usa Pfizer ha creato uno dei vaccini più diffusi nel mondo occidentale – si trova a dipendere da fornitori stranieri.
Per Salvini l’Europa, nata su basi fallaci deve coniugarsi con sussidiarietà e decentramento, adottando una maggiore collaborazione con le autonomie locali. Ed ha ricordato che Usa ed Europa rappresentano solo il 10% della popolazione mondiale e la metà del resto del mondo viene vaccinata con prodotti cinesi e russi. Bonino, ricordando che l’Unione Europea è sorta sulla base di trattati fragili e contraddittori (inevitabilmente, i vincitori della Guerra Mondiale , non avrebbero favorito la nascita di un concorrente politico e soprattutto militare) e che i trattati non possono, in pratica, essere modificati, auspica una cooperazione rafforzata tra i Paesi europei nei settori chiave , in primis la sanità.
L’Italia, con Draghi e la grande maggioranza che lo sostiene – ha affermato Letta – oltre al prestigio internazionale, può consentire all’Europa di battersi alla pari con Usa e Cina, e grazie all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, procedere ad una armonizzazione fiscale eliminando i ‘paradisi fiscali’ operanti al suo interno; ed eliminare altresì i veti nazionali che ne rendono difficile l’evoluzione, valorizzando un patto di stabilità sociale, oltrechè economico.
Ma l’attenzione di gran parte dei media nazionali si è concentrata sul confronto tra Letta e Salvini che, nonostante si ritrovino alleati all’interno del governo Draghi, ci tengono a ricordare agli italiani le proprie differenze di vedute anche in termini di politica europea. “Se Salvini si avvicinasse al Ppe sarei contento, per l’Italia sarebbe una buona notizia” afferma l’ex premier che trova la risposta pronta del numero uno del Carroccio: “Se vogliamo far finta di niente e dire che la speranza del mondo è che la Lega entri nel Ppe non si fa un buon servizio” ha ribadito Salvini.