Si prende qualche giorno lontana dagli impegni ufficiali, salvo quelli legati all’addio al papa emerito Joseph Ratzinger.
Ma alla ripresa delle attività di governo e Parlamento si preparano giorni complicati per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Chiusa la partita della manovra ora c’è tutto un intero anno da programmare e senza più la scusa del poco tempo a disposizione andranno tenute a bada, prima di tutto, le legittime aspirazioni delle forze della sua stessa maggioranza.
L’economia, per ora, non preoccupa, anche se i rischi di una inflazione che continui a correre sono ben presenti. L’aumento della benzina era previsto, con la fine degli sconti sulle accise, ma per il momento viene considerato fisiologico e dovrebbe rientrare. Il governo, insomma, non pensa a nuovi tagli sui carburanti mentre tiene sotto controllo l’andamento dei prezzi dell’energia, pronto eventualmente a intervenire in primavera. Le risorse restano difficili da reperire senza mettere mano al deficit e serviranno anche per proseguire, come ha indicato la stessa Meloni nella conferenza stampa di fine anno, con la riforma del fisco e il taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti. Un dossier che comunque dovrebbe entrare nel vivo non prima di febbraio.
Per il momento la premier si tiene lontana anche dal dibattito sull’autonomia – infiammato dall’accelerazione di Roberto Calderoli che ha già fatto avere la sua bozza a Palazzo Chigi – così come da quello sulle riforme, demandato al tentativo di prima mediazione della ministra Elisabetta Casellati. Oltre all’autonomia, la Lega tornerà con ogni probabilità a chiedere di andare avanti sul fronte della sicurezza, con il pacchetto che guardava a misure specifiche sulle baby gang, per l’anti-terrorismo e per la violenza di genere. Mentre Forza Italia punterà tutto su giustizia e, più a stretto giro, sulla difesa dei balneari. Sulla questione si tornerà probabilmente già a metà gennaio – quando arriverà anche il tempo degli emendamenti al decreto Milleproroghe. Nel frattempo Meloni dovrebbe affidare la delega sulle concessioni balneari al ministro del Mare, Nello Musumeci, probabilmente già al prossimo Consiglio dei ministri che non dovrebbe tenersi però, nella settimana dell’Epifania ma nella successiva.
Sempre a gennaio arriverà il momento di definire le scelte legate allo spoil system: si tratta di scelte delicate che esporranno facilmente l’esecutivo a critiche come quelle scatenate dal cambio del commissario alla ricostruzione post sisma del centro Italia, dove al posto di Giovanni Legnini arriverà l’ex sindaco di Ascoli Piceno, e senatore di Fdi, Guido Castelli. Ma i 90 giorni previsti dalla legge Bassanini (su cui Meloni avrebbe già dato il compito al ministero della Pubblica amministrazione di approfondire le eventuali modifiche) stanno per scadere e bisognerà decidere di mantenere o cambiare alcune caselle chiave, a partire dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera (nel mirino della maggioranza fin dall’inizio della legislatura) e dai direttori delle agenzie fiscali. Mentre Dogane e Demanio sono in bilico alle Entrate – posizione strategica anche in vista della riforma del fisco – avrebbe buone possibilità di essere riconfermato Ernesto Maria Ruffini.
Ma le prime novità il 2023 potrebbe portarle sul fronte del Pnrr: il governo resta intenzionato a rivedere l’intero meccanismo di governance del piano con un decreto che dovrebbe arrivare nella seconda metà di gennaio. Nel frattempo Meloni, che si sta preparando a chiedere ufficialmente a Bruxelles una revisione insieme al ministro Raffaele Fitto che coordina tutto il lavoro, potrebbe parlarne già a inizio della prossima settimana con la presidente della Commissione. Ursula von der Leyen sarà a Roma lunedì, per la presentazione di un libro su David Sassoli. E non si esclude che ci possa essere un nuovo incontro tra le due.