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Il mio voto non è down

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  di Stefania Paradiso

L’altro giorno Roberto Saviano scriveva sulla sua pagina facebook: “Le persone down hanno pieno diritto di voto. Possono votare e bisogna incentivarli a farlo. L’Associazione Italiana Persone Down lancia una campagna di sensibilizzazione per il diritto al voto dei disabili intellettivi. Molti di loro non esercitano il diritto al voto perché non sanno di potersi recare alle urne e di poter entrare in cabina da soli.

I partiti politici possono e devono rendere i loro programmi comprensibili a tutti. Possono e devono permettere a chiunque ne abbia il diritto di poter esercitare questo incredibile strumento di democrazia che è il voto”. Devo ammettere che su questa cosa non avevo mai riflettuto. I programmi dei partiti non sono mai così semplici da essere compresi da tutti. I politici non si impegnano affinchè le loro parole e le loro promesse arrivino davvero ad ogni cittadino. Le persone con sindrome di Down sono circa 25 mila in Italia. Fanno parte di quella ampia schiera d persone con disabilità intellettiva e relazionale e il diritto di voto deve essere un diritto anche per   loro. E molto spesso questo non accade. “Il mio voto conta!”: è la campagna di sensibilizzazione per il diritto al voto delle persone con disabilità intellettiva dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e dall’ASL Roma E. “La maggior parte delle persone con disabilità intellettiva e relazionale non prende parte come elettore alla vita politica e di conseguenza non esercita il diritto di voto”, dicono all’AIPD . Semplicemente chiede di porre in essere quello che dice la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia e quindi legge dello Stato (Legge 18/09). All’articolo 29, la Convenzione dell’Onu chiarisce che bisogna garantire che le persone con disabilità possano partecipare alla vita politica e fare questo “assicurando che le procedure, le strutture ed i materiali elettorali siano appropriati, accessibili e di facile comprensione e utilizzo”. “La maggioranza delle persone con disabilità intellettiva  non esercita il proprio diritto di voto per mancanza di informazione, consapevolezza ed educazione al voto delle stesse persone con disabilità intellettiva, scarsa consapevolezza dei loro familiari, amici e operatori di riferimento dei loro stessi diritti di capacità. Da diversi anni l’ AIPD si interessa al tema del diritto di voto per le persone con disabilità intellettiva, come spiega Anna Contardi, coordinatrice nazionale AIPD , “Nel biennio 2008-2010 è stato creato il sito www.myopnionmyvote.eu, dove c’è una raccolta completa di materiali informativi e per la formazione delle persone disabili su diversi temi: dall’espressione delle proprie opinioni alla partecipazione, dalla rappresentanza alla conoscenza delle istituzioni e dell’esercizio del diritto di voto”. Ma le persone disabili vengono messe nelle “giuste condizioni”? Spesso per chi ha una disabilità fisica ci si trova ancora di fronte a edifici inaccessibili e pieni di barriere architettoniche; figuriamoci quando si tratta di mettere in condizioni di votare persone che hanno anche una disabilità intellettiva. Forse si potrebbe iniziare a pensare ad una preferenza di voto anche in questo senso: valutando, ad esempio, chi ha almeno provato a semplificare il linguaggio per farsi comprendere.

 

 

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