Il reddito di cittadinanza incrementa i fondi per il contrasto della povertà di 6 miliardi di euro annui, passando dai 2 già previsti per il Rei a 8 totali. I 6 miliardi addizionali sono il più ampio trasferimento di risorse pubbliche a favore dei poveri nella storia d’Italia.
Si stima che beneficeranno del reddito di cittadinanza circa 1,3 milioni di famiglie, quasi il triplo delle 460 mila che hanno ricevuto il Rei nel 2018. Tuttavia, siamo sempre sotto gli 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta nel nostro paese. Rimane poi da verificare l’ipotesi che, a causa di diverse storture nel disegno della misura, la ricevano anche alcuni nuclei che non si trovano in condizioni di povertà.
Quanto agli esclusi, si possono individuare tre principali categorie. Primo, alcuni stranieri, discriminati dall’introduzione del criterio dei 10 anni di residenza per accedere alla misura. Secondo, vari nuclei familiari del Nord, a causa di soglie di accesso uniche in un paese con notevoli differenze territoriali nel costo della vita. Terzo, diverse famiglie con quattro o più componenti, come esito della decisione di privilegiare quelle di piccole dimensioni (a partire dai nuclei di una sola persona).
780 euro mensili per una persona sola priva di risorse economiche coincidono con la soglia di povertà relativa contenuta nell’ipotesi originaria del reddito di cittadinanza, che costava 17 miliardi annui e si rivolgeva a 10 milioni di individui. Poiché questa cifra è diventata un simbolo del M5s, si è deciso di mantenerla anche nella versione finale, con minori finanziamenti (8 miliardi rispetto a 17) e una platea più ridotta (poveri assoluti e non relativi). La conseguenza è che si dà troppo ai nuclei di piccole dimensioni, innanzitutto i single, e relativamente poco a quelli con più componenti.