Ieri pomeriggio, nella Cattedrale di Caserta, il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, ha partecipato ai funerali del vescovo, monsignor Giovanni D’Alise, deceduto ieri mattina per arresto cardiocircolatorio, mentre era ricoverato in ospedale perché positivo al COVID.
Eminenza,
fratelli nell’Episcopato,
sacerdoti, diaconi, autorità, familiari e conoscenti, fedeli di Cristo,
ho lasciato i miei confratelli, vescovi dell’Umbria, riuniti presso il Seminario
regionale di Assisi per la Conferenza Episcopale Regionale, perché ho sentito vivo il desiderio di essere con voi per celebrare questa Messa esequiale, nella memoria delnostro confratello Mons. Giovanni D’Alise, Vescovo di Caserta, deceduto per arrestocardiocircolatorio, mentre era ricoverato in ospedale perché positivo al COVID.
Sono qui, tra di voi, per portare l’abbraccio e la carezza delle Chiese che sono inItalia. Quanta sofferenza, quanto dolore, quante lacrime, ci hanno accompagnato inquesti mesi! Con Mons. D’Alise voglio ricordare tutti i sacerdoti che generosamentehanno donato la vita nelle stesse circostanze. Se ne sono andati, molti in punta di piedi,senza una carezza o una parola di conforto. Ecco i veri tesori della Chiesa e dell’umanità:
loro, che hanno sostenuto, confortato e benedetto tante persone e consolato tanti cuori!
Questo virus terribile, che ha portato lutti in tante case, non ha risparmiato isacerdoti, i religiosi e le religiose, e neppure i vescovi. Qualcuno è guarito, altri, come ilVescovo Giovanni, non ce l’hanno fatta. Chi è guarito ha guardato il mondo con occhinuovi, chi è morto ci ha lasciato il senso di una vita. Tutti hanno toccato la sofferenza e lasofferenza ha toccato indissolubilmente la nostra amata Chiesa. Una Chiesa che in questi
tempi di tribolazione è stata vicina al suo popolo, ai suoi figli. Una Chiesa che non si èrisparmiata nel portare vicinanza e conforto: spirituale e materiale.
Durante il confinamento abbiamo sperimentato quanto fragile sia la tenuta dellasocietà, quanto poco ci volesse per aumentare il numero dei nuovi poveri di fronte allenostre porte, quanto bisogno vi fosse di sentire una parola amica, quando anche l’ultimolegame di socialità è reciso. Invece i nostri sacerdoti, da Nord a Sud, si sono fatti prossimiper tanti, per tutti. Sono i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nel
volontariato che hanno reso bella la Chiesa in questi mesi. Si sono prodigati per gli altri, sisono spesi per gli altri, in alcuni casi fino all’estremo sacrificio come il nostro fratelloGiovanni.
«Passata la crisi sanitaria – scrive il Santo Padre nella nuova Enciclica – la peggiorereazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuoveforme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più ‘gli altri’,ma solo un ‘noi’». Speriamo «che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo unsalto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tuttele mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato».
La testimonianza di chi ci ha lasciato è un patrimonio da non disperdere. È il nostroimpegno verso l’amato Vescovo Giovanni e verso tutti quelli che sono morti in questimesi.
Un’ultima parola: grazie, fratello caro, perché, insieme a tanti sacerdoti, ci haifatto scorgere il volto bello della nostra Chiesa-madre! Dietro la tua testimonianza di unavita intera, dietro la croce che ha posto fine alla tua esistenza terrena, ci lasci intravederee sfiorare il volto stesso del Risorto, che è la meta del nostro cammino, è ciò che dà sensoal nostro pellegrinare e al nostro riscoprirci «Fratelli tutti». La tua memoria rimanga inbenedizione per sempre ed aiuti la nostra attesa del sabato senza tramonto, quando la
gloria del Signore illuminerà tutto e tutti e la nostra lampada sarà l’Agnello. Amen!