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Il tennis su erba: il raggio verde della racchetta, è la tradizione di Wimbledon.

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“Nelle strade dei quartieri inglesi cosa pensano quando vince il City o torna il sole”, Cesare Cremonini ha colto nel segno un periodo storico sportivo che incarna perfettamente il testo della sua canzone. Con il Manchester City sul tetto dell’Europa calcistica, l’attenzione sportiva si sposta esattamente in Inghilterra sulle sue “colline più verdi”. È giunto il periodo per i tennisti di indossare vestiti che siano più elegante possibile, sì perché ormai il torneo di Wimbledon è uno dei pochi ad aver conservato la regola d’oro dell’abbigliamento completamente bianco. Era il 1877 quando l’All England Lawn Tennis and Croquet Club impose il dress code ai partecipanti del primo torneo della storia del tennis: il colore neutro avrebbe mascherato la macchie di sudore degli atleti. E quindi la consuetudine è presto diventata regola, come da tradizione inglese.

Non sono mai mancati gli strappi alla regola dell’eleganza sportiva. A partire proprio da chi a Wimbledon viene venerato come una divinità, Roger Federer, che nel 2013 venne multato per aver indossato delle scarpe con suola arancione. Alcune piccole variazioni hanno lasciato un segno nella memoria, ad esempio McEnroe nel 1980 partecipò alla memorabile finale contro Borg indossando una fascia tergisudore rossa intorno alla testa. L’ultima deroga cronologica è stata attuata nella scorsa edizione quando la solidarietà verso l’Ucraina non ha solo estromesso gli atleti russi e bielorussi, ma ha anche permesso di indossare accessori con i colori giallo e azzurro della bandiera ucraina.

Roger Federer a Wimbledon

La stagione su erba e un’Italia spuntata

L’Italia ha sempre finto per allontanarsi dal cirucito tennistico nel momento in cui giungeva sull’erba. Dal 2021 questa tendenza è stata cancellata: la superficie verde è la più veloce sulla quale si possa giocare e per una nazione che ha sempre allenato e cresciuto i suoi talenti su terra rossa la prospettiva di non vincere Wimbledon sembrava una condanna eterna. Nel 1976 Adriano Panatta vinse il Roland Garros parigino, ma quando si presentò a Church Road faticò sia nei primi turni contro Andrew e il qualificato Collings per poi perdere contro Charles Pasarell. Neanche il più grande tennista della nostra storia, nel miglior momento della carriera riuscì a fare strada a Wimbledon, fino al 2021. Quella fu un’estate di trionfi che ha lasciato festeggiare Roberto Mancini con la Nazionale di calcio, Gimbo Tamberi, Camila Giorgi e tante medaglie olimpiche, paralimpiche oltre ai due europei di pallavolo. A quel momento magico dello sport italiano hanno partecipato anche due atleti dal destino simile, Matteo Berrettini e Marcell Jacobs. Il romano, sconfiggendo Hurkacz ha conquistato la prima storica finale ai Championships, che perse contro Djokovic, e il velocista ha ottenuto la medaglia d’oro olimpica nei 100 metri succedendo a Bolt. Da quel momento entrambi hanno avuto una serie di problemi e due anni dopo sorge un enorme punto di domanda sulla loro forma fisica.

Berrettini campione su erba

Il tennis su erba

Gli storici insegnano che non esistono periodi di transizione e la stagione su erba del circuito ATP/WTA non può in nessun modo essere considerata tale. È vero che la mancanza di un torneo della categoria 1000 toglie attrattiva dalle settimane che precedono Wimbledon, ma l’atmosfera della tradizione e della storia di questo sport si respira soprattuto sul verde. Per essere competitivi su queste superfici bisogna giocare in maniera elegante ed efficace, come insegna Re Roger. Dalla terra rossa si passa praticamente ad un estremo opposto, dal lento al veloce, la pallina accelera e il servizio diventa un’arma decisiva, infatti i big server, da Sampras a Berrettini, sono da sempre avvantaggiati. Rimangono di fonfamentale importanza anche le capacità sotto rete. Si può affermare che le condizioni di questi tornei cambiano rapidamente e non solo per le piogge frequenti nel nord Europa, ma anche per l’usura che nel finire delle competizioni da vita a quella che Gianni Clerici chiamava Erba battuta. La stagione verde è effimera, breve ed intensa a latitudini in cui il sole è alto ( se non piove) per la maggior parte del tempo di gioco; si preannuncia un’atmosfera da brividi. A Londra, durante Queen’s e Wimbledon il tramonto sarà intorno alle ore 21:20, ad Halle in Germania oltre le 21:30. Spesso nel momento in cui il sole scompare all’orizzonte si può intravedere un fenomeno detto “raggio verde”, un attimo rapido ed intenso, proprio come la stagione tennistica sull’ verde.

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