Il personaggio che ha riassunto meglio, con una singola frase, quella che è la vera anima del tennis, è qualcuno che lo sport con la racchetta non lo ha mai vissuto come i nostri abituali protagonisti: Albert Einstein. Secondo il fisico più famoso della storia “Il Tempo è un’illusione” e guardando una partita dell’Australian Open, possiamo capire quanto il pensiero del genio della relatività fosse intuitivo e profetico. Sul campo da tennis non esiste tempo, non esistono orologi e si sommano le ore di gioco dei singoli giocatori per questioni statistiche, ma quel calcolo rimane appunto un’illusione. Una partita, per paradosso, può durare all’infinito -certo, da quando è stato inserito il tie break al quinto set le cose sono un po’ cambiate-, Isner-Mahut a Wimbledon 2010 (11 ore e 5 minuti) è l’esempio più lampante. Nel tennis non c’è triplice fischio, l’arbitro è assolutamente ininfluente sulla durata della partita e per andare in contrasto con Seneca, si potrebbe dire che sul campo il tempo è l’unica cosa che NON ci appartiene.
Blinkova-Rybakina: il tie break senza tempo
Che sia proprio questo il fascino del tennis: sai quando inizi una partita (non sempre, Medvedev-Ruusuuvuori docet), ma non saprai mai quando finisci. Certo è una dinamica che può creare dei problemi ai giocatori e ai tifosi stessi, quanti appassionati della racchetta sono arrivati in ritardo a cene ed appuntamenti il 14 luglio 2019? Di sicuro non si poteva abbandonare quella che è stata definita come “la partita del secolo”, la finale di Wimbledon più lunga della storia che aveva per protagonisti due leggende, Federer e Djokovic, egualmente meritevoli del successo Ma si sa, nel tennis può esserci un solo vincitore, ma lo spazio è tiranno e questo è un tema da affrontare in altre sedi. Il nostro sport preferito ha questa capacità unica di far dimenticare il mondo esterno, e di far scomparire il senso di malinconia cantato da De Andrè: “È triste ritrovarsi adulti senza essere cresciuti”, perchè nel corso di una partita un giocatore può essere in ogni momento ad un passo dalla fine e al cancelletto di partenza che conduce alla vittoria. È la situazione in cui si è toccata, alcuni mesi fa, Tara Moore: la sua avversaria, Jessica Ponchet, aveva in mano il match point del doppio 6-0, ma un nastro da brividi cambiò tutto e alla fine la spuntò la britannica con una rimonta che passerà agli annali. Sicuramente non avrà guardato l’orologio nel corso della sua impresa.
Nella città giardino di Melbourne, con gli Australian Open in corso, altre due tenniste ci hanno dato dimostrazione dell’illusorio scorrere del tempo sui campi da tennis. Anna Blinkova ed Elena Rybakina hanno sfiorato le tre ore di partita, ma non è tanto questo dato a far scalpore e non lo sono neanche i due match point sprecati dalla russa sul 6-5. Giunte al super tie break, con la kazaka di Mosca (Lena è nata nella capitale russa, ma gioca per il Kazakistan) più volte spalle al muro e sconsolata orfana del suo dritto, è iniziata la partita da almanacco sportivo. Blinkova si era portata in vantaggio di tre punti, ma Lena l’ha rapidamente rimontata e ha stabilito una inscalfibile situazione di equilibrio che ha finito per protrarsi per ben 31 minuti e 42 punti. 22-20 in favore della Blinkova è il risultato finale del Super Tie Break dei record, l’ennesima manifestazione della profezia tennistica di Albert Einstein.