Non c’è neanche il tempo di guardare il punteggio sul tabellone che Vecino, appena riparte il gioco, entra con il piede martello sulla caviglia di Mandzukic e, dopo l’intervento del Var, rimedia il rosso, lasciando i compagni in dieci. L’Inter ci mette l’anima e impegna Buffon con il destro di Candreva da trenta metri, e anche se la manovra dei bianconeri sembra fluida, manca sempre un po’ di precisione negli ultimi venti metri. Il raddoppio arriverebbe nel recupero del primo tempo con Matuidi, ma il gol viene annullato dopo un altro intervento del Var, per posizione irregolare del francese. Cosìi va al riposo con il distacco minimo, ma anche con la sensazione che la gara sia in bilico.
E infatti, in avvio di ripresa, l’Inter pareggia: il calcio di punizione di Cancelo dalla tre quarti trova Icardi in area e l’argentino gira di testa nell’angolo più lontano, infilando il pareggio. La Juve sembra scossa e Rafinha impegna ancora Buffon con un destro dal limite. Allegri interviene al quarto d’ora, cambiando Khedira con Dybala e passando al 4-2-3-1. I bianconeri hanno subito un’occasione d’oro con Higuain che, lanciato da Alex Sandro, arriva in area e supera Handanovic, ma calcia a lato. Nonostante la superiorità numerica però i bianconeri fanno fatica a contenere l’Inter e lasciano troppo a lungo l’iniziativa agli avversari, che al 20′, ne approfittano: Perisic se ne va sulla destra, saltando Cuadrado e crossa rasoterra nell’area piccola. Non ci sono nerazzurri pronti a intervenire, ma Barzagli, che vedo all’ultimo il pallone, non riesce a frenare la corsa e tocca nella propria porta.
Fuori Mandzukic e dentro Bernardeschi, questa la risposta di Allegri, e la reazione della Juve è rabbiosa: Douglas Costa arriva al tiro, trovando Handanovic pronto sul primo palo, poi è Dybala a costringere il portiere nerazzurro al volo, per togliere la sua punizione dall’incrocio. L’ultimo cambio è Bentancur per Pjanic, ma c’è poca lucidità nelle azioni dei bianconeri, che troppe volte sbagliano negli ultimi metri, o per un eccesso foga, o perché aspettano troppo a concludere. In questi casi però, più della lucidità, servono gli attributi. Serve il coraggio di crederci, di non mollare, di arrivare su ogni pallone, anche se sembra inutile. E quello su cui si fionda Cuadrado a tre minuti dal 90′, non sembra possa servire a molto. E invece il colombiano, da una posizione impossibile infila, alle spalle di Handanovic. Forse c’è una deviazione di Skriniar, ma queste sono sottigliezze che non contano. Quello che conta è quanto accade tre minuti dopo. Conta solo quel traversone di Dybala e quel colpo di testa di Higuain. Conta solo il gol del 3-2. Conta solo non mollare mai.