Negli ultimi tre decenni si «sono ritirate dai territori» la metà delle banche italiane, ma la «digitalizzazione stenta». Lo afferma uno studio realizzato dalla Fondazione Fiba e presentato a Roma nel corso del Consiglio Generale di First Cisl. Lo studio ricorda come «sono 434 gli istituti di credito in Italia, nel 1993 erano più di mille. Pesantissimo il calo di Popolari e credito cooperativo».
«Restiamo davanti alla Francia (394), ma dietro a Polonia (573) ed Austria (443). Lontanissima la Germania, che può ancora contare su 1.381 banche. Senza le 184 Bcc affiliate alle due capogruppo del credito cooperativo saremmo sotto all’Irlanda nella graduatoria dei Ventisette. Il numero degli sportelli ha toccato il suo massimo nel 2008 (34.139) per poi iniziare una rapidissima discesa che non si è ancora arrestata (20.909 a fine 2022). Nella prima parte del 2023 ne sono stati chiusi altri 593».
Ma la ritirata dai territori non è stata accompagnata da un’analoga crescita del digitale.
«Siamo indietro rispetto alla media Ue per utilizzo dell’internet banking, specie tra gli anziani» sottolinea o studio. Trentino-Alto Adige è la regione più digitale, Calabria a fondo classifica. Per il segretario First Cisl Riccardo Colombani il legame delle banche con il territorio «va invece rafforzato attraverso incentivi reputazionali ed economici. Al contrario, dobbiamo scongiurare i propositi di un’ulteriore concentrazione del sistema bancario, perché aggraverebbe i danni di un disagio sociale sin troppo evidente».