“Bravi, siete stati bravi”. Queste le parole che ha detto Carmine Schiavone alle forze dell’ordine che l’hanno arrestato. A fermare Carmine Schiavone, reggente del clan dei Casalesi e figlio di Francesco (detto “Sandokan”), superlatitante catturato nel luglio 2008, i carabinieri della Compagnia di Casal di Principe che hanno eseguito un decreto per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di un imprenditore che lavorava nell’agro aversano.
Si trovava in un pub, in compagnia di altre due persone e del titolare del locale. Accortosi dei carabinieri ha tentato la fuga ma è stato bloccato. In tasca aveva oltre 8mila euro in contanti che sembrano essere il frutto di un’estorsione nei confronti di un costruttore. Schiavone è stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Dopo Francesco, numero uno della camorra casalese, in carcere ora si trovano quattro dei suoi cinque figli. Schiavone, detto “staffone” era divenuto, insieme al fratello Nicola, il nuovo capo clan e gestiva gli introiti dell’economia criminale fatta di estrosione, racket, gioco e molto altro. “Carmine Schiavone – racconta il collaboratore Raffaele Maiello – ha rapporti con i clan Autiero di Gricignano e i Moccia di Afragola. Ha preso il comando di tutto il clan e anche a Casapesenna comanda lui. Fa arrivare gli stipendi ai detenuti e nessuno si lamenta (…) Posso dire che Schiavone era informato precedentemente dell’esecuzione di arresti tanto che ci comunicava in anticipo che si sarebbero stati arresti”. Un altro camorrista è finito in manette. E, per quanto in questi casi la strada sia sempre lunga e tortuosa, non possiamo che esserne contenti.