L’ inflazione è un problema per tutti, ma le donne la percepiscono di più rispetto agli uomini, e hanno aspettative sulla sua crescita più alte.
Con ricadute dirette sulle abitudini di spesa e di conseguenza sulla politica monetaria.
Secondo uno studio realizzato da tre economisti della Banca centrale europea, e pubblicato sul suo blog, il ‘gender gap’ sull’inflazione percepita è “abbastanza sostanzioso”.
Lo studio esamina i dati dell’ultimo sondaggio di agosto sulle aspettative dei consumatori (‘Consumer Expectations Survey, o CES), dai quali emerge che le aspettative di donne e uomini divergono di quasi un punto percentuale. La causa principale della differenza è che le donne pongono maggiore enfasi sull’aumento percepito dei prezzi del cibo, settore che pesa più di tutti sulle aspettative generali. La seconda ragione è un atteggiamento diverso dei due sessi di fronte al futuro: “Gli uomini sono più fiduciosi circa le loro aspettative”, spiegano gli esperti, e tendono dare numeri sull’inflazione molto precisi, compresi di decimali. Mentre le donne sono più negative sull’economia, più incerte sulle prospettive e tendono ad arrotondare le stime al rialzo.
Se da una parte gli uomini non danno molto peso al cibo, dall’altra invece si preoccupano per il costo dei trasporti, dei vestiti e dell’immobiliare. Una differenza che, secondo gli autori dello studio, potrebbe riflettere “la diversa divisione dei compiti di casa tra uomini e donne”. Anche perché questa distinzione non esiste nei single: nel campione che compone il sondaggio della Bce, di età tra i 35 e i 49 anni, la percezione dell’inflazione nei diversi settori è identica per entrambi i sessi. E’ solo nelle coppie che ci sono le differenze.
Gli economisti stimano che quel punto percentuale maggiore nella percezione delle donne, aumenti le loro aspettative sui prezzi del cibo di 0,40 punti. La percezione degli uomini, invece, ha un impatto di appena 0,26 punti. I numeri si ribaltano quando si guarda agli altri settori, perché sono parecchi quelli su cui gli uomini hanno aspettative maggiori delle donne. Accade sulla sanità (0,12 punti percentuali rispetto ai 0,11 delle donne), sull’immobiliare (0,11 contro 0,08), sui vestiti (0,12 contro 0,07) e sui trasporti (0,07 contro 0,02).
Scorporare i dati dei sondaggi in base al sesso, sottolinea il blog della Bce, è molto importante per il futuro della politica monetaria. “Le percezioni influenzano i comportamenti in una miriade di modi”, spiegano gli economisti. Ad esempio, da questi ultimi dati si può dire che “le donne potrebbero essere meno disposte a cancellare, rinviare o ridurre le proprie vacanze quando i prezzi dell’energia salgono, o potrebbero essere meno influenzate dai prezzi quando devono comprare un’auto”. Con ricadute evidenti sulla domanda aggregata.
Per i banchieri centrali è importante capire come i consumatori formano e aggiornano le loro aspettative di inflazione. Prima di tutto “aiuta a identificare quale tipo di inflazione è importante per i consumatori”, e poi “migliora l’analisi delle implicazioni macroeconomiche delle decisioni di politica monetaria”. (ANSA).
Chiara De Felice.