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Iniziativa della famiglia Patscheider per ricordare il grande artista milanese
APERTO A MILANO SPAZIO RAMOUS
Il milanese Carlo Ramous (1926-2003), protagonista trascurato della scultura e della pittura italiana del secondo Novecento, finalmente rivalutato con la mostra tenutasi alla Triennale (più di 12.500 visitatori in due mesi) si ripropone ai concittadini nel nuovo e accogliente Spazio Ramous di via Tiziano 11. Spazio Ramous è stato realizzato da Walter Patscheider, architetto e ingegnere milanese, dalla sorella Peg e dal figlio Gunther. Qui hanno incontrato, in una serata dedicata, numerosi appassionati d’arte, tra i quali il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici e Franco De Angelis, già assessore comunale e successivamente della Provincia di Milano, figura storica del mondo politico meneghino, con il collezionista d’arte Daniele Crippa.
Come scritto nello stupendo volume “Carlo Ramous. Scultura, architettura, città”, a cura di Fulvio Irace e Luca Pietro Nicoletti, Silvana Editoriale, l’artista ha attraversato in pieno le fasi cruciali dell’arte moderna approdando, all’inizio degli anni Settanta, alla dimensione dell’opera d’arte ambientale. Fin da giovanissimo aveva stretto un proficuo sodalizio con architetti e progettisti, che gli consentirono di realizzare, già nella seconda metà degli anni Cinquanta, alcuni significativi interventi scultorei applicati all’architettura religiosa e industriale: le facciate delle chiese alla periferia di Milano, o gli stabilimenti di nuova costruzione in Italia e all’estero, diventano il campo di grandi decorazioni istoriate o ornamentali che fanno tutt’uno con l’edificio. È negli anni Settanta, però, che Ramous arriva a una articolata concezione ambientale della scultura, che abbandona le precedenti ricerche sul segno e sulla materia per dare respiro a forme geometriche dai profili nitidi che si articolano nello spazio con ardito calcolo degli equilibri. Riflettendo sui volumi plastici secondo idee già futuriste, Ramous aveva da subito concepito la scultura come forma pronta a staccarsi da terra per librarsi nello spazio.
Patscheider ha ereditato dal padre una vasta collezione di sculture e di bozzetti di Carlo Ramous. Lui stesso conosceva molto bene l’artista, amico di famiglia da lunga data. Dopo la scomparsa dello scultore, Patscheider ha deciso di tutelare e promuovere la sua opera. Anche puntando su scommesse che sembravano impossibili, come il recupero delle grandi sculture perdute a Parma, ritrovate abbandonate in un magazzino e in condizioni pietose. Ripuliti e restaurati, i relitti sono tornati agli antichi splendori diventano Arco, Timpano, Continuità.
“Carlo Ramous non ha mai voluto vendersi ai commercianti d’arte – afferma – finché era in vita aveva molti contatti e ottimi rapporti nel mondo dell’arte, era conosciuto in tutto il mondo. Quando è mancato, è mancato anche chi portasse avanti il suo discorso. E’ stato dimenticato”. Ma lui e la famiglia si stanno impegnando perché questo non accada. La realizzazione di Spazio Ramous nel quale hanno investito tempo e denaro vuole riportare la sua arte al pubblico.