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INTERVISTA A NADIA DAMIANI, PRESIDENTE DI SAVE TOMORROW ODV.

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domenica, Novembre 24, 2024

Ci può raccontare sulla base di quale esperienza è nata l’Associazione e quando ha iniziato a strutturarsi?

Effettivamente le origini dell’associazione risalgono al 2001, periodo nel quale io e gli altri soci fondatori abbiamo approcciato per la prima volta le pratiche di avvio di un progetto di “risanamento” mediante accoglienza in famiglia di bambini che vivevano nelle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl, appoggiandoci alla Caritas Diocesana di Loreto (nelle Marche).

Successivamente grazie a questo forte spirito di solidarietà internazionale ed alla grande dedizione a questa bellissima attività di volontariato, nel 2005 si è costituita la prima Associazione Save Tomorrow, con la missione sintetizzabile in una frase semplice ma molto suggestiva “Salva un bambino, salva il domani”.

Da allora, numerosissimi progetti si sono susseguiti negli anni, costantemente, sia in estate (per tre mesi) che durante le Festività del Natale. Centinaia di minori in difficoltà hanno varcato le frontiere del nostro Paese e sono stati accolti temporaneamente, come prevede la legge per i minori stranieri, nelle famiglie italiane. Molte vite sono cambiate per sempre!

 Nel 2013, è stata rifondata l’associazione come Associazione Save Tomorrow, modificando lo Statuto per permettere all’Associazione di diventare Onlus, e così le famiglie più attive, che per lunghi anni hanno ospitato con noi, hanno deciso di mettersi in prima linea nell’organizzazione di questi progetti. Un nuovo Atto Costitutivo, un nuovo Statuto, un nuovo Regolamento, una nuova organizzazione che hanno permesso di crescere e di varcare i confini originari dell’iniziativa concentrata nelle Marche.

Nel 2019, in relazione alla riforma del Terzo settore, l’Associazione Save Tomorrow ha adeguato il suo statuto al D.Lgs 117/2017, ed ha trasformato la sua denominazione in Associazione Save Tomorrow ODV. L’associazione è iscritta al Registro del Volontariato Regione Marche nr.49 IGR dal 08/05/2013, ed è attiva ora, oltre che nelle Marche, in Campania, nel Lazio, in Liguria, in Molise, in Toscana e nel Veneto.

Immagino che questo legame vi abbia spinto a mobilitarvi in questo periodo cosi tragico per la popolazione di quella Nazione, cosa pensate si possa fare soprattutto per i bambini?

In questo momento di emergenza per gli abitanti dell’Ucraina, l’orizzonte dell’associazione ha subito una nuova naturale evoluzione, poiché quello che fino ad oggi era interesse primario per il benessere di minori in difficoltà, oggi è diventata preoccupazione per donne, anziani e bambini, piccoli nuclei che giorno dopo giorno varcano le soglie del Paese.

Noi come molte altre realtà in Italia, fino ad oggi abbiamo operato seguendo dei binari ben definiti e delle procedure collaudate da oltre vent’anni dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle varie ambasciate sia italiane che ucraine. Questo ci consentiva di garantire ai minori un percorso di risanamento psicofisico che non ha mai trasceso dalla sicurezza ed affidabilità delle famiglie ospitanti. Purtroppo in questo momento in cui bisogna gestire l’emergenza le procedure non sono state ancora adeguate e la nostra realtà riesce solo a dare “consulenza” mettendo a disposizione una vasta rete di famiglie per accogliere quanti più nuclei possibile in fuga dalla guerra oppure, più semplicemente, attuando delle raccolte di beni di prima necessità.

Che tipo di risposta avete avuto da parte delle famiglie e dei territori dove avete operato in circa un ventennio?

Sinceramente abbiamo ricevuto centinaia di telefonate, mail e richieste di incontri per capire come attivarsi dove presentarsi e che tipo di responsabilità legali e materiali implichi questo tipo di accoglienza. Confesso che ci siamo fermati in attesa di poter rispondere in modo corretto ed “ufficiale” a questa grande e generosa disponibilità

La voglia di rendersi utile mettendo a disposizione un tetto ed un pasto, si scontra però con il fatto che non esistono al momento sussidi o aiuti istituzionali di alcun tipo (ad esempio per le spese medico psicologiche indispensabili per il trauma subito o per l’inserimento nella scuola), e moltissime famiglie pur volenterose non riuscirebbero a sostenere il peso economico di un’accoglienza a lungo termine. Per questo motivo la maggior parte di loro è più incline a dare disponibilità per l’accoglienza di un minore.

Dal canto nostro però, siamo molto cauti, e stiamo analizzando il fenomeno dell’arrivo dei minori non accompagnati, insieme ad altre associazioni che come noi si sono mosse fin da subito per raccogliere disponibilità all’accoglienza. Orfanotrofi interi sono stati evacuati dall’Ucraina e vanno “collocati”, ma questo è un tema molto più delicato. In momenti di caos come questo, purtroppo il rischio di alimentare il traffico di minori è molto, troppo, elevato.

Cosa vi aspettate dalle istituzioni competenti non solo per l’accoglienza profughi, ma anche per i minori non accompagnati?

Da subito abbiamo sollevato la necessità di avere velocemente procedure specifiche per collocare l’eventuale minore, in famiglie appropriate e selezionate, come avveniva per i progetti solidaristici. Siamo convinti che in un momento come questo l’accoglienza in famiglia sarebbe ancora più auspicabile per un risanamento emotivo sia dei minori che dei piccoli nuclei familiari.

I rapporti di amicizia e profonda solidarietà che abbiamo visto instaurarsi in venti anni di attività sono qualcosa di unico e molto prezioso, che oggi hanno permesso a decine di ex-minori di poter varcare il confine più vicino avendo la certezza di venire accolti presso la loro “famiglia” italiana. 

La scelta di accogliere non deve essere dettata solo dalla spinta iniziale della solidarietà, che per una famiglia di profughi con un tutore in movimento può andar bene, ma per un minore, solo in un paese straniero, non può e non deve bastare!

Auspichiamo quindi che le Prefetture rispondano ai nostri quesiti ed esigenze e nel contempo la Direzione competente per i progetti di accoglienza temporanea del Ministero per il Lavoro e le Politiche sociali, invii delle nuove Linee Guida ad hoc ed una riunione nazionale con le associazioni accreditate per verificare progetti e disponibilità concrete di accoglienza.

Il Presidente di Confassociazioni Terzo Settore Dottor Massimo de Meo.

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