Alla Martin Carpena Arena di Malaga risuonano ancora le note di Modugno. Volare, nel blu dipinto di blu, questa volta a far spiccare il volo al tennis clorato d’azzurro sono le ragazze di Tathiana Garbin, campionesse del mondo e vincitrici della Billie Jean King Cup. Jasmine Paolini, la regina delle nostre racchette, Lucia Bronzetti la rivelazione esordiente di lusso in singolare, Sara Errani, veterana d’esperienza e la più titolata in nazionale. Una menzione d’onore anche ad Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan, le altre convocate ed insignite quindi del titolo azzurro, il primo per le ragazze in questo decennio. Sono tre decadi consecutive che l’Italia vince almeno una volta il mondiale femminile, l’equivalente della Coppa Davis, quella ex Fed Cup che riporta alla mente la generazione d’oro del tennis italiano, della quale faceva parte proprio Sarita Errani. Ricordando la delusione -parziale poiché la finale era tutt’altro che qualcosa di atteso- del 2023, la capitana Tatiana Garbin ha scelto di portare a Malaga un doppio consolidato composto da Paolini e da Sara che lo scorso anno non era neanche convocata. D’altronde non avrebbe potuto fare altrimenti considerando le due finali slam in singolare di Jas, il secondo posto al Roland Garros del doppio, il titolo Slam nel misto di Errani e soprattuto le vittorie di Errani/Paolini sia agli internazionali d’Italia che ai Giochi Olimpici di Parigi, primo storico oro del tennis italiano. Da quel primo titolo a squadre, nel 2006 in Belgio a Charleroi, ad oggi sono trascorsi diciotto anni e non ci sono giocatrici in attività, come era prevedibile, della prima squadra italiana femminile campionessa del mondo. Sara invece ricorderà la finale del 2009, quando al fianco di Roberta Vinci trionfò nel doppio contro le statunitensi e consegnò la seconda Fed Cup della storia all’Italtennis, la prima vinta in casa a Reggio Calabria. Stesso copione nel 2010 a San Diego e nel 2013, nell’edizione in cui fu protagonista più in singolare che in doppio, il più bel ricordo della sua storia in Fed Cup. Nella finale di Cagliari contro la Russia portò due punti decisivi per il successo dominando Khromacheva e Kleybanova, trionfando anche a Palermo contro Safarova e ai quarti di Rimini contro l’americana Hampton. Voltare pagina significa non pensare più di tanto a quello che ha caratterizzato il passato, che si tratti di un passato fatto di sconfitte o come in questo caso, di successi.
Errani Paolini i nostri Diamanti, Bronzetti un esordio d’oro
Come il Nostro Jannik Sinner nel 2023, a trascinare l’Italia al titolo mondiale del tennis è Jasmine Paolini che porta a conclusione una stagione magica, chiusa con un torneo 1000, due finali slam e un oro olimpico. Come d’altronde Sara Errani ceh insieme ad Andrea Vavassori è riuscita anche a conquistare il titolo Slam mancante oltre ad aver fatto risuonare l’inno italiano sullo Chatrier durante i Giochi di Parigi. Per loro il premio di fine anno sembravano le WTA Finals a Riyadh, dove Jas era l’unica giocatrice impegnata sia in singolare che in doppio; invece la gita spangola a Malaga ha posto il punto esclamativo sulla sua, anzi sulla loro stagione dei record. E pensare che a Jas il doppio non piaceva, lo ha sempre affermato, adesso siamo sicuri che questo pensiero nella sua testa sia svanito. Sulle orme di Jannik, un campione in grado di migliorare l’intero movimento, la Paolini è riuscita ad emergere e anche ad uscire dal bagliore riflesso della Volpe Rossa numero uno al mondo, inziando a brillare di luce propria. Qualcosa che gli Oscars del tennis, i WTA Awards, le hanno riconosciuto con le candidatura nelle categorie giocatrice dell’anno e doppio dell’anno (con Sarita ovviamente). Le Finali della Billie Jean King Cup sono state per lei l’apoteosi: ha riequilibrato e poi vinto il quarto con il Giappone, è riuscita a tener testa a Swiatek in singolare per poi batterla insieme a Sara in semifinale, e ha portato il punto decisivo prendendosi anche una piccola rivincita personale contro la Slovacchia. Infatti, Anna Karolina Schmiedlova si trovava a bordo campo durante la finalissima dell’ex Fed Cup, proprio la giocatrice che aveva inferto a Jas la sconfitta più dolorosa dell’anno, quella nel torneo di singolare delle Olimpiadi. La vittoria con Sramkova, candidata a Newcomer of the year, è il punto decisivo che consegna all’Italia la quinta Fed/Billie Jean King Cup.
Sara Errani ha coronato la sua carriera in questo 2024, ha ottenuto quella medaglia olimpica che ha sempre inseguito e desiderato più di uno Slam ed è diventata la tennista italiana con più vittorie nella Davis femminile. L’anello mancante, quello in grado di ribaltare la cocente delusione del 2023 in cui le ragazze di Tathiana Garbin si fermarono in finale a Siviglia contro il Canada. Non è da mento tuttavia l’apporto al trionfo di Lucia Bronzetti: da giovane era una promessa dello sport italiano, praticava ginnastica artistica, pallacanestro e come Sinner lo sci, ma del tennis si è innamorata a prima vista e dopo l’incontro con la racchetta non c’è stato più spazio per altri sport. Nata a Rimini, sede del quarto di finale della Fed Cup 2013, Lucia per inseguire il sogno del tennis si trasferì ad Anzio, alla scuola dei fratelli Piccari che la prepararono allenandola per il circuito WTA. Nel 2022 è la Garbin a convocarla per l’esordio in nazionale, una sconfitta (indolore per le azzurre) in doppio al fianco di Martina Trevisan contro le francesi Dodin/Mladenovic. L’anno successivo, battendo una campionessa Slam decaduta come Sloane Stephens vince il primo titolo WTA a Rabat. Nel 2024 raggiunge le semifinali a Guangzhou e a Monastir, quel che basta per convincere Tatiana Garbin a schierarla titolare nelle partite più importanti della sua carriera: la semifinale contro la Polonia di Linette e la finale contro Hruncakova, vincerà entrambe le partite, è campionessa del mondo.
Tatiana Garbin, definizione di una vincente
“La vita è come uno specchio, ti sorride se la guadi sorridendo” la frase di Jim Morrison si addice alla storia di Tatiana Garbin. Capitana dell’Italtennis femminile a Malaga ha vinto la sua prima Billie Jean King Cup in finale contro la Slovacchia, la stessa avversaria del suo esordio da capitano nel 2017. Era un periodo triste per il tennis italiano al femminile, la sconfitta contro il gruppo di Sramkova e Schmidelova (le stesse che erano convocate ieri a Malaga) obbligava l’Italia agli spareggi per restare nel gruppo mondiale II (per intenderci possiamo definirlo la Serie B del tennis, ndr). Tuttavia, non si trattava del peggior momento della storia recente dell’Italtennis: nel 2019 la sconfitta di Trevisan, Paolini ed Errani (che già tentavano sporadicamente l’avventura in doppio) sanciva la retrocessione nel gruppo zonale (la serie C), dal quale le ragazze ne sono uscite due anni dopo battendo l’Argentina. Rivitalizzare il tennis italiano, è stato questo un capolavoro di Tatiana Garbin, ma non il solo, anzi non il più importante della sua vita. Lei stessa ha ammesso di non poter immaginare di ritrovarsi qui a Malaga, sulla sua strada si era erto un muro apparentemente invalicabile, più alto di una rete, più solido di un dritto, più infido di una palla corta: un tumore all’appendice che colpisce una persona su un milione. Tanto dolore, tanta paura, ma anche l’affetto della moglie Ylenia e delle sue ragazze, tutte vicino a lei, sostenendola nel corso delle due operazioni. Lo ha raccontato a Jasmine e compagne al termine della finale persa con il Canada; Jannik Sinner di conseguenza le dedicò il titolo in Davis del 2023. D’altronde la Volpe Rossa è nato nel 2001 e Tathiana era ancora in attività quando lui si iniziava ad avvicinare al tennis e ha rappresentato un pilastro della racchetta italiana antecedente la generazione d’oro. La sua vittoria contro Justine Henin al Roland Garros del 2004 è rimasta in testa a molti, si tratta della prima vittoria di una tennista azzurra contro una numero uno al mondo, l’unica a batterla a Parigi tra il 2003 ed il 2007. “Nel 2024 voglio riprendermi la vita” dichiarò dopo la sconfitta in finale contro il Canada, dopo la quale sono arrivate solo vittorie, questa di Malaga e la più importante contro il tumore. “Una dedica va chi mi ha guarita. Non parlo delle operazioni per non emozionarmi. Alle mie ragazze dico di lavorare ogni giorno per conquistare i propri sogni, ma godetevi il viaggio” è questo il coraggio dell’esperienza notato nella sua capacità di nascondere pensieri e preoccupazioni nel 2023 e più in piccolo anche nelle scelte del campo. Bronzetti non aveva mai giocato in singolare con la maglia della nazionale, ora ci ha consegnato la Fed Cup. Non si è mai arresa, adesso sorridendo si è realmente ripresa la vita che ha iniziato a ricambiare il sorriso, come diceva Jim Morrison.