A s s o e d i l i z i a
« La bellezza della citta’ » Contributo per un dibattito
“Un commissario alla bellezza.”
Marco Romano
Ordinario di estetica della citta’ nell’ Universita’ di Genova
La bellezza di una città è l’esito dell’esercizio quotidiano dei suoi cittadini, un esercizio che – lo sappiamo tutti – concerne prima di tutto l’interno della nostra casa, la disposizione delle sue stanze e dei suoi muri, la curiosità dei suoi arredi e dei suoi quadri, un esercizio che tuttavia richiede la massima libertà creativa, perché è proprio questa libertà che ci ha dato la varietà dei cortili milanesi e gli affreschi di palazzo Borromeo.
Solo che questa libertà è ingessata dalle norme del regolamento edilizio che prescrive l’altezza dei locali, il vostro desiderio di un soppalco, la dimensione delle stanze, quella dei corridoi e delle porte e quant’altro che oggi chiunque è in grado di giudicare quanto gli convengano: norme che dunque dovrebbero venire abolite.
La medesima libertà dovrebbe concernere anche le facciate delle case: la commissione edilizia dovrebbe venire abolita, tutti i progetti nuovi – anche quelli pubblici che hanno impatto estetico nella città – dovrebbero venire messi in un ordine del giorno aperto a tutti, corredato da tutti i rendering che consentano un giudizio.
Niente parere dei Consigli di zona, perché le ragioni di un giudizio estetico non possono venire decise a maggioranza ma solo valutate singolarmente.
I cittadini che lo credono possono venire a dire la loro opinione in un confronto aperto, una libera discussione seguita da un “commissario alla bellezza” i cui atti e le cui conclusioni dovrebbero venire trasmessi al sindaco: una procedura consultiva che lo costringerà a motivare la sua decisione, una procedura faticosa ma che rispetta il programma di non passare sulla testa della gente.
Quanto ai progetti di nuovi edifici pubblici dovremmo seguire il suggerimento di Francesco de Marchi, che nel Cinquecento suggeriva “che se doveriano i disegni e modelli, e lassarli in mostra alli popoli, e andare ad ascoltare il parere di tutti, e quando una dirà una ragione, che pare che abbia del buono, il valente architetto la deve notare.”