Sanremo, sabato 11 febbraio – il cielo sopra il teatro Ariston inizia a imbrunire. È un pomeriggio di febbraio, mancano poche ore alla serata finale del 73° Festival della canzone italiana, la gente si mette in fila e aspetta il proprio turno per accedere alla zona rossa che racchiude i principali luoghi che ospitano gli eventi festivalieri organizzati dalla Rai. La prefettura di Imperia ha infatti intensificato le misure di sicurezza dopo il rinvenimento di una borsa con proiettili e polvere da sparo in una traversa a circa settecento metri dal teatro Ariston.
È una lenta e costante processione, ogni persona si ferma e guarda il palco del Suzuki stage mentre viene passata al metal detector. Una coppia che potrebbe avere cinquant’anni indugia un po’ più a lungo. Poi si fa da parte: il marito scoppia in una espressione di trionfo, seguito dalla moglie che gli appoggia una mano sulla spalla e lo bacia. A guardarli verrebbe da pensare che sia il Festival la causa di questo entusiasmo. Sono qui per i Depeche Mode, ospiti internazionali nell’ultimo atto.
Ma facciamo due passi indietro.
SULLE TRACCE DEL FESTIVAL
Ore 9:30 – “Non dirmelo, scommetto che sei qui per il Festival” sorride il gestore e proprietario del bar alle porte di Sanremo servendomi il caffè. “In realtà per noi del posto è un inferno tutte le volte. Confusione, traffico, rumori tutta notte fino al mattino… non si vive in pace per almeno due settimane” continua, con aria irritata. Il sorriso è scomparso di colpo. Mi scruta manco fosse Sherlock Holmes e conclude: “E poi, non sopporto quella gente … quelli dello spettacolo, gli artisti, i discografici e tutti i giornalisti a seguito. Sono una carovana di montati arroganti. Ma lei non mi sembra uno di loro. Non è un discografico o un giornalista, vero?” Cerco di assumere un’espressione indifferente e lo rassicuro. Rido tra me e me: nel 2020 disse le stesse cose. Forse non mi ha riconosciuto o, più probabile, non si ricorda. Scarto l’ipotesi più cinica della presa in giro volontaria. La settimana del settantatreesimo Festival della canzone italiana è già cominciata, in concreto, da fine gennaio e oggi la cittadina ligure si prepara ad essere invasa da una pacifica folla di pellegrini a caccia dei loro beniamini nell’ultima tappa della gara. È così ogni anno, ma questa edizione sembra essere una delle più seguite di sempre: il merito è attribuito, in modo unanime, alla formidabile gestione del direttora artistico Amadeus, che dopo un periodo difficile durato troppo tempo, a sessant’anni da compiere a settembre, ha conquistato il titolo di Re della TV e della nuova musica italiana. Amadeus è diviso tra la sua eredità, quasi completamente radiofonica (di Radio Deejay con Claudio Cecchetto suo mentore), e quella televisiva (con Pippo Baudo come padrino), cresciuto professionalmente nella capitale economica e discografica Milano, dove oggi vorrebbe ritornare dopo una lunga parentesi romana. Camminando per la città la presenza del Festival è ovunque: ci sono negozi che vendono ogni tipo di gadget o souvenir, vetrine per far esibire cantanti sconosciuti, locali e ristoranti stracolmi di artisti, discografici, manager, ammiratori e giornalisti, per le interviste, e poi i luoghi dell’evento, come il teatro Ariston dove si svolge dal 1977 la kermesse, il palco Suzuki Stage in piazza Colombo a pochi metri dall’Ariston in cui ogni sera si danno il cambio artisti legati in qualche modo al Festival, quest’anno sono previsti Annalisa, Piero Pelù, Nek, Francesco Renga, La Rappresentante di Lista e Achille Lauro; o il Casinò Municipale di Sanremo, dove si svolgono le conferenze stampa; Casa Sanremo, la casa commerciale del festival dove ci sono i corner degli sponsor, gli studi televisivi di un palinsesto sempre più ricco, eventi esclusivi e la possibilità di trovare relax, fare incontri e avere possibilità; o, appena fuori dal porto delle barche di Sanremo dove, per il secondo anno consecutivo, Costa Crociera ha siglato una partnership con il festival di Sanremo organizzando una kermesse parallela a bordo della nave Costa Smeralda e ogni sera ospiti come Fedez, Salmo e Guè faranno da richiamo per gli amanti della musica da ballare. Immagino il giro di affari per la città ma è evidente che non tutti sono interessati a questo. Per molti, come ad esempio per il mio “amico” gestore e proprietario del bar, i disagi sono maggiori dei vantaggi.
Ma Sanremo, meno di centomila di abitanti lungo la Riviera dei Fiori, a un passo dal confine con la Francia, non è solo il Festival: è anche la leggendaria corsa ciclistica Milano – Sanremo, Il premio Tenco, il rally automobilistico e il Casinò di Sanremo, uno dei quattro presenti in Italia. “Ultimamente in città hanno chiuso molti negozi, la crisi economica si fa sentire anche qui – dice il tassista di origine siciliana con un sorriso amaro – le istituzioni non hanno fatto molto per noi durante l’emergenza Covid e ora ci si è messa anche la crisi energetica causata dalla guerra “. Alla domanda se abbia mai visto il Festival, scuote la testa, dice no e alza le spalle come se la cosa non lo riguardasse da vicino. Probabilmente è così. Ma faccio fatica a crederci.
IL MITO E LA CADUTA
Come per ogni mito, e il festival di Sanremo è ormai un mito, prima di tutto c’è alla base una storia piccola da cercare, fatta di sacrifici e di espedienti.
Dalla prima edizione (1951) il Festival di Sanremo ha fatto molta strada, ha cambiato sito, pubblico e anche format. Ma, prima di diventare la colonna sonora dell’Italia moderna e un prodotto commerciale da milioni di euro, amato, odiato, sempre discusso, nessuno all’inizio lo prese davvero sul serio.
La prima edizione si svolse nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo, i cantatati si esibivano mentre il pubblico cenava intorno a tavolini da vecchio café chantant tra l’andirivieni dei camerieri. Il pubblico era così scarso che fu necessario trovare comparse da sistemare ai tavolini rimasti vuoti.
A vincere la prima edizione fu Nilla Pizzi con Grazie dei fiori. Nel 1953 si decise di far accedere il pubblico solo se munito di invito e qualcosa cambiò. Sparirono i tavolini della sala, partecipavano sempre più concorrenti e la stampa si interessò finalmente del fenomeno. Due anni dopo fu la volta della prima diretta televisiva Rai che mandò in onda una parte della gara in seconda serata dal Casinò Municipale di Sanremo.
La giostra mediatica era partita, gli italiani parlavano del Festival, si interessavano ai cantanti che partecipavano, cantavano e fischiettavano le loro canzoni.
La svolta arriva nel 1958 quando dal palco del festival Domenico Modugno intona Nel blu dipinto di blu, una delle melodie più celebri della storia della musica italiana, colonna sonora del boom economico e del nuovo benessere italiano degli anni ’50. La musica è cambiata, sotto tutti i punti di vista, Nel blu dipinto di blu segna l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, influenzata dallo swing e anche dal rock. A completare il cambiamento arriva, due anni dopo, sul palco di Sanremo, un giovane che di dimena al grido di 24mila baci, Adriano Celentano. Nasce così, con l’avvento del rock‘n’roll, una nuova categoria sociale fino a quel momento poco considerata, i giovani. Gli anni ’60 portarono ancora nuove regole rivendicate da una generazione che entrerà nel mito. Mina, l’Elvis italiano Little Tony, Lucio Dalla, e molti altri. La tragica morte di Luigi Tenco nel 1967, che dopo l’eliminazione della sua Ciao amore, ciao si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo sembrò un triste presagio. La vitalità e l’energia degli anni ’60 durarono poco, l’Italia si svegliò dal sogno dopo la strage di piazza Fontana a Milano e si trovò catapultata negli “anni di piombo”. Il clima pesante che avvolgeva il Paese contaminò anche il Festival della canzone che venne relegato in un cono d’ombra in cui rimase per gran parte degli anni ’70. Nel 1977 si mise mano alla formula del Festival, sperimentando nuove formule capaci di interpretare un mondo in trasformazione, alla location e alla selezione dei cantanti. La sede cambiò e si scelse il Teatro Ariston. La kermesse si aprì di nuovo alla musica internazionale e sul suo palco si fecero salire ospiti stranieri come Grace Jones. Il 1978 fu l’anno di Gianna di Rino Gaetano e di Un’emozione da poco di Anna Oxa. Negli anni ’80 l’Italia si era abituata ai varietà come Fantastico, alle televisioni commerciali e, soprattutto, a Pippo Baudo, l’anima del Festival dagli anni ’80 in poi con ben 13 conduzioni. Sul palco in quegli anni salirono i Kiss, i Duran Duran, i R.E.M e molti altri. L’edizione del 1980, condotta da Claudio Cecchetto, passò alla storia per lo scandaloso bacio di 45 secondi tra Roberto Benigni e Olimpia Carlisi e per l’epiteto Wojtilaccio con cui apostrofò il nuovo Papa, Giovanni Paolo II. Le edizioni successive non furono meno chiacchierate, gli scandali a Sanremo non sono mai mancati. L’avvento negli anni duemila delle piattaforme digitali, dei social network e dei talent show, mandò in crisi il Festival, considerato ormai un format per un pubblico troppo tradizionale e anzianotto.
IL FESTIVAL OGGI
Settantatré anni dopo il Festival della canzone italiana di Sanremo sembra sopravvissuto alla scomparsa del mondo che lo ha generato. Cercando il suo fantasma a Sanremo, il tempo pare essere un concetto astratto: davanti al teatro Ariston aperto al pubblico con abbonamenti da milleduecento euro, ogni anno si affollano migliaia di persone per assistere alla parata dei cantanti e degli ospiti italiani e internazionali, ma anche per andare a caccia di selfie e autografi nelle zone del centro affollate di celebrità e eventi. “Oggi è più importante dei talent rispetto a qualche anno fa” ha detto nei giorni scorsi, forse riflettendo a voce alta, Lucio Presta, durante una chiacchierata nei corridoi affollati e stretti dietro le quinte, guardando da un monitor le immagini della folla entusiasta fuori dal teatro. È così: da quando c’è Amadeus alla guida, più passa il tempo e più Sanremo diventa grande, un’icona italiana che ha conquistato tutto il mondo grazie anche al successo internazionale dei Maneskin. Ma non c’è solo la leggenda, cresce anche la memoria reale e collettiva in cui ci si imbatte parlando con gli abitanti della città: ognuno di loro sembra possedere un angolo del passato, un ricordo personale della kermesse; c’è la commessa che rimpiange di non essere andata ad una cena con Francesco Gabbani e alcuni amici perché a quel tempo adorava solo Ermal Meta e il ragazzo che racconta della madre scomparsa da poco che custodiva gelosamente nel cassetto una sua foto assieme al “Molleggiato” ( Adriano Celentano). In un negozio, dove Toto Cotugno si riforniva di abiti, dietro al bancone c’è ancora il proprietario che passava i completi al cantante (ma anche a molti altri) che però non vuole essere citato per mantenere la riservatezza e non perdere i clienti vip; e di fronte al Rolling Stone cafè il tempo sembra si sia fermato agli anni Ottanta di Vasco Rossi con la sua ormai leggend.aria esibizione esplosiva, nel senso che esplose letteralmente il microfono. Sanremo non è una metropoli e il passato è ancora un patrimonio comune in cui il Festival è visto come una sorta di divinità. E mentre i contorni sfumano nel mito, si dimenticano le polemiche non memorabili e si ricordano solo le canzoni, i cantanti e i conduttori. Amadeus è riuscito ad attualizzare il Festival di Sanremo, rimasto troppo indietro rispetto ai gusti delle nuove generazioni, e negli ultimi anni ha fatto registrare grandi numeri anche sul digitale e sui social network, nonché su RaiPlay grazie ai tanti che seguono la diretta della kermesse attraverso internet.
LACRIME IN PARADISO
Sanremo, Teatro Ariston ore 19: 45 – Camminando per i suoi corridoi, i camerini e le sale, e guardando i suoi oggetti, le poltrone, le luci, la scenografia del palco, gli abiti di scena e gli strumenti musicali, i pavimenti, le tende, i singolari arredi senza tempo di quella che, alla fine, dopo anni di gloria, doveva essere diventata una gabbia dorata e infelice per molti, non è semplice comprendere la parabola di Sanremo: nessuna altra manifestazione musicale prima del Festival di Sanremo era infatti mai stato un festival della canzone, semplicemente perché il festival, prima di Sanremo, non esisteva nemmeno.
Fu la prima kermesse di musica leggera e per molti è ancora l’unica.
Alcuni scorgono in Sanremo l’Italia e le sue contraddizioni, altri un magnifico varietà, altri ancora rivedono il proprio passato oppure delle voci a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Sicuramente il Festival di Sanremo continua a significare molto per tutta la gente che ogni anno fa centinaia o migliaia di chilometri per venire davanti all’Ariston, che riempie la passarella dove passano i cantati con scritte sui cartelli e cori di ogni tipo e poi aspetta il proprio turno per entrare in teatro, fare selfie, salutarli da vicino, pregarli, omaggiarne la canzoni. Alcuni lasciano un regalo: chi un orsetto, chi una lettera o un biglietto, altri un fiore, una lacrima, un saluto, un bacio. Ma ci siamo.
La finale di Sanremo 2023, 73° Festival della canzone italiana, sta per iniziare.
20:45 – La banda dell’Aeronautica Militare suona l’Inno di Mameli e Amadeus chiama sul palco il Capo di Stato Maggiore. L’emozione è palpabile in tutti i presenti, in sala e sul palco.
20:55 – Gianni Morandi omaggia Lucio Dalla cantando Piazza Grande, Futura e Caruso. Momento di commozione per lui che alla fine del medley alza gli occhi al cielo a salutare l’amico Lucio, ma anche per tutti noi. Durante una pausa, dietro le quinte, Gianni dice ad alcuni artisti giovani in gara che anche Lucio si è commosso da lassù per l’affetto ricevuto del pubblico, sono “ lacrime in paradiso”.
21:05 – Inizia la gara con Due di Elodie, poi tocca ai Colla zio, a Mara Sattei. Dopo l’entrata in scena di Chiara Ferragni si continua con Tananai, Colapesce e Dimartino, Giorgia, i Modà, e vari siparietti simpatici con Morandi che bussa al seno del corpetto in oro della Ferragni e Tananai che ringrazia i protagonisti, ucraini, del video musicale della sua canzone.
Alle 22:00 L’aria si fa elettrica e il teatro si accende per i Depeche Mode che cantano Ghost Again e l’immortale Personal Jesus. È il momento clou della serata e si rivelerà essere anche il momento con il picco di ascolti. Loro sono giganti, un po’ meno l’audio.
22: 35 – La gara scorre veloce ed è il momento di Gino Paoli che oltre a cantare Una lunga storia d’amore, Sapore di sale e Il cielo in una stanza. Poi tocca a Rosa Chemical e c’è anche Achille Lauro con un medley dei suoi successi sul palco del Suzuki Stage mentre all’Ariston continuano le esibizioni degli artisti in gara. È il turno dei Cugini di Campagna e poi di Madame che dopo la performance rivela che:” Questo per me è stato un Sanremo molto difficile /in riferimento al caso vaccini, ndr), per fare 100 metri ne ho corsi 1000 ma sono felice di essere qui e devo ringraziare Amadeus, senza di lui che ha creduto in me io non avrei fatto tutto ciò e parte del mio impegno te lo devo”. Amadeus, visibilmente emozionato, abbraccia la cantante e si fa sfuggire:” È un grandissimo talento”. La cosa sembra mettere in allerta il co-conduttore Morandi che fiuta il pericolo e sembra voler indirizzare Amadeus a usare lo stesso trattamento per tutti i cantanti che seguiranno. E così sarà. Infatti, anche Ariete avrà il suo spazio per fare un discorso e ricevere apprezzamenti, ma i complimenti e i gesti di affetto arriveranno anche a tutti gli altri.
23:24 – Finalmente è arrivato il momento di Fiorello che in diretta Instagram con Amadeus dice:” Vi siete guadagnati la prima pagina sull’Avvenire domani. Sarebbe stato stupendo se Rosa Chemical avesse fatto quella cosa con gli artigiani della qualità (in riferimento al bacio sulla bocca dato a Fedez che ho volutamente sorvolato per adesso). Fedez che te ridi? Guarda che s’è vista la lingua. Ma Coletta è lì? Voglio vederlo. Ma avevi controllato i testi di Gino Paoli? Dopo c’è stato Achille Lauro ma sembrava Cristina D’Avena a confronto, poi i Cugini di Campagna. Siete meravigliosi, un Festival così è irripetibile, domani i dirigenti andranno tutti a casa, però è stupendo “Chiara Ferragni replica che a questo punto avrà anche lei “un bonus limone”. Il momento è divertente come solo Fiorello riesce a fare. Trasmutare il metallo volgare in oro è roba da eletti della commedia e solo lui poteva costringermi a deviare dalla canzone.
23:30 – Tocca a Mr.Rain, una delle vere e gradite sorprese di questa edizione, insieme ai bambini coristi tutti vestiti di bianco. Poi, collegamento con Costa Smeralda con l’esibizione scatenata di Salmo. Ma il divertimento continua con i balletti e Furore (titolo della loro canzone) di Paola e Chiara. Dopo tanto furore arrivano, a mezzanotte, il “sogno erotico” di Levante e il momento ospite con Ornella Vanoni che canta Vai,Valentina, L’appuntamento (insieme a Morandi), Eternità e Una ragione di più. Poi arriva ancora la gara con LDA e subito dopo scende le scale un’altra ospite, ma attrice, Luisa Ranieri. La stanchezza ormai ha toccato il limite in questa maratona, Siamo al 19° artista in gara, si tratta dei Coma Cose con L’addio e confermano ad Amadeus il loro matrimonio imminente.
Il momento romantico prosegue con Morandi e Anna che si baciano ma ritorno subito alla gara (nessuna deviazione) con Olly, gli Articolo 31, Will, Leo Gassmann, gIANMARIA, e Anna Oxa per arrivare a concludere con gli ultimi a esibirsi che sono Shari, Gianluca Grignani e Sethu.
01:40 – Viene letta la classifica finale che svela anche i cinque artisti che entrano nella top 5 e si contendono la vittoria: Ultimo, Tananai, Lazza, Marco Mengoni, Mr. Rain.
02:15 – Amadeus legge la lettera inviata da Volodymyr Zelensky.
02:25 – Momento delle premiazioni. Premio della critica Mia Martini a Colapesce e Dimartino; premio sala stampa Lucio Dalla a Colapesce e Dimartino; premio Sergio Bardotti al miglior testo a L’addio di Coma Cose; premio Bigazzi assegnato dall’Orchestra a Marco Mengoni co Due vite.
02:30 – Arriva l’incoronazione di Marco Mengoni che vince Sanremo 2023.
LA CLASSIFICA FINALE
28) Sethu, 27) Shari, 26) Will, 25) Anna Oxa, 24) Olly, 23) Levante, 22) gIANMARIA, 21) Cugini di Campagna, 20) Colla Zio, 19) Mara Sattei, 18) Leo Gassmann, 17) Paola & Chiara, 16) Articolo 31, 15) LDA, 14) Ariete, 13) Coma Cose, 12) Gianluca Grignani, 11) Modà, 10) Colapesce Dimartino, 9) Elodie, 8) Rosa Chemical, 7) Madame, 6) Giorgia.
Marco Mengoni vince ed era stato ampiamente pronosticato in quanto primo fin dall’inizio in tutte le classifiche vincendo persino quella delle cover. Fuori dal podio invece, ecco le sorprese: Ultimo (quarto), Tananai (quinto). Lazza secondo e Mr. Rain terzo sono invece il segnale di una qualità molto alta delle canzoni, tanto da non permettere un pronostico scontato per il podio. Mengoni si meraviglia che nessuna delle donne si arrivata tra i primi cinque nonostante la qualità delle canzoni e dedica il premio a loro.
Nel suo complesso è stato un Festival di Sanremo straordinario che ha riportato l’attenzione sulla canzone “canzone”. I testi sono stati curati in modo particolare e il livello si sta alzando anno dopo anno sotto la direzione di Amadeus. Le musiche e gli arrangiamenti si fanno sempre più internazionali ma senza dimenticare la nostra grande produzione degli anni ‘80 e ‘90. La sensazione è che le scelte di Amadeus influenzino, in una specie di gioco di specchi, anche il lavoro delle case discografiche, che prima avevano come punto di riferimento solo i talent, che però hanno esigenze molto diverse, ma, da qualche anno, possono appoggiarsi sulla risurrezione musicale del Festival per proporre nuovi talenti, forgiarli, consolidarli, e fargli fare un percorso assente da troppi anni. Sanremo riesce a far crescere gli artisti, un esempio su tutti è stato Tananai quest’anno. Il passaggio all’Eurovision del vincitore consente anche una pianificazione più ambiziosa con la speranza di ripetere i fasti dei Maneskin, che, pur partiti da un talent, hanno avuto bisogno del Festival come trampolino per arrivare al resto del mondo. Inoltre, l’attenzione alla fascia dei giovani attraverso Sanremo giovani, Area Sanremo, ecc, permette la gestione di un artista talentuoso fin dalle prime esperienze, garantendo la sua formazione caratteriale e artistica tramite il confronto con altissimi professionisti dell’industria musicale e della televisione partecipando a tutte tre le fasi: settore giovani, Festival di Sanremo, Eurovision. Ecco perché trovo completamente inutile insistere con le provocazioni extra musicali, con le esagerazioni, le polemiche e robe simili. La vera forza di Sanremo è nelle canzoni. Sono loro che ricordiamo per anni e anni, sono le canzoni che ci entrano dentro e ci accompagnano per tutta l’esistenza, e, forse anche oltre. Se Sanremo 2023 farà la storia sarà solo per la bellezza di canzoni come quella di Mengoni, o di Lazza, o di Mr Rain, Giorgia, Madame, ecc.
Amadeus ha fatto un lavoro impressionante, ha cercato di rappresentare tutti i generi musicali e messo in moto un meccanismo di ricambio generazionale a cui tutti gli addetti ai lavori, o quasi tutti, stanno aderendo con entusiasmo. Sarebbe un peccato imperdonabile se le polemiche extra musicali disinnescassero tutta questa energia innovatrice.
È tardi, ci sono ancora i fan dei vari artisti e protagonisti del Festival e i giornalisti di diverse testate nazionali e locali. Sto pensando che Amadeus non riuscirà a mantenere la sua specie di promessa.
E invece, eccolo.
Amadeus è solare, ciarliero, rilassato e desideroso di raccontare nonostante la stanchezza e il poco tempo a disposizione. Gli chiedo semplicemente una sua libera considerazione su questo Sanremo, per chiudere in bellezza.
“Mentre ascoltavo le esibizioni di tutti gli artisti, da quelli in gara agli ospiti italiani e internazionali, dovetti fermarmi e nascondermi in un angolo defilato dietro le quinte dell’Ariston. Mi stavano scendendo le lacrime. Forse per la stanchezza o le tante emozioni, e ho capito che il Festival di Sanremo è una grande mappa geografica dell’Italia, dove capita di andare a singhiozzo, oppure di cambiare strada assemblando e unendo memorie a brandelli di percorsi sconosciuti. Tutti quelli che vanno a Sanremo, lo fanno per conoscere e per conoscersi. E insegnano, senza volerlo, a fare altrettanto anche agli altri, di qualsiasi generazione essi siano. E tutto questo è possibile solo grazie a un unico potente mezzo: la canzone”.
Grazie Amadeus, non potevo chiudere in modo migliore.