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martedì, Dicembre 3, 2024
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LA COLLINA DI TARA E LA PIETRA DEL DESTINO.

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martedì, Dicembre 3, 2024
Veduta aerea della Collina di Tara.

Molti conoscono almeno qualcosa della cultura irlandese, ma solitamente la nostra conoscenza è molto superficiale. Solo alcuni elementi della tradizione dell’Irlanda sono infatti usciti dall’isola e sono diventati famosi in tutto il mondo. Tra questi spiccano ad esempio i leprecauni, i folletti vestiti di verde ormai presenti in diversi film e serie TV. Molti inoltre conoscono e festeggiano San Patrizio, la celebrazione che cade ogni 17 marzo e che ormai è stata adottata da diversi pub e locali che indicono serate all’insegna della birra in occasione della festa del santo patrono d’Irlanda.

La cultura irlandese è però molto più complessa di così e spesso è sconosciuta ai più. L’isola vanta infatti una storia molto avvincente costellata da personaggi leggendari, figure storiche di enorme importanza e siti geografici che hanno ancora un immenso valore per la tradizione irlandese. Nemmeno i lunghi anni di dominazione inglese sono riusciti del tutto a far sprofondare nell’oblio la cultura d’Irlanda, che si fa ancora forza appoggiandosi anche a siti come la collina di Tara.

Qualsiasi esperto o appassionato di letteratura irlandese citerà subito la Collina di Tara tra i principali siti di interesse d’Irlanda. La collina di Tara – Hill of Tara – è considerata il luogo sacro per eccellenza, meta della cultura celtica, dove ci si incontrava, tra diverse tribù nel giorno di Samhain. Su questa collina si formava la scuola dei druidi e dei guerrieri Feniani, ovvero i Cavalieri del Destino, protettori dell’Irlanda. Un nome che, attualmente, nella politica irlandese è stato preso come riferimento dal Partito Fianna Fàil, i cui aderenti si definiscono appunto Feniani. Qui i druidi dettavano i loro insegnamenti ai discepoli e mantenevano aperta la “porta” che collega il passaggio con l’altro mondo. Era considerata la dimora delle divinità e in seguito essa divenne addirittura la residenza dei re supremi d’Irlanda.

Alla collina di Tara è legata la “Pietra del Destino”. Quest’ultima ha una storia antichissima persa sotto il peso del tempo e dei secoli.

In pochi forse sanno che il complesso archeologico della Collina di Tara è uno dei più importanti del mondo. E anche un potentissimo simbolo della fierezza e dell’orgoglio irlandese, che non ha dimenticato le proprie radici, le proprie tradizioni, la propria identità, cose pericolose per la non cultura woke dei nostri tristi tempi.

Alla Collina di Tara sono legate storie affascinanti, leggende mitologiche che nulla hanno da invidiare a quelle più conosciute nella cultura di massa. E le indagini archeologiche hanno rivelato che il sito è più complesso di come appare. Credo, quindi, che sia giunto il momento di fare un salto nella verde Irlanda, cercando di conoscere meglio tale straordinario luogo, in questo nuovo articolo per “La Stele di Rosetta”, in esclusiva per IQ (e magari – perché no? – sperare di scorgere tra le nebbie un abitante del Popolo Fatato…).

INDICE DEI CONTENUTI

IL SITO

PERCHE’ UNA COLLINA

LE ORIGINI MITICHE

I TUATHA DE’ DANANN, GLI ESSERI DIVINI

LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE

L’ORIGINE DEL TOPONIMO

LE LEGGENDE

TARA E LE FESTE RITUALI

I RE SUPREMI D’IRLANDA

LA PIETRA DEL DESTINO

GLI ALTRI LUOGHI DEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI TARA

UN SIMBOLO DI IDENTITA’

IL SITO

La Collina di Tara (in irlandese: Teamhair o Cnoc na Teamhrach) si trova a 10 km a sud-ovest di Newgrange. Era uno dei luoghi più venerati e importanti dei primi secoli della storia d’Irlanda. E’ un luogo ricco di storia e di simbologia: fu il centro politico e spirituale dell’Irlanda gaelica e sede degli Ard-Ris, i Re Supremi d’Irlanda, che vennero incoronati proprio qui, fino all’XI secolo. La zona è ricca di luoghi da visitare e offre spettacolari vedute sulla valle e sulle fertili pianure della Contea di Meath. Infatti dalla cima della collina 142 re hanno sorvegliato il loro regno e anche oggi si possono ammirare viste panoramiche sulla campagna circostante: nonostante la collina di Tara sia a soli 155 metri sul livello del mare, in una giornata limpida lo sguardo potrà spaziare su tutta la pianura centrale dell’Irlanda, dalle Mourne e Cooley Mountains a nord-est alle Slieve Bloom Mountains a sud-ovest e alle Wicklow Mountains a sud, praticamente metà delle contee irlandesi.

La Collina di Tara costituisce un importante luogo sia a livello nazionale sia internazionale insieme a tutta la Valle del Boyne e alle altre necropoli come Newgrange. Cinque antiche strade d’Irlanda convergevano proprio sulla Hill of Tara, collegando Cruachan a Rathcroghan nella contea di Roscommon, Eamain Macha a NavanFort nella contea di Armagh e Dún Ailinne. Tutta la campagna circostante è considerata terreno che approvvigiona i più ricchi pascoli di tutta l’Irlanda.

La Valle del Boyne.

Sulla sommità della collina, a nord della dorsale, si trova una zona dalla forma di un’ovale risalente all’età del ferro, che misura 318 metri nel verso nord-sud e 264 metri nel verso est-ovest.
È racchiuso da un fossato interno e da un terrapieno, conosciuto come Ráith na Ríogh (il Forte dei Re, noto anche come Recinto Reale).
I più importanti lavori di scavo sono i due recinti collegati: un forte ad anello bivallato, un tumulo ad anello noto come Teach Chormaic (Casa di Cormac) e il Forradh o il Seggio Reale.
A nord degli anelli fortificati si trova una piccola tomba portale risalente al neolitico nota come Dumha na NGiall (il Tumulo degli Ostaggi), costruita intorno al 3400 (cal.) a.C.
Nel mezzo del Forradh è collocato un menhir, che si crede sia Lia Fáil (Stone of Destiny) in cui furono incoronati i Grandi Re d’Irlanda.

Un sito complesso
Il sito di Tara è molto complesso e comprende più di 30 strutture distribuite per circa 2 Km lungo il bordo di un basso altopiano ad una quota di circa 155 metri s.l.m. La collocazione topografica fu di fondamentale importanza ai fini della scelta del sito dove edificare l’insediamento che sorge su una collina la quale anticamente fu di notevole interesse politico e rituale, ma soprattutto un importante luogo sacro. Infatti, il passaggio della morte o il passaggio per l’oltretomba è rappresentato dalla conformazione di questa collina che contiene 2 piccole sopraelevazioni, tumuli funerari, con una forma di 2 cerchi che si uniscono in un 8 perfetto. Il simbolo 8 è il simbolo dell’infinito che è l’emblema usata dalle culture del popolo celtico.

Le due sopraelevazioni che formano un perfetto 8.

Nel terreno circostante Tara ci sono circa 20 monumenti megaliti, che sono una delle caratteristiche che ritroviamo nelle Stonehenge a migliaia di chilometri di distanza. Attorno a Tara, nel passato, c’erano case e palazzi, fortini e altre residenze in legno. Il popolo celtico lo usava specialmente nei periodi dei Sabbat.

La collina era ed è venerata soprattutto per celebrare le feste principali celtiche e del popolo celtico, cioè i Sabbat maggiori, come Samhain e Imbolc. In quest’ultima si festeggiava l’inizio della primavera e a Samhain, in pieno autunno, si festeggiava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno.

I fuochi di Samhain.

Presso questo luogo accendevano i fuochi della notte del 31 ottobre, la notte in cui si poteva avere un collegamento con l’altro mondo, leggere il futuro. Luogo di culto attorniato da leggende tramandate oralmente da generazione a generazione.

PERCHE’ UNA COLLINA

In Irlanda, ma anche in tutta l’Europa celtica, i luoghi elevati erano considerati luoghi sacri e venivano spesso utilizzati dai druidi per le assemblee e le cerimonie religiose. L’idea dell’utilizzo di un luogo elevato per facilitare il contatto tra l’uomo e la divinità è un concetto di derivazione indoeuropea che diventò successivamente anche un elemento tipico del Cristianesimo. Inoltre i luoghi sacri fortificati, che in ambito alpino italiano sono detti “santuari d’altura“, avevano presso i Celti anche una funzione di reciproca intervisibilità, improntata ad esigenze di difesa contro gli attacchi esterni.

Il sito di Newgrange.

In Irlanda tutte le grandi necropoli neolitiche costellate di tumuli, quali Newgrange, Knowth, Dowth, Loughcrew etc. sorgono sulla cima delle colline o di altipiani. Nel caso di Loughcrew addirittura, le colline sono due e i tumuli preistorici sono distribuiti sui due cocuzzoli, peraltro visibili, in direzione nord-est, dalla Collina di Tara, sulla Slieve na Calliagh, vicino a Oldcastle nella contea di Meath. Lo stesso avviene lungo l’orizzonte meridionale in direzione di Dublino dove le Wiklow Mountains ospitano svariate necropoli neolitiche ricche di tumuli a camera, quali Saggart Hill, Montpelier (the Hell-fire Club) and Seefin. Un po’ più a nord sono ubicati i resti dell’antico monastero di Kells e dietro di esso si trova la Hill of Lloyd dove è possibile osservare i resti di alcune strutture murarie di origine preistorica. Nelle vicinanze esiste Teltown il luogo in cui è storicamente attestato lo svolgimento delle “Oenach Tailten“, le assemblee presiedute direttamente dal Re di Tara e dedicate al dio celtico Lugh la cui data durante l’anno pare fosse definita dalla levata eliaca di Sirio o di Regolo e che corrispondeva alla festa di Lughnasadh, all’inizio di agosto.

Mappa del sito di Hill of Tara.

A Tara si rileva che la maggior concentrazione di monumenti è posta sulla cima della collina e nei dintorni a qualche chilometro di distanza esistono altri 5 siti fortificati, che sono anche luoghi sacri, la cui posizione fu ritualmente scelta tutto intorno alla collina secondo alcuni criteri astronomicamente significativi, i quali avevano anche importanti risvolti di tipo rituale e sacro. Verso sud abbiamo Ráith Maeve, a nord-est è posto Ráith Lugh, a nord è posto Rathmiles, ad ovest è ubicato il Riverstown Enclosure e a sud-ovest troviamo il Ringlestown Ráith.

LE ORIGINI MITICHE

The Riders of the Sidhe, John Duncan (1866-1945).

La Hill of Tara è la distesa di torba più sacra d’Irlanda e occupa un posto nel cuore della storia, della leggenda e del folclore irlandesi. Queste creste suggestive, che un tempo ospitavano importanti forti ad anello, offrono molto più di panorami incredibili sulla verde campagna della Contea di Meath. Raccontano antiche storie di re, divinità e rituali sacri che conferiscono all’Ireland’s Ancient East il suo fascino infinito.

Secondo le leggende esisteva anticamente luogo mitico che si chiamava Temair i cui abitanti erano persone comuni, alcuni erano più saggi, altri meno. Alcuni si ponevano domande, altri meno, ma tutti erano legati dall’amore per la loro terra, la loro collina. Un giorno, o forse una notte, nel momento in cui il giorno si incontra con la notte, e quindi non è né l’uno né l’altro: un tempo fuori dal tempo e dal mondo, una grande nube di nebbia avvolse Tara e in quella occasione comparvero degli esseri strani che dichiararono di essere della stirpe dei “Túatha Dé Danann“, cioè il Popolo dei Dana, la mitica stirpe di origini divine che secondo la mitologia irlandese “venne dal nulla e scomparve nel nulla” (la citazione è tratta dai “Miti delle Invasioni d’Irlanda“), e di venire dalle terre a nord del mondo. Gli abitanti di Tara fuggirono spaventati e per molto tempo si tennero alla larga da quegli esseri che abitavano la collina; ma i più saggi tra loro, incuriositi, si avvicinarono e accettarono di incontrarsi con loro.

Da quegli incontri, gli abitanti di Tara impararono molte cose: la Scienza, la Magia, l’Arte, l’Astronomia, l’Erboristeria, la Musica, la Medicina. Secondo le leggende quindi il sapere astronomico derivava direttamente da esseri dotati di prerogative divine. Ma i “Túatha De Danann” non si limitarono a questo. Sembra, infatti, che questo popolo avesse esplorato le “Isole del Nord” dove acquisì molte abilità manuali, spirituali e magiche in quattro città: Falias, Gorias, Murias e Finias.

I quattro tesori d’Irlanda Da ognuna di queste città, spostandosi poi in altri luoghi, i Túatha De Danann portarono via un tesoro che diventarono i quattro leggendari tesori d’Irlanda:

  • Da Falias portarono via la Lia Fáil Pietra del Destino che emetteva un grido se veniva calpestata da un legittimo Re Supremo d’Irlanda;
  • Da Gorias la Claíomh Solaiso Spada di Luce, ma in un combattimento venne perduta da chi la impugnava;
La Lancia di Lugh.
  • Da Finias la Sleá Bua o la Lancia di Lugh che non falliva mai il bersaglio;
  • Da Murias il Coire Dagdae o il Calderone del Dagda, capace di sfamare un numero illimitato di persone senza svuotarsi mai
Scultura raffigurante il Calderone del Dagda, nel Giardino sensoriale del Parco delle Tralee. Contea di Kerry. Irlanda

che poi regalarono a quei primi uomini saggi, quattro doni i quali erano oggetti dotati di poteri soprannaturali che avrebbero costituito da quel momento in poi la dote dei re supremi d’Irlanda. Questi doni vennero identificati in racconti successivi in questo modo: il calderone come una coppa (identificabile secondo la tradizione nel Graal, mito che compare in tutte le antiche tradizioni del pianeta), la Lancia di Lugh come la lancia con cui il centurione Longino trafisse il costato di Gesù Cristo (si dice anche che la stessa lancia sarebbe appartenuta ad Hitler e che ora sia quella conservata al Museo di Monaco, ma si sa che è un falso) e la Spada di Luce che è stata identificata con Excalibur, la mitica spada di Re Artù.

La lancia di Longino, custodita nella Schatzkammer, numero di inventario XIII-19, sotto l’amministrazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

I TUATHA DE’ DANANN, GLI ESSERI DIVINI

Ci sembra, a questo punto, di fondamentale importanza aprire una parentesi dedicata a questo popolo importantissimo della mitologia irlandese: i Túatha Dé Danann. Essi furono il quinto dei sei popoli preistorici che invasero e colonizzarono l’Irlanda prima dei Gaeli. L’etimologia più diffusa traduce il termine come “la tribù della dea Danu“. Le leggende riguardanti i Túatha Dé Danann, inscrivibili nel “ciclo mitologico” o “ciclo delle invasioni“, sono riportate da un certo numero di narrazioni in medio irlandese, a loro volta contenute nelle grandi raccolte manoscritte medievali irlandesi.

I Túatha Dé Danann.

Il testo più antico che citi i Túatha Dé Danann è lo Scéal Tuáin meic Cairill (“Storia di Tuán figlio di Cairell“, IX secolo) in cui essi appaiono già inseriti nel contesto delle invasioni irlandesi, segno che, all’epoca della stesura del testo, la tradizione storiografica aveva già raggiunto il suo punto di arrivo.

Segue l’importantissimo Cath Maige Tuired (“La battaglia di Mag Tuired“, XI secolo), una narrazione completamente incentrata sui Túatha Dé Danann, che narra il loro arrivo in Irlanda, le storie dei loro membri principali e la grande battaglia che li oppose ai Fomor.

L’imponente Lebor Gabála Érenn (“Libro delle invasioni d’Irlanda“, XII secolo), che tratta estesamente di tutti i popoli invasori d’Irlanda, riporta in dettaglio tutte le tradizioni genealogiche sui Túatha Dé Danann. In questo testo, i loro re vengono inseriti in un’ideale successione dei Sovrani Supremi d’Irlanda, dando lo spunto all’imponente tradizione annalistica della letteratura irlandese.
La letteratura di divulgazione in genere interpreta l’etnonimo Túatha Dé Danann come “Tribù della dea Danu” (o “Dana”). Tale lettura, per quanto popolare, è però soltanto ipotetica.

Folio 53 dal Book of Leinster. Il Lebor Gabála Érenn è registrato in più di una dozzina di manoscritti medievali e il Book of Leinster è solo una delle principali fonti di testo.

I Túatha Dé Danann discendevano dai figli di Nemed, un precedente popolo invasori d’Irlanda, il quale aveva dovuto abbandonare l’isola dopo essere stato decimato dai Fomor. Recatisi in lontane isole boreali, essi si erano istruiti nella sapienza e nelle discipline druidiche e, dopo molto tempo, i loro discendenti avevano progettato il ritorno in Irlanda, ritenendo che l’isola spettasse loro per diritto ereditario. Intanto, stabilitisi in Scandinavia, avevano stretto un’alleanza con gli stessi Fomor: tra loro vi erano state unioni matrimoniali ed era nata una discendenza mista.

Lo sbarco in Irlanda Dopo essere sbarcati in Irlanda diedero fuoco alle loro navi in modo che non avessero più la tentazione di tornare indietro. Poiché dalle navi che bruciavano si levavano alte colonne di fumo, dice il cronista, in seguito si disse che i Túatha Dé Danann fossero venuti dal cielo su quelle nubi di fumo. La vicenda delle navi ricorda molto un episodio del Silmarillion, in cui gli Fëanor (il creatore dei Silmarill), arrivato nell’estremo ovest del Beleriand, fece bruciare le imbarcazioni per non tornare più indietro.

Fëanor brucia le navi dei Teleri.

Le battaglie L’Irlanda a quel tempo era popolata dai Fir Bolg, un popolo anch’esso di discendenza nemediana. Essi si scontrarono con i Túatha Dé Danann in quella che fu la prima battaglia di Mag Tuired (Contea di Mayo). I Túatha Dé Danann vinsero e i Fir Bolg furono costretti a cedere loro la sovranità sull’Irlanda. Tuttavia, il re danann Núada, aveva perduto il braccio destro nel corso dello scontro e, in base alle leggi, la mutilazione lo rendeva inadatto per regnare. Venne così sostituito da Bres, il quale era fomoriano per parte di padre.

Ambasciatori dei Fir Bolg e dei Tuath Dé si incontrano prima della battaglia di Moytura.” Un’illustrazione di Stephen Reid in TW Rolleston’s Miti e leggende della razza celtica, 1911.  I due ambasciatori esaminarono le armi l’uno dell’altro con grande interesse. Le lance dei Danai, ci viene detto, erano leggere e appuntite; quelle dei Firbolg erano pesanti e smussate. Contrastare il potere della scienza con quello della forza bruta è qui l’intenzione evidente della leggenda.

Bres regnò per sette anni e il suo regno si rivelò disastroso, così fu costretto ad abdicare. Fuggito dall’Irlanda, egli riparò presso i Fomor, chiedendo l’aiuto dei parenti di suo padre per riconquistare il trono. In Irlanda fu restituita la sovranità a Núada, al quale venne costruita una protesi d’argento che sostituiva l’uso del braccio troncato.

Lugh in battaglia, disegno di Harold Robert Millar.

Fu così che i Túatha Dé Danann dovettero scontrarsi con i Fomor nella seconda battaglia di Mag Tuired (questa volta nella Contea di Sligo). A guidare le file dei Túatha Dé Danann era Lúgh Sámildanach il quale, nonostante fosse fomoriano per parte di madre, venne eletto in quel ruolo in quanto esperto in ogni possibile arte. Egli guidò alla vittoria le schiere dei Tuatha Dé e sconfisse uno dei capi dei Fomor, Balor, suo nonno, il quale poteva uccidere interi eserciti soltanto poggiandoci sopra lo sguardo.

I Túatha Dé Danann imposero così il loro regno sull’Irlanda e i loro sovrani furono ricordati nella successione dei Re Supremi. Mantennero il regno per molto tempo, finché non giunsero dall’Iberia i Figli di Míl, gli antenati dei celti Gaeli. Costoro riuscirono a sbarcare in Irlanda nonostante gli incantesimi messi in atto dai Túatha Dé Danann nel tentativo di tenerli lontani e sconfissero questi ultimi nella battaglia di Óenach Taillten. Sconfitti, i Túatha Dé Danann accettarono di lasciare il dominio dell’Irlanda ai nuovi venuti e si ritirarono a vivere nel sottosuolo dell’isola e dentro le colline fatate, dove da allora condussero un’esistenza felice e immortale, trasformandosi nel folklore in creature soprannaturali, i Daoine Sidhe.

La scomparsa dei Túatha Dé Danann Quando i Túatha Dé Danann se ne andarono sparendo del nulla, avvenne tutto in una notte, o meglio nuovamente nell’incontro tra giorno e notte (per gli irlandesi antichi e più in generale per le popolazioni celtiche, i momenti di transizione erano ritenuti di pertinenza divina, quindi l’alba e il tramonto erano ritenuti momenti particolarmente importanti). Nessuno se ne accorse: se ne andarono nel nulla, come dal nulla erano venuti. Si dice che parte di loro tornò nelle Terre a nord del mondo, e che altri invece si rifugiarono nel “Sidhe“, l’Altro Mondo; ma gli Ard-Ri (i Re Supremi) avevano ormai imparato ad usare i quattro doni, e Tara restò ancora per molto tempo un esempio di società giusta e progredita, un esempio per tutta l’umanità. Quando il mondo piombò nelle barbarie, fu necessario proteggere l’esperienza di Tara per preservarla per le umanità future. Apparentemente tutto si disperse: dei quatto doni nacquero ogni sorta di dicerie e di superstizioni e tutto si tramutò in un mito. Come abbiamo già detto prima, il Graal fu visto in ogni parte del mondo, la pietra cambiò decine di volte posto e possessore, la lancia fu identificata con la lancia che ferì Gesù Cristo, la spada diventò Excalibur, la spada di Artù, e degli antichi abitatori di Tara si perse ogni traccia, ma secondo la tradizione locale in realtà gli Ard-Ri e il loro popolo non andarono da nessuna parte, sono ancora lì, a Tara, nel mondo invisibile che sta accanto al nostro: il Sidhe.

Il Sidhe e il Sidh
Sidhe è la parola gaelica che indica il popolo fatato, chiamato anche piccolo popolo, composto secondo le mitologie nordiche da folletti, fate, elfi, gnomi, ecc., designati alternativamente come spiriti elementali. La traduzione letterale è popolo delle Colline. Quindi, i Túatha Dé Danann, da esseri divini furono assimilati ai personaggi caratteristici della tradizione irlandese, ridotti a tale status dal cristianesimo trionfante che, quindi, non riuscì a cancellare del tutto la memoria profondamente radicata che il popolo irlandese aveva su di essi.

Il Sidh è invece l’oltretomba celtico, un mondo felice, parallelo a quello umano, che può essere interpretato sia come l’habitat invisibile in cui dimora appunto il “buon Popolo”, o “piccolo Popolo” che dir si voglia, o più semplicemente come l’immagine evocativa del mondo spirituale.

Un popolo veramente esistito?
Nelle fonti medievali, i Túatha Dé Danann sono il popolo che abitava l’Irlanda prima dei Gaeli. Questo ha spesso portato alcuni studiosi a identificarli con l’una o l’altra popolazione pre-celtica, per esempio con i costruttori dei megaliti di cui è ricco il paesaggio irlandese. Tale identificazione è però priva di un vero fondamento, in quanto i Túatha Dé Danann sono attestati unicamente nella letteratura medievale e nulla li collega con le testimonianze preistoriche presenti sul suolo d’Irlanda.

Non vi sono motivi per ritenere che le narrazioni medievali abbiano una base storica: al contrario, tutto fa ritenere che i Túatha Dé Danann siano personaggi prettamente mitici. Il fatto che siano spesso tratteggiati come esseri sovrumani, dai poteri soprannaturali, fa pensare che si possa essere trattato, in origine, di vere e proprie divinità, poi storicizzate ed evemerizzate dai cronisti medievali, che erano di fede cristiana. L’evemerismo è una posizione della filosofia della religione che sostiene che gli dèi rappresentino soggetti umani divinizzati, attraverso processi di trasformazione e di ricezione di eventi reali attraverso le strade della tradizione orale che ne ha tramandato la memoria e modificato i contenuti. L’atteggiamento filosofico prende il nome dal suo assertore, Evemero da Messina, storico e filosofo di età ellenistica.

I Túatha Dé Danann furono dunque, con ogni probabilità, le antiche divinità celtiche dei Gaeli. La cristianizzazione, in Irlanda, non cancellò gli antichi miti, ma li inserì in un contesto pseudostorico, adattandoli in qualche modo al sistema universale biblico-classico. Senza alcun dubbio il processo di evemerizzazione deformò irrimediabilmente le narrazioni tradizionali ma, paradossalmente, permise loro di sopravvivere e di essere tramandati fino a noi.

LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE

Collina di Tara, Tumulo degli Ostaggi dopo la rimozione del tumulo di terra nel 1959.

I ritrovamenti attestano che il sito è stato costruito nell’ età del bronzo e del ferro e confermano l’importanza della collina per il popolo celtico. I recenti scavi archeologici hanno permesso di fare luce sia sulle caratteristiche del sito in sé stesso sia, più in generale, sulla problematica connessa con l’età del Ferro irlandese. Recenti indagini archeoastronomiche hanno messo in evidenza l’esistenza di linee astronomicamente significative codificate nelle numerose strutture presenti nel sito, dirette verso i punti di levata e di tramonto del Sole, della Luna e delle stelle più luminose, all’orizzonte naturale locale.

Nel sito di Tara e nelle vicinanze sono presenti numerosi allineamenti astronomicamente significativi. 

L’indagine archeologica di ciò che è rimasto ci dice che la collina di Tara fu principalmente un sito rituale, un luogo dove la gente andava a seppellire i propri morti e dove venivano celebrati gli eventi più importanti della comunità. Durante l’età del Bronzo e del Ferro, la collina fu protetta dai cinque siti fortificati, i quali erano anche luoghi sacri, i quali erano stati ubicati secondo un criterio rituale, sacro e astronomicamente significativo, intorno ad essa.

Di fatto la collina di Tara era inizialmente priva di fortificazioni in quanto cinque “Ráith” (termine che significa “collina” o “luogo fortificato”) satelliti garantivano la sua difesa, ma soprattutto erano gli dei che provvedevano alla difesa della sacra residenza reale suprema.

Pagina 21 di “Una breve descrizione della collina di Tara”. Dublino, 1879.

Se esaminiamo il “Ráith na Rioch”, cioè il sacro recinto reale, osserviamo che si tratta di un recinto rituale destinato a delimitare uno spazio sacro più che un recinto edificato con funzione difensiva, in quanto il vallo è posto all’interno rispetto alla palizzata e non all’esterno come avviene, secondo logica, nel caso di tutti i siti fortificati di origine celtica. Lo stesso accade nel caso degli altri “siti reali” capitali delle altre tre province.
Si tratta quindi di una struttura rituale non destinata a proteggere chi stava dentro da eventuali pericoli esterni, ma a difendere chi stava fuori da potenti forze ultraterrene che venivano in questo modo contenute e confinate all’interno del recinto sacro. Sulla collina di Tara esistono attualmente non meno di 30 strutture visibili e molte altre sono ormai invisibili, ma rilevabili dall’alto mediante prospezione aerea, soprattutto con tecniche all’infrarosso oppure mediante prospezione geofisica con tecniche georadar.

L’ORIGINE DEL TOPONIMO

L’antico nome di Tara, cioè Temair trova due possibili spiegazioni nel testo Sanas Chormaic redatto nel 908 d.C. e attribuito a Cormac mac Cuilennain, re e vescovo di Caisel, mentre invece i nomi dei vari siti che costituiscono le strutture interne furono citati per la prima volta nel Dindshenchas, testo redatto durante il XI secolo da un anonimo autore che aveva visitato quei luoghi. Egli però, nel testo, aveva indicato i nomi senza fornire l’esatta corrispondenza con le strutture presenti sul terreno. Questa corrispondenza fu stabilita da George Petrie nel XIX secolo, a seguito di un dettagliato studio del Dindshenchas da lui eseguito. Non sappiamo se questi nomi possano corrispondere o meno all’effettiva antica denominazione delle varie strutture, ma sono entrati nella tradizione e ce ne serviremo, come è d’uso tra gli archeologi irlandesi, per identificarle univocamente.

George Petrie nella Rivista della Royal Society of Antiquaries of Ireland (1916).

La prima spiegazione è che Temair derivi dall’irlandese antico “tea-mur“, cioè il muro di Tea, la moglie di Eirimon un re mitologico di Tara. Secondo la leggenda la regina Tea, nativa di Tebe in Egitto, morì di nostalgia a Tara e fu seppellita sulla sommità della collina.

L’altra spiegazione è in relazione con la posizione elevata dell’insediamento da cui si gode un’ampia vista lungo il paesaggio circostante. Entrambe le spiegazioni contenute nel Sanas Chormaic sono di origine mitica e sono solamente leggendarie. Il nome “Tara” è l’anglicizzazione dell’antico irlandese “Temair” attraverso il termine “Taueragh” utilizzato durante il XIII secolo come è registrato in numerosi documenti di redazione Anglo-Normanna.

In realtà il nome Temair, secondo l’irlandese antico, pare connesso con l’alternarsi dell’alba e del tramonto e la definizione di uno spazio sacro, elementi tipici dell’antica sacralità irlandese in cui gli astri erano molto importanti.

LE LEGGENDE

Tara era anche il posto dove si formavano sia i druidi che i guerrieri, perché era un luogo sacro e una fortezza dove i guerrieri si preparavano alle battaglie e dove i druidi mantenevano aperta la porta del “Sidhe” cioè l'”altro mondo”, il mondo degli eroi, degli esseri mitici e degli dei.

Merlino e Stonehenge. Immagine AI.

Secondo una leggenda fu proprio a Tara che Merlino, il druido, trovò le pietre adatte per erigere il suo grande tempio, e le trasportò, con la sua magia, fino nel sud dell’Inghilterra costruendo il complesso megalitico di Stonehenge. Sulla collina di Tara risiedevano gli esseri invisibili, con tutte le loro caste e gerarchie, da quelli burloni a quelli che davano un aiuto concreto agli abitanti.

La dea Medb o Maeve.

Secondo numerose leggende, Tara fu governata per lungo tempo da esseri divini i più importanti dei quali furono il dio Lugh e la dea Medb. Lugh è il più importante degli dei del pantheon celtico ed il termine significa “brillante” o anche “luminoso”. I suoi attributi principali erano le competenze nel campo militare, artigianale e sacerdotale: praticamente Lugh era abile in qualsiasi cosa, concetto che in antico irlandese si traduce in “sámildanach“. Lugh rappresenta la derivazione divina del regno di Tara che si manifesta attraverso le “grida” della “Lia Fàil” (la Pietra del Destino) che emetteva suoni quando veniva toccata da un individuo degno di aspirare al regno di Tara.

Tra il 4.000 e il 2.500 a.C., la gente di Tara credeva che la collina fosse un ingresso per l’aldilà, il luogo da cui gli dei entrarono nel nostro mondo. Questo collegamento con l’altro mondo era così importante per le dinastie reali future che i Re Supremi di Tara, alla loro incoronazione, dovevano simbolicamente sposare la dea Medb per poter diventare re! Si credeva che Medb fosse arrivata dall’aldilà.

TARA E LE FESTE RITUALI

Calendario delle festività celtiche.

L’esistenza, durante l’anno celtico, di molte festività è un fatto noto e ben documentato dai reperti archeologici, dalla storiografia antica e dalle tradizioni che ancora oggi vengono celebrate in svariate località dell’Irlanda.

Tra le ricorrenze in corrispondenza delle quali venivano celebrate alcune feste durante l’anno, quattro di esse rivestivano un particolare significato sia dal punto di vista della solennità che della ritualità. Tali ricorrenze erano, in ordine cronologico lungo l’anno celtico irlandese, Samhain, Imbolc, Beltaine e Lughnasadh, e in corrispondenza di tali ricorrenze, in svariati luoghi dell’Irlanda, si celebravano le feste politico-sociali-religiose, note con il nome di “Óenach” e presiedute dai vari re provinciali.
A Tara la festa presieduta dall’Ard-Ri era nota con il nome di “Óenach Tailten” in quanto veniva celebrata a Lughnasa nella vicina località di Tailten (attualmente Teltown).

La ricorrenza di Samhain, corrispondeva all’inizio dell’anno ed inaugurava il periodo durante il quale era la notte a prevalere sul giorno. Le altre tre ricorrenze corrispondevano ciascuna alla celebrazione di una ben determinata divinità venerata dalle popolazioni celtiche dell’età del Ferro irlandese.

Raffigurazione di Samhain.

La festa di Imbolc era dedicata alla dea Brigit, nome che in irlandese antico aveva il significato di “luminosa”, ispiratrice delle arti e dei mestieri.

Raffigurazione di Imbolc.

Durante la festa di Beltaine era stabilita l’inizio della stagione estiva, e venivano festeggiate divinità con prerogative di tipo medico.

Raffigurazione di Beltaine.

La festa di Lughnasadh era ritenuta la più importante di tutte in quanto la divinità celebrata era Lugh, considerato la maggiore divinità venerata dagli irlandesi dell’età del Ferro come testimoniano molti reperti archeologici. Il termine Lughnasadh significa “raduno di Lugh” e tale festa coincideva generalmente con le grandi “Oinech” che venivano celebrate nei vari regni dalle varie tribù facenti capo alle varie residenze reali irlandesi.

Raffigurazione di Lughnasadh.

L’astronomia delle feste celtiche Sappiamo che le date di celebrazione delle feste antico-irlandesi erano decise dalla levata eliaca di 4 stelle, Antares (Samhain), Aldebaran (Beltaine), Regolo (Lughnasa) e le stelle della costellazione di Pegaso (Imbolc), come avveniva in tutto il mondo celtico, salvo il fatto che in Gallia la stella indicatrice di Imbolc era Capella, che essendo circumpolare in Irlanda, non tramontava mai e quindi non poteva andare in levata eliaca, ma anche dalla posizione di levata del Sole, all’orizzonte naturale locale, in concomitanza con le levate eliache delle stelle citate; questa pare essere un’usanza esclusivamente antico-irlandese, testimoniata dai numerosissimi allineamenti che è stato possibile rilevare nei siti archeologici risalenti all’età del Ferro, e che ha poi condotto durante la cristianizzazione dell’isola, ad opera di S. Patrizio e dei suo seguaci durante l’alto medioevo, alla “solarizzazione” delle feste agganciandole artificialmente ad alcune date convenzionali fisse del calendario giuliano: 1 Febbraio (Imbolc), 1 Maggio (Beltaine), 1 Agosto (Lughnasad) e 1 Novembre (Samhain), durante le quali la declinazione del Sole era 16 gradi sopra l’equatore (Beltaine, Lughnasad) e 16 gradi al di sotto di esso (Samhain, Imbolc).

Antares è la stella più luminosa in questa immagine nella quale è ben visibile anche la Via Lattea.

Ricordiamoci che nell’Irlanda dell’età del Ferro era in uso una sfera celeste di tipo autoctono in cui erano presenti costellazioni diverse da quelle tipiche del mondo greco-romano le quali non avevano ancora fatto il loro ingresso nell’ambiente culturale irlandese. In questo particolare contesto la stella Antares era nota con la denominazione “an Dam Allaid” cioè “il Cervo Selvaggio”, Regolo era “an Coran” cioè “il Falcetto”, Aldebaran era nota come “an Tarb” cioè “il Toro” e le stelle che fanno parte della costellazione di Pegaso, per gli irlandesi protostorici definivano l’asterismo di “an Coire” cioè il “Calderone”.

È comunque emblematico che il clero cristiano irlandese abbia mantenuto in uso le ricorrenze di origine pagana, ed in più, molte chiese monastiche ed oratori distribuiti sul territorio della verde isola siano orientate verso il punto di levata del Sole in quei quattro particolari giorni dell’anno.

I RE SUPREMI D’IRLANDA

I Re Supremi d’Irlanda (in irlandese Ard-Ríthe na hÉireann) sono una costruzione storica con cui si tentò di proiettare in un passato orale lontano un’entità sociale che divenne realtà solo nel IX secolo d.C. La tradizionale lista dei Re Supremi irlandesi è un mix di realtà, leggende e tradizioni orali: tutto ciò che precede il V secolo è generalmente considerato tradizione celtica mentre sembra non esistere alcuna traccia dei titoli dati ai singoli personaggi prima del IX secolo. Con le invasioni di vichinghi e normanni la tradizione gaelica subì forti influenze a tal punto che per arrivare al trono non si guardava se l’alleato era un mercenario.

Sulla Collina di Tara colui che sarebbe divenuto re doveva dare prova di essere stato scelto dagli dèi: la prova consisteva nel “volare” al disopra della Pietra del Destino (Lia Fáil), mitico menhir senza il quale l’Irlanda sprofonderebbe. Tale leggenda ha spesso consentito, nel popolo celtico, di non avere un re per discendenza, ma per capacità.

Ad ogni modo, la figura del Re Supremo appare puramente simbolica. Infatti, l’Irlanda era divisa in cinque regni, il quinto dei quali, al centro dell’Irlanda, costituiva la sede del Re Supremo, che in teoria aveva la superiorità nominale e legale sugli altri quattro re provinciali. Ciò rappresentava l’impulso che stava conducendo il popolo irlandese verso una vera unità nazionale. Condizione prima di tale unità era evidentemente l’instaurazione di un’autorità centrale effettiva.

The Tara Brooch. National Museum di Dublino.

I Re di Tara avevano un’insegna, una spilla magica, che gli era stata consegnata dal Popolo dei Dana quale simbolo del loro regno. Era un oggetto di grande potenza il cui significato veniva trasmesso di Re in Re. Con questo oggetto magico essi proteggevano tutta la nazione e da esso traevano forza per il loro regno. Un gioiello prezioso, decorato con filigrana d’oro, ambra e smalti, risalente all’VIII secolo, è stato effettivamente rinvenuto nel 1850 sulla spiaggia di Bettystown, poche miglia a sud della collina di Tara. Il reperto è stato identificato come la mitica spilla di Tara, “the Tara Brooch“, ed è attualmente conservato al National Museum di Dublino.

I re di Tara, gli Ard-Ri, erano sovrani molto particolari: avevano la caratteristica comune di essere infinitamente generosi con chi era al loro fianco e lavorava per il benessere di Tara tanto che con questi, gli Ard-Ri dividevano ogni loro avere. Tara era un esempio di società giusta e democratica; in quel luogo si svolgevano le assemblee a cui presenziavano tutte le fasce sociali, e sia i Druidi che il Re si attenevano alle decisioni prese collettivamente.

Ollav Fola
È considerato il Licurgo o Solone d’Irlanda. Si dice abbia regnato intorno al 1000 a.C. e fu colui che diede al paese un codice legislativo dividendo anche il territorio tra capi provinciali che rispondevano ad un re supremo insediato a Tara. Ad Ollav Fola viene attribuita anche l’istituzione della grande Fiera o Festival triennale di Tara, una manifestazione che, indipendentemente dalla sua vera origine, in Irlanda divenne importantissima e durante la quale re minori e capi, bardi, storici e musici provenienti da ogni parte d’Irlanda si riunivano per compilare i registri genealogici dei capi dei clan, per legiferare, ascoltare le dispute, sistemare le successioni e così via, alleviando tutto questo lavoro politico e legislativo con musica e banchetti. Era legge inderogabile che durante questo periodo tutte le inimicizie venissero messe da parte: quando a Tara era in corso l’assemblea, nessun uomo poteva alzare le mani su un altro, nè intentare procedimenti legali.

Cormac Mac Airt.

Il saggio re Cormac Mac Airt
Cormac Mac Airt, Supremo Re d’Irlanda, che si dice che abbia governato dalla Hill of Tara per 40 anni, fu un leader giusto e amato. Suo padre venne ucciso in battaglia da Lugaid, suo rivale al trono, e Cormac crebbe ignaro di avere sangue reale. Una volta appresa la verità, si recò fino a Tara nella Contea di Meath, dove grazie alla sua saggezza venne incoronato re. Cormac ricostruì i bastioni di Tara e sotto il suo regno il Paese fiorì.

San Patrizio.

Il falò di San Patrizio alla Hill of Slane
Nel 433 d.C., quando i Druidi celtici celebravano la loro festa pagana sulla vicina Hill of Tara nella Contea di Meath, San Patrizio scelse di sfidare il Re Supremo accendendo il suo falò pasquale sulla Hill of Slane. Quando le fiamme si levarono alte nel cielo e il fumo avvolse il paesaggio circostante, il Supremo Re Laoir, stizzito, ordinò di spegnerlo. Portato al cospetto del furioso re, la fede di San Patrizio e i valori del cristianesimo colpirono il sovrano al punto che gli consentì di predicare liberamente nell’isola.

LA PIETRA DEL DESTINO

La Pietra del Destino.

La Pietra del Destino, la Lia Fáil, è un megalite interamente di granito che si trova presso la Collina dell’Inaugurazione. La Pietra serviva nella cerimonia di incoronazione degli Alti Re (o re Supremi) d’Irlanda, secondo la leggenda fin dai tempi di Muirchertach mac Ercae che regnò attorno all’anno 500. Si dice che su di essa si regga l’Irlanda, e che senza di essa l’isola sprofonderebbe.
Come abbiamo visto, essa era uno dei quattro tesori che i Túatha Dé Danann avrebbero riportato da Fáilias, nelle Isole Settentrionali (che Geoffrey Keating identifica con la Norvegia).

Cú Chulainn.

La Lia Fáil aveva secondo la tradizione un potere magico: il legittimo Alto Re che l’avesse calpestata l’avrebbe fatta gridare di gioia. La Pietra sarebbe stata anche in grado di ringiovanire il Re, garantendogli un lungo governo. Cú Chulainn spezzò in due con la spada la Lia Fáil quando essa non legittimò le pretese al regno di Lugaid Riab nDerg. Da allora non fu più sentita ridere, eccetto che all’incoronazione di Conn delle Cento Battaglie e di Brian Boru.

Da questa pietra i Túatha Dé Danann diedero nome all’Irlanda Inis Fáil (dove inis significa “isola”: quindi Isola del Destino), così che a sua volta il termine ‘Fál’, smarrito il significato originale, divenne sinonimo di Irlanda (da cui Lia Fáil si può tradurre per le epoche tarde “Pietra d’Irlanda”).

Due Pietre del Destino

Stone of Destiny, nota anche come Stone of Scone, e spesso chiamata in Inghilterra The Coronation Stone. Blocco oblungo di arenaria rossa che è stato utilizzato per secoli per l’incoronazione dei monarchi di Scozia e, in seguito, dei monarchi d’Inghilterra e del Regno di Gran Bretagna. Storicamente, il manufatto era conservato nell’abbazia di Scone, ora in rovina, a Scone, vicino a Perth, in Scozia. Circa 26 pollici (660 mm) per 16,75 pollici (425 mm) per 10,5 pollici (270 mm) e il suo peso è di circa 336 libbre (152 kg). Attualmente conservato ed esposto nel castello di Edimburgo, Edimburgo.

Una pietra effettivamente usata nell’inaugurazione di ogni regno esisteva a Tara da tempo immemorabile: essa fu mandata in Scozia all’inizio del VI secolo per l’incoronazione di Fergus il Grande, figlio di Eirc, che pregò suo fratello Murtagh MacEirc, re d’Irlanda, di prestargliela. Secondo un’antica profezia, infatti, dovunque si fosse trovata la Pietra avrebbe regnato una razza scotic (cioè irlandese-milese). Si tratta della famosa Stone of Scone, che non tornò mai in Irlanda: non molto tempo dopo l’incoronazione di Fergus in Scozia, infatti, lui e la sua cerchia ristretta furono sorpresi, durante la navigazione verso l’Irlanda, da una strana tempesta al largo della costa della contea di Antrim, a causa della quale tutti perirono. La pietra rimase in Scozia, motivo per cui Murtagh MacEirc è stato registrato nella storia come l’ultimo re irlandese ad essere incoronato.
La Pietra fu fatta poi trasportare dalla Scozia in Inghilterra da Edoardo I nel 1297 e che oggi è la Pietra dell’Incoronazione nell’Abbazia di Westminster.
Tuttavia, lo storico William Forbes Skene ha commentato: “È piuttosto straordinario che mentre la leggenda scozzese porta la pietra a Scone dall’Irlanda, la leggenda irlandese porta la pietra a Tara dalla Scozia.”
La profezia, però, non è stata smentita: attraverso gli Stuart e Fergus MacEirc, la famiglia reale britannica discende infatti dai re storici dell’Irlanda dei Milesi.

Sembra però che la Lia Fian sia stata erroneamente identificata come “la pietra del Destino”, poiché mentre sulla Lia Fáil (la Pietra del Destino) sedeva il re legittimo, la Lia Fian (la Pietra dei Guerrieri) si trovava eretta al centro della dimora del re supremo.

Nel 1997, con una solenne cerimonia voluta dalla regina Elisabetta, la Pietra è stata riportata in Scozia, a Scone nel Perthshire, dove era conservata prima che Edoardo I la trafugasse.

GLI ALTRI LUOGHI DEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI TARA

Tara era il posto nel quale si formavano sia i sacerdoti che i guerrieri, poiché era un monastero-fortezza dove i guerrieri si preparavano alle battaglie e dove i sacerdoti mantenevano aperta la porta sull’“altro mondo”. Man mano che il cristianesimo raggiunse il dominio nei secoli successivi, l’importanza di Tara divenne simbolica. Le sue sale e i suoi palazzi sono ora scomparsi e rimangono solo terrapieni. Gli appartamenti reali sono ormai riconoscibili grazie a qualche traccia nel terreno ed è solamente con una mappa del sito archeologico, che si possono immaginare le dimensioni e la fisionomia di questo antico luogo sacro.

Sulla collina avevano sede anche una grande sala per i banchetti con più di settecento posti, una scuola bardica, druidica e per guerrieri. Vi erano poste anche alcune dimore dei funzionari e uomini vicini al Re d’Irlanda.

Le strutture presenti sulla collina non possono essere datate di per sé stesse. La collocazione cronologica è stata ottenuta per confronto con quella tipica di altre strutture simili. Attualmente le strutture che sono state scavate sono: la più antica, il “Dumha na nGiall” (il tumulo degli ostaggi), una tomba a tumulo di origine neolitica, mentre la struttura più recente, il “Rath na Seanaidh“, è collocabile cronologicamente alla fine dell’età del Ferro irlandese, che contrariamente a quanto avviene per il resto dell’Europa, si spinge fino al 400 d.C. e termina con l’arrivo del Cristianesimo sull’isola, principalmente ad opera del diacono Palladio di provenienza gallica e da S. Patrizio. Per il resto il “Rath na Rioch” sembra risalire ad un’epoca posta tra il 400 a.C. e il 100 a.C. quindi in piena età del Ferro irlandese, anche se una delimitazione circolare più piccola è stata rilevata nel sottosuolo e datata al Neolitico.
Vediamo nel dettaglio alcuni di questi siti.

La Sala dei Banchetti

Immagine aerea della cosiddetta “Sala dei Banchetti”, anche se in realtà potrebbe essere un viale cerimoniale.

La grande sala dei banchetti, costruita durante il regno di Cormac MacArt, è ora testimoniata solamente da banchi di terra paralleli di 200 metri. Si dice che questo fosse il luogo in cui si teneva la grande festa di Tara nell’antichità. Tuttavia, gli archeologi ritengono che siano più probabilmente i resti di un viale cerimoniale che portava alla collina, progettato per rendere spettacolare l’esperienza di fare il proprio ingresso a Tara.

La Rath o Tumulo dei Sinodi

Ráith na Senad (Rath dei Sinodi) guardando verso sud. Invaso dal muro del cimitero e dal confine di un paese, danneggiato dagli Israeliti britannici durante una ricerca dell’Arca dell’Alleanza intorno al 1900 e scavato da SP Ó Ríordáin nei primi anni ’50 (inedito), Ráith na Senad è un complesso terrapieno multifase. I resti del tumulo incorporato sono visibili nel quadrante nord-occidentale. (Foto: Leo Swan, primavera 1973)


Un tempo erano cerchi concentrici e simmetrici, resti di costruzioni circolari in legno, canniccio e paglia eretti dai celti in occasione di grandi feste e poi bruciati al termine dei festeggiamenti. Oggi di questi tumuli, così chiamati per via di tre grandi raduni religiosi di vescovi e abati avvenuti fino al 697 d.C., rimane ben poco. Infatti questo monumento è l’ambientazione di una delle storie più intriganti associate a Tara. Alla fine del diciannovesimo secolo, gli israeliti britannici credevano che l’Arca dell’Alleanza fosse sepolta in questo monumento. Per trovarla hanno scavato a lungo, distruggendo gran parte del sito durante l’infruttuosa ricerca.

Il Tumulo degli Ostaggi

Il “Tumulo degli Ostaggi”.


E’ il più antico monumento visibile sulla collina di Tara. È una tomba a corridoio di 5.000 anni, costruita presumibilmente tra il 3350 e il 2800 a.C. Di forma circolare, ha un diametro di circa quindici metri ed alta tre metri, con un inserto per l’ingresso e una piccola porta, posta a circa un metro dal lato del monumento. La porta è incorniciata da pietre verticali non decorate. In essa furono collocati resti umani. Un secondo periodo di attività sepolcrale ebbe luogo durante l’età del bronzo. L’ingresso alla camera è sul lato est. È costruita nello stesso stile della tomba di Newgrange. Come è comune nelle tombe a corridoio, questo allineamento consente al sole nascente di illuminare il passaggio solo due volte all’anno, illuminando la camera all’interno.
Il passaggio del tumulo è illuminato rispettivamente le mattine di Samhain (all’inizio di novembre) e Imbolc (all’inizio di febbraio).

 Scavi archeologici negli anni ’50 del Tumulo degli Ostaggi, tomba a corridoio di Tara.

All’interno, il passaggio nel Tumulo degli Ostaggi si estende per quattro metri di lunghezza, un metro di larghezza ed è alto 1,8 metri.
Guardando dentro, è possibile vedere una pietra con impressa un meraviglioso esempio di arte megalitica. Essa contiene, infatti, sillstones decorati con immagini di turbinii, cerchi e disegni di motivi a “X” tipici dell’arte funeraria del mesolitico.

Sculture in pietra, Hill of Tara, Co. Meath. © Unità fotografica del National Monuments Service del governo irlandese.

Il tumulo fu usato per le sepolture dal neolitico antico fino al 1600 – 1700 a.C. Ci sono circa dai 250 ai 500 corpi sepolti nel tumulo, stratificati sotto il passaggio.
I defunti venivano spesso cremati e le loro ceneri, insieme al loro corredo si spargevano sul pavimento della tomba. Questi corredi funerari comprendevano ceramiche decorative, urne, perline di pietra e spille d’osso. I resti venivano poi ricoperti con lastre di pietra.
Con questo metodo, strati di cenere e pietra si sono accumulati nel tempo, in seguito alle diverse tumulazioni praticate.
Poiché molte sepolture si sono susseguite nell’arco dell’età del bronzo e lo spazio non era più disponibile, alcuni corpi furono tumulati uno sopra l’altro. Oltre 40 resti sono stati rimossi dalla tomba nel momento in cui fu scoperta.

All’interno è stato ritrovato il corpo di un’adolescente dell’età del bronzo che fu posto in una posizione rannicchiata in una semplice fossa scavata nella terra.
Un defunto fu ritrovato con i suoi gioielli ancora indossati: una collana di perle decorata, un coltello di bronzo e un punteruolo in bronzo. Indice del fatto che fu una persona estremamente importante.
Il tumulo divenne un luogo di sepoltura, un cimitero, per molte tribù del popolo celtico ed è per questo che il collegamento con la morte è forte.

Il Forte dei Re
Questo è il più grande recinto sulla collina di Tara: la circonferenza misura un chilometro intero. Racchiude la sommità del colle ed è delineato da un fossato interno e da un argine esterno. Risalente all’età del ferro, 2000 anni fa, gli archeologi ritengono che sia stato costruito per segnare la vetta di Tara e diventato nel tempo un santuario sacro.

La sede reale e la casa di Cormac

Il sito della Casa di Cormac.

Nella parte più alta della collina di Tara si trovano due siti che, visti dall’alto, assomigliano alla figura del numero 8. Il simbolo 8 è il simbolo dell’infinito che è l’emblema usata dalle culture del popolo celtico. Sono fisicamente interconnessi, ma gli archeologi ritengono che siano stati probabilmente costruiti in tempi diversi e avessero funzioni differenti. Si pensa che la sede reale sia un tumulo funerario risalente all’età del bronzo o alla prima età del ferro, e in tempi successivi, potrebbe essere servito come tomba dei re: il Cormac’s House potrebbe essere nato come un ringfort o un luogo di abitazione, forse costruito tra l’VIII e il X secolo d.C. È probabile che i costruttori di Cormac’s House abbiano deliberatamente incluso il Royal Seat nel loro luogo di abitazione per dimostrare che ora controllavano il tumulo dell’inaugurazione, l’epicentro di questo luogo epocale.

UN SIMBOLO DI IDENTITA’

La Collina di Tara ha avuto un ruolo fondamentale per i più antichi antenati degli irlandesi odierni. Essa è stata inoltre protagonista della resistenza irlandese durante le occupazioni inglesi. Fu infatti il teatro di diverse ribellioni e manifestazioni a favore dell’indipendenza dell’Irlanda come quelle che hanno avuto luogo nel 1798. Accanto alla Pietra del Destino c’è un memoriale moderno eretto per celebrare il 140° anniversario della battaglia di Tara, avvenuta il 26 maggio 1798.

Croce commemorativa eretta in occasione del 150° anniversario della battaglia nel 1948.

Tara Hill è uno dei siti archeologici più importanti d’Europa ma, così come molti altri luoghi megalitici e sacri per i Popoli nativi, è oggetto di profanazione a causa dell’Autostrada M3, per la cui costruzione dozzine di siti archeologici sono stavi scavati e demoliti, nonostante la protesta internazionale e la richiesta di intervento alle Nazioni Unite.

Ci piace pensare che gli Ard-Ri e il loro popolo non siano andati da nessuna parte: essi sono ancora lì, a Tara, nel mondo invisibile che sta accanto al nostro.

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