La Corte Suprema israeliana ha respinto con un voto quasi unanime il ricorso del 2018 contro le legge che sancisce Israele come “casa nazionale del popolo ebraico”. Degli undici giudici presenti l’unico contrario a questa legge, considerata discriminatoria nei confronti dei cittadini non ebrei, è stato l’esponente arabo George Kara.
La legge che proclama Israele come stato-nazione ebraica era stata approvata in via definitiva durante il vecchio governo di Benyamin Netanyahu. Fin da subito aveva ricevuto critiche da diversi gruppi di diritti civili che avevano, infatti, portato avanti un ricorso alla Corte Suprema. L’ong ‘Adalah’, uno dei principali oppositori arabi, ha dichiarato che: “Oggi è stato definitivamente provato che la Corte Suprema non protegge i palestinesi dalle leggi che sono tra le più razziste nel modo dalla Secondo Guerra Mondiale e la caduta del regime di apartheid in Sudafrica”.
Secondo la presidente della Corte Suprema israeliana, Esther Hayut, questa legge non modifica affatto l’assetto democratico della Costituzione. Della stessa opinione è anche il ministro della Giustizia Gideon Saar che, su Twitter, ha sottolineato come questa legge sia importante per l’essenza e il carattere di Israele. La legge, ha aggiunto, “non mette in pericolo i diritti individuali di nessuno”.