QN-IL GIORNO pag. 27 · 27-10-2018 LA CULTURA CREA
di Achille Colombo Clerici
Secondo l’indagine della rivista Us News e dell’ Università della Pennsylvania, l’Italia è il primo Paese al mondo per la sua influenza culturale. Lo afferma il rapporto 2018 “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, che propone numeri e storie attraverso un’idea di cultura fatta ovviamente di musei, gallerie, festivals, beni culturali, letteratura, cinema, performing art, ma anche di industrie creative e Made in Italy che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività.
La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del Made in Italy. Il sistema produttivo culturale e creativo, fatto da imprese, pubblica amministrazione e no profit, genera più di 92 miliardi di euro e attiva altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia.
Le performances più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,8 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,8 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,8%, pari a 12 miliardi di euro). La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,9% e il 10,1%; seguono Roma e Torino.
Cultura e creatività sono la chiave di volta di tutti i settori produttivi, anche di quello turistico, uno dei pilastri della nostra economia. Perché il turismo, ripetiamo, ha bisogno di investimenti in cultura: e quindi di ingegneri, architetti, artigiani, artisti, storici dell’arte, per consentire quel salto di qualità adeguato al nostro Paese.