Malgrado l’opposizione interna – del resto ormai virtualmente azzerata a suon di raffiche di arresti, espulsioni e deportazioni massicce – che nell’estate del 2019 aveva dato vita a manifestazioni oceaniche pro-democrazia, e incurante delle proteste internazionali, nella riunione finale del Congresso Nazionale del Popolo (NPS) a Pechino, i delegati del Partito Comunista Cinese hanno approvato all’unanimità – tranne un’astensione – le nuove leggi che assicurano che solo quelli che Pechino ritiene “patrioti” – cioè la cui fedeltà ai dettami del Partito sia provata e garantita – possano d’ora in avanti governare Hong Kong , con una mossa che segna la fine della restante autonomia della città.
Con un voto formale, seguito da un lungo e rumoroso applauso, i quasi 3.000 delegati dell’NPC hanno approvato la decisione di emendare la mini-costituzione di Hong Kong, la legge fondamentale e il sistema elettorale, per garantire che le persone contrarie al partito comunista cinese e al suo governo su Hong Kong non siano più idonee a sedere nel parlamento della città. La fase finale dell’incontro politico annuale più importante in Cina, conosciuto col nome di “Due Sessioni”, ha anche approvato il 14 ° piano quinquennale, inteso a rafforzare ed espandere l’industria e il mercato tecnologico cinese e a raggiungere nuovi obiettivi per il PIL e la popolazione, tra l’incertezza economica e il calo dei tassi di natalità che hanno caratterizzato la Cina degli ultimi tempi.
lunedì, Novembre 25, 2024