Ritorna a gran richiesta e con vivo piacere su IQ questa interessante rubrica di grande attualità curata dal nostro ottimo collaboratore Dottor Biagio Zago coadiuvato dalla professoressa Angela Bernardo. Continua, dunque, la cosiddetta “serie asiatica” iniziata lo scorso anno e che oggi presenta una panoramica sull’India, Paese in prima linea nell’innovazione e nello sviluppo tecnologici di altissimo livello.
L’India è una delle civiltà più antiche al mondo con una storia che risale ad oltre 5000 anni fa e da sempre ha avuto nella religione uno dei pilastri fondamentali. Questo vasto Paese è la culla di alcune tra le più antiche e diffuse religioni al mondo come l’induismo, il buddhismo, il jainismo e il sikhismo, tra l’altro la spiritualità ha guidato e sviluppato la sua vita sociale, filosofica e culturale influenzandone profondamente l’arte, la religione e il pensiero.
Nel corso dei secoli è stata, inoltre, influenzata dall’arrivo di differenti culture tra cui quelle islamiche, le dinastie come i Mughal hanno arricchito ulteriormente il suo tessuto religioso. Tuttavia, nel XVI secolo l’interesse delle potenze europee crebbe in quanto attratte soprattutto dalle sue grandi risorse. Tutto ciò portò al controllo britannico che durò quasi due secoli e che trasformò radicalmente l’economia e la società indiane e l’arrivo delle potenze coloniali, Gran Bretagna fra tutte, ha segnato un periodo di declino economico e politico durato fino all’indipendenza ottenuta solamente nel 1947.
Con l’indipendenza del 1947 l’India ha intrapreso un percorso di ricostruzione e sviluppo cercando di integrare il suo ricco patrimonio culturale con le sfide del mondo moderno. Oggi si è trasformata in una delle economie emergenti più importanti e dinamiche del mondo, e ha preso slancio utilizzando anche le infrastrutture ereditate dal periodo coloniale come base per costruire un solido sistema tecnologico.
Negli ultimi 10 anni è emersa come uno dei Paesi più dinamici come hub di start up, e con oltre 92,000 start up registrate si trova nella top 3 dei Paesi con uno degli ecosistemi più attivi in circolazione con una proiezione di 2,000,000 start up entro il 2030.
Ma quali sono i fattori chiave di questo successo? Primo fra tutti è che il governo indiano ha giocato un ruolo privato nell’incentivare la creazione di questo ecosistema attraverso iniziative come Start up India, Digital India e Make India. Questi tipi di iniziative offrono supporto, e meccanismi di finanziamento iniziale che rende più facili per gli imprenditori le fasi iniziali della loro crescita. Un altro meccanismo chiave è dato proprio dall’accesso dei capitali, nel solo 2021 le start up indiane hanno raccolto 36 miliardi di dollari in finanziamenti, e soprattutto nell’ultimo decennio si è verificato un aumento dei finanziamenti con 50 miliardi negli ultimi 5 anni. Questi flussi di capitali ha posizionato l’india come una delle principali destinazioni di fondi di venture capital e società di private equity con un aumento dei cosiddetti unicorni (start-up che superano oltre il miliardo di dollari).
A questo possiamo aggiungere due altri fattori fondamentali: il bacino di talenti a disposizione, con un incremento sempre maggiori di ingegneri, data scientist e sviluppatori che entrano nel mercato, e le start-up sono attrezzate per sfruttare tecnologie come intelligenza artificiale e machine learning. Nonostante questo ambiente favorevole, non mancano diverse sfide che potrebbero minare la crescita dell’ecosistema. Uno fra tutte è la regolamentazione, nonostante vi siano state iniziative che hanno semplificato l’accesso ai capitali per le start up, rimangono significativi ostacoli. Un altro problema è accedere ai mercati rurali a causa della carenza infrastrutturali e infine la ritenzione di talenti (talent ritention) nella quale mantenere lavoratori qualificati sta diventando sempre più difficile data la concorrenza.
Riguardo, poi, i settori da tenere in considerazione, è diventata uno dei più grandi mercati fintech a livello globale con start up come Paytm, PhonePe e Razorpay hanno rivoluzionato le transazioni finanziarie nel Paese, e si prevede che questo settore si evolverà nei prossimi anni grazie a prodotti finanziari basati su blockchain. Un altro settore di fondamentale rilevanza è l’agritech con circa il 60% della popolazione indiana impegnata nell’agricoltura, le start up stanno fornendo soluzioni innovative, e aziende come DeHaat e AgroStar sfruttano internet e intelligenza artificiale per fornire agli agricoltori dati e informazioni in tempo reale. E infine healthtech dove stanno stanno nascendo start up che offrono telemedicina diagnostica a prezzi accessibili.