Avevano messo le mani sul business delle scommesse legali, da Palermo fino alla Lombardia. Le indagini della Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, hanno portato alla luce un vero e proprio sistema con il quale i clan, con l’aiuto di imprenditori compiacenti, erano riusciti a creare un giro d’affari stimato in oltre 100 milioni di euro. Per questo la Guardia di Finanza ha arrestato 8 persone, mentre altre due sono state raggiunte da divieto di dimora nel palermitano, e sequestrato preventivamente beni per 40 milioni di euro. I dieci sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.
Per chiarire alcuni contrasti, il boss aveva dovuto partecipare alla riunione in cui si discusse la ricostituzione della cupola di Cosa Nostra. Quindici giorni fa avevano acquistato l’ultima agenzia di scommesse, ma da tempo avevano allungato i loro tentacoli su Salvatore Rubino, 59enne imprenditore ben integrato nel settore dei giochi legali, intestatario di licenze e concessioni. A gestire tutto però erano i boss dei mandamenti palermitani di Porta Nuova e Pagliarelli: Francesco Paolo Maniscalco, di 57 anni, e Salvatore Sorrentino, di 55 anni, entrambi già condannati per mafia. Su richiesta dei pm della Dda di Palermo (aggiunto Salvatore De Luca, sostituto procuratore Dario Scaletta) i tre sono stati arrestati, assieme ad altre cinque persone. In carcere anche l’imprenditore Vincenzo Fiore, di 42 anni, e Christian Tortora, di 44 anni, mentre sono finiti ai domiciliari Giuseppe Rubino, di 87 anni, e i due prestanome Antonino Maniscalco, di 26 anni, e Girolamo Di Marzo, di 59 anni.