Due dollari, un euro e novanta centesimi. Non sembra una cifra importante, abbastanza per fare colazione al bar e per prendere l’autobus, eppure fu quanto costò un evento storico, anche se probabilmente i protagonisti dell’evento non se ne resero conto.
Siamo nel 1846, in realtà, perciò il valore era diverso rispetto a quello dei giorni nostri, ma dalle informazioni reperite in rete, due dollari di allora equivalevano a circa 30 dei giorni nostri. Comunque una cifra tutto sommato ridotta.
Come già riportato negli articoli precedenti, la chirurgia fino a quel tempo era una pratica sottovalutata, gravata da rischi importanti di decessi in corso di intervento, ma soprattutto, nel postoperatorio, a causa di infezioni. Oltre questo gli interventi chirurgici dovevano essere eseguiti in maniera rapida e non era comunque possibile operare tutto, a causa della sofferenza dei pazienti.
Nel primo articolo sulla nascita dell’anestesia moderna, ho parlato degli studi riguardo due sostanze dagli effetti sedativi: il protossido di azoto e l’etere, il protagonista di questo articolo.
Crawford Williamson Long era un medico statunitense, nato a Danielsville, in Georgia, il 1º novembre 1815. Si laureò nell’Università della Pennsylvania nel 1839 e ritornò in Georgia, dopo 18 mesi di internato a New York.
Egli era colpito, come molti chirurghi dell’epoca, dalle sofferenze dei pazienti sottoposti a chirurgia, ma ebbe modo di notare gli effetti che l’etere aveva sull’organismo, pensando di utilizzarli affinché i pazienti non sentissero dolore.
Il 30 Marzo del 1842 Long si trovò di fronte ad un certo James M. Venable, che presentava un tumore nel collo: l’uomo si presentava spaventato e preoccupato alla sola idea di doversi sottoporre all’asportazione di quella formazione. Il chirurgo gli fece inalare i vapori dell’etere e procedette all’intervento. Quando il Signor Venable riacquistò lucidità rimase stupefatto: il tumore era stato asportato e lui non si era accorto di nulla; pagò 2 dollari, non sapendo che ancora oggi ricordiamo il suo nome.
Long utilizzò ancora l’etere, soprattutto in procedure ostetriche, per rioperare Venable di una recidiva sul collo e per alcune amputazioni. Nonostante il suo importante contributo alla progressione della scienza medica, il suo nome non è particolarmente ricordato, perché egli non pubblicò le sue scoperte fin al 1849, sulla rivista “The Southern Medical and Surgical Journal”, tre anni dopo i risultati pubblicati da William Green Morton (di cui parleremo nei prossimi articoli), venendo oscurato dalla fama di questi.
Forse con il famoso “sennò di poi”, la sua mancanza di fama fu una fortuna, valutando i guai che sopporteranno gli altri protagonisti della nascita della moderna anestesia: il già citato Morton e Horace Weels.
Long trascorse una vita tranquilla e normale, dedito alla famiglia e al suo lavoro. Si spense, senza rendersi conto di quanto la sua attività fosse stata rivoluzionaria, all’età di 63 anni, probabilmente per un ictus, mentre stava assistendo una partoriente, invitando tutti i presenti che volevano prestargli soccorso a pensare prima all’incolumità della donna e del neonato.