IQ. 19/03/2013 – La Scelta di Barbara, al cinema dal 14 marzo 2013, del regista Chistian Petzold, ha vinto l’Orso d’Argento per la migliore regia al sessantaduesimo Festival di Berlino. Siamo nel 1980. Barbara, chirurgo pediatrico, ha richiesto un visto di espatrio dalla Germania dell’est e, per punizione, è stata trasferita da Berlino in un piccolo ospedale di campagna.
Jörg, il suo compagno che vive in occidente, sta già pianificando la sua fuga. Barbara aspetta, restandosene in disparte. Il nuovo appartamento, i vicini, la campagna: niente di tutto questo significa qualcosa per lei. Come medico è attenta e sollecita con i pazienti, ma distante con i colleghi. Sente che il suo futuro è altrove. Ma il suo capo, Andre, la confonde. La fiducia che le dimostra nelle sue capacità professionali, il suo atteggiamento affettuoso, il suo sorriso. Perché la copre quando aiuta la giovane fuggitiva Sarah? E’ stato incaricato da qualcuno di tenerla d’occhio? E’ innamorato? E mentre il giorno della fuga si avvicina rapidamente, Barbara comincia a perdere il controllo: su se stessa, sui suoi progetti, sul suo amore. E’ un film in cui forma e contenuto coincidono e racconta, usando espressività e gesti, piuttosto che lunghi dialoghi, una Germania divisa in due e il controllo opprimente del Partito comunista. Chistian Petzold racconta in un contrasto di colori i personaggi e le storie. I colori della natura e i suoi elementi naturali, come l’acqua e il vento, si contrappongono al grigiore e alla solitudine dei personaggi. Dal contrasto nasce un’idea narrativa che racconta ma non dice, che mostra ma non ostenta. La vera rivoluzione di questo film sta forse proprio in questo. Focalizza l’attenzione sull’amore e sulle scelte di vita senza appesantire il contesto. Sembra che tutto accada quando i personaggi sono pronti. Il finale è abbastanza scontato ma lo sfondo e le decisioni che portano ad esso lo nobilita un po’.