“La speranza e il timore” QN Il Giorno
di Achille Colombo Clerici
Spunti di riflessione per la futura politica: un po’ di storia non fa male.
Tutto il Novecento politico e’ stato attraversato dal dualismo tra cittadino e Stato, tra privato e pubblico, che è vecchio quanto lo è il mondo.
Chi non ricorda l’apologo di Traiano, che citava Plinio il giovane, convinto che l’interesse pubblico consistesse nel potenziamento e nell’arricchimento dello Stato. Traiano viceversa riteneva che l’interesse pubblico risiedesse nel benessere dei cittadini.
Un dualismo che Giacomo Leopardi aveva risolto con poche parole, come sanno fare i grandi poeti: “Il mio piccolo cervello – scriveva nella lettera a Fanny del 5 dicembre 1831 – non concepisce una mmassa felice composta da individui non felici”.
Anche ai nostri giorni si contrappongono, magari nei termini più aderenti alla realtà che abbiamo sotto agli occhi, il centralismo, lo statalismo dirigistico (che si chiede, di fronte ad un bisogno civile, che cosa lo Stato debba fare per dare risposta allo stesso) ed il liberismo (che cosa lo Stato possa e debba fare per aiutare il cittadino a sovvenire al bisogno; un principio questo che, nei tempi moderni, troverà la sua più eloquente affermazione con John Fitzgerald Kennedy).
Il primo sistema, governato dalla pura ragione politica porta alla conseguenza di una progressiva avocazione di risorse ed attività alla mano pubblica, o con la dilatazione del debito pubblico, come avveniva in passato anche in Italia, o con una fiscalità dominante, come avviene ora.
L’altro sistema, dominato dalla ragione economica, finisce per confinare in spazi residuali l’intervento in ambito solidaristico, laddove si tratti di operare nei confronti di fasce sociali che non hanno la minima capacità di dare risposte in termini economici.
Trovare l’equilibrio tra i due: un difficile esercizio cui è chiamato chi ha la responsabilità politica.
Si e’ sempre parlato dei tre principi etici che debbano presiedere ad una corretta azione politica.
Il principio di lealtà – che impone il rispetto degli obblighi assunti. La certezza e la chiarezza della azione politica ed il rispetto non solo delle regole, ma anche della logica che presidia la formazione delle regole.
Il principio dell’incremento e non della distruzione della ricchezza, delle risorse, delle attività, che contrasta sostanzialmente con la logica politica deteriore del tanto peggio, tanto meglio.
Il principio della speranza: il migliore rendimento si ottiene attraverso la speranza di un bene, non il timore di un male (la politica degli incentivi e non quella dei deterrenti).
Quella speranza che oggi sembra mancare, in una società che ha tutto, ma non ha la possibilità in molti casi di tirare a fine mese con serenità, tanto è carica di bisogni generati anche dalla necessità di stare al passo con la crescita economica.