Un pianeta, il nostro, non composto da solidi strati interni, come rocce e magma, ma da cavità concentriche, tutte abitate, o abitabili, da esseri superiori a noi sia fisicamente, culturalmente e scientificamente, superuomini sopravvissuti a cataclismi di cui si è persa memoria e che appartengono ora al regno della mitologia. Parliamo della cosiddetta “Teoria della Terra cava”, formulata in termini scientifici a partire dal XVII secolo dall’astronomo britannico Sir Edmund Halley il quale nella sua opera “Philosophical Transactions of Royal Society of London“(1692) postulò l’idea che la Terra fosse vuota al suo interno, formata da un guscio esterno spesso 800 km, con a sua volta due altri gusci interni concentrici e un nocciolo interno. Questi gusci avrebbero avuto le dimensioni dei pianeti Venere, Marte e Mercurio, e sarebbero separati da atmosfera. Ogni guscio avrebbe dei poli magnetici propri, e ruoterebbero a velocità differenti. Questa teoria ebbe molta presa sulla gente dell’epoca, al punto che fu di grande ispirazione per una moltitudine di testi a tema fantastico che la sfruttavano come artificio narrativo tra i quali spicca particolarmente il celebre romanzo d’avventura “Viaggio al centro della terra” (1864) dello scrittore francese Jules Verne.
In tale contesto trova spazio anche la presunta esistenza di Agarthi, un regno leggendario che si troverebbe all’interno della Terra e descritto nelle opere di vari scrittori tra cui Willis George Emerson e l’esoterista René Guénon. Il regno di Agarthi sarebbe stato governato dal “Re del Mondo”, il Legislatore Primordiale e Universale, il vero governatore occulto del mondo. Dalla sotterranea Agarthi, infatti, egli condurrebbe i destini dell’umanità secondo un ineffabile piano dettato da Dio, che non sempre però riesce comprensibile e non necessariamente positivo agli occhi dei comuni mortali. Il “Re del Mondo” conoscerebbe i pensieri di tutti i governanti umani della Terra, e condurrebbe inevitabilmente al successo o al fallimento le loro scelte, a seconda che siano o meno conformi al piano divino.
Anche il Nazismo si interessò alla mitica Agarthi, finanziando una ricerca avente lo scopo di trovare la residenza dei progenitori della “razza-madre” dell’umanità, di stirpe ariana, di cui parlavano i teosofi. Molte persone al giorno d’oggi sono a conoscenza delle storie leggendarie riguardo al fatto che i Nazisti negli anni ’30 esplorarono le regioni polari del nostro pianeta, scontrandosi nel 1946 con l’ammiraglio statunitense Richard Byrd, come riportato dal suo famoso diario di bordo, pubblicato negli anni ’90, quasi quarant’anni dopo la sua morte.
Va detto che la Teoria della Terra cava, pur essendo stata smentita da oggettive osservazioni, raccoglie intorno a sé ancora oggi moltissimi sostenitori, potendo contare anche su prove a favore della sua esistenza.
La Teoria della Terra Cava è una delle più affascinanti e controverse teorie alternative sull’origine e la struttura della Terra. Ma quanto essa è fondata? È quindi il momento di approfondire questo e molto altro ancora in questo nuovo articolo della “Stele di Rosetta”, in esclusiva per IQ che si snoderà in due parti. Pronti, dunque, a partire per un “viaggio al centro della Terra”?
INDICE DEI CONTENUTI
COS’E’ LA TEORIA DELLA TERRA CAVA
LA TEORIA MODERNA DELLA TERRA CAVA
CYRUS TEED E LA SETTA DEI KORESHIANI
LE SPEDIZIONI AI POLI E LE ANOMALIE MAGNETICHE
LA RELIGIONE, LA LINGUA E LE MERAVIGLIE TECNOLOGICHE
COS’E’ LA TEORIA DELLA TERRA CAVA
La Terra ha un raggio di 6378 km, ma i geologi non sanno di preciso cosa ci sia a quelle elevate profondità. I vari carotaggi eseguiti dagli scienziati non hanno mai dato risposte sicure, per quanto riguarda ciò che sta a una profondità maggiore di 4000 metri. Ciò che ci insegnano sui libri di scuola lo abbiamo appreso con l’aiuto dei sonar. Ma cosa c’è realmente sotto i nostri piedi? La Teoria della Terra Cava è, come abbiamo detto, una delle più affascinanti e controverse teorie alternative sull’origine e la struttura della Terra.
Essa sostiene che il nostro pianeta sia cavo al suo interno, con una superficie interna abitabile, una sorta di paradiso tropicale, aperta ai poli e illuminata da un sole centrale interno che fornirebbe una quantità perfetta di calore. Il clima perfetto della Terra Cava così generato produrrebbe animali e persone più grandi e in salute di quelli conosciamo.
Inoltre, la teoria ipotizza che all’interno della Terra vivano delle civiltà avanzate, responsabili dei fenomeni UFO e di altri misteri irrisolti. Queste cavità sotterranee sarebbero abitate, a seconda delle varie correnti di pensiero, da una super civiltà umana evolutasi eoni fa, alieni o anche dai sopravvissuti alla leggendaria “catastrofe di Atlantide”. Gli scenari ritengono anche che queste creature siano discendenti di antiche razze, come i Lemuriani o le Dieci Tribù di Israele, guidate attraverso l’apertura del Polo Nord da Dio in persona. Sono in ogni caso persone pacifiche, e molto più avanzate degli umani in superficie. Secondo altre teorie, l’interno della Terra sarebbe la residenza di un’élite di esseri che dominerebbero segretamente il pianeta, condizionandone i governi.
LA TERRA CAVA NELL’ANTICHITA’
Il sottosuolo è sempre stato affascinante, per gli esseri umani. Da tempi immemorabili, diverse teorie hanno sostenuto l’esistenza di regni e territori sotterranei, sia come teorie relative a ipotetici veri territori sia come metafore per condizioni dello spirito (si pensi all’opera di Platone e al mito della caverna). Gli antichi Greci, ad esempio, lo vedevano come un luogo oscuro, pieno delle anime dei deceduti. Vi sono un’infinità di leggende e tradizioni che parlano di mondi nascosti sotto la superficie terrestre.
Queste leggende e tradizioni sono presenti in diverse culture e epoche, e mostrano una sorprendente somiglianza tra loro, suggerendo una possibile origine comune o una trasmissione culturale. Andiamo a vedere qualche esempio.
Annwn, o Tir na nOg, il paese della giovinezza eterna Una delle più antiche e diffuse tradizioni sui regni sotterranei è quella celtica, che narra di un mondo chiamato Annwn, o Tir na nOg, il paese della giovinezza eterna. Si tratta di un luogo incantato, dove il tempo non scorre e dove regnano la pace e l’abbondanza. Gli abitanti di questo mondo sono gli dei, gli spiriti e le fate, che a volte si mostrano agli uomini e li invitano a seguirli nel loro regno. Tuttavia, chi accetta di andare con loro deve fare attenzione a non infrangere le loro regole, altrimenti rischia di perdere per sempre la possibilità di tornare nel mondo reale.
L’Ade
Un’altra tradizione molto diffusa sui regni sotterranei è quella greca, che descrive il mondo degli inferi, o Ade, come il luogo dove vanno le anime dei morti. Si tratta di un regno oscuro e triste, governato dal dio Ade e dalla sua sposa Persefone, che fu rapita dal mondo superiore mentre coglieva dei fiori.
Per entrare nell’Ade, le anime devono attraversare il fiume Stige, dove le attende il traghettatore Caronte, che richiede un obolo come pagamento. Se le anime non hanno l’obolo, devono vagare per cento anni sulle rive del fiume, senza poter riposare.
Una volta giunte nell’Ade, le anime devono sottoporsi al giudizio dei tre giudici: Minosse, Eaco e Radamanto, che decidono il loro destino in base alle loro azioni in vita. Le anime virtuose vanno nei Campi Elisi, un luogo di beatitudine e serenità, mentre quelle malvagie vanno nel Tartaro, un luogo di tormento e sofferenza, dove subiscono le pene inflitte da mostri e divinità crudeli.
Il Tartaro
Il Tartaro, o Tartarus in latino, è sia una divinità primordiale, nata dopo Caos e Gea, sia il luogo più profondo e tenebroso degli inferi, dove sono confinati gli esseri che hanno offeso o sfidato gli dei.
Il Tartaro è circondato da un muro di bronzo e da un fiume di fuoco, e ha una profondità tale che ci vorrebbero nove giorni per raggiungerne il fondo.
Nel Tartaro sono imprigionati i titani, i giganti, i mostri e i criminali, che hanno subito la punizione divina per le loro azioni. Nel Tartaro si trova anche il fiume Stige, il fiume dell’oblio, che rende invulnerabili chi ne beve le acque. Il fiume Stige è uno dei cinque fiumi degli inferi, insieme ad Acheronte, Cocito, Flegetonte e Lete. Il fiume Stige è sacro agli dei, che giurano su di esso le loro promesse più solenni. Chi viola il giuramento deve bere le sue acque e perdere la voce e il respiro per un anno.
L’Inferno
L’Inferno, il luogo di tormento e di punizione che si trova sotto la Terra, secondo la tradizione ebraica, cristiana e islamica.
L’Inferno sarebbe il luogo dove sono confinati i demoni, gli angeli caduti, i peccatori e gli infedeli, che si sono allontanati da Dio, come Satana, Lucifero, Belzebù, Lilith, Giuda, Nerone, Saladino e molti altri.
L’Inferno sarebbe anche il luogo dove si trova il lago di fuoco, il lago di zolfo, che brucia e consuma chi vi cade dentro.
Il Mondo di Mezzo
Una parte del Mondo di Mezzo, il luogo di magia e di avventura che si trova sotto la Terra, secondo la tradizione nordica e germanica.
Il Mondo di Mezzo sarebbe il luogo dove si trovano gli elfi, i nani, i troll, i draghi e le altre creature fantastiche, che vivono in armonia o in conflitto con gli dei, gli uomini e i giganti.
I nani sono abili artigiani che vivono nelle profondità della terra, nel Nidavellir, il regno dei nani nella mitologia nordica.
Nidavellir significa “terra oscura” o “terra dei neri”, ed è situata sotto le montagne, dove i nani scavano miniere e forgiano armi e gioielli.
I nani sono famosi per la loro maestria nel lavorare i metalli, soprattutto il mithril, una lega leggera e resistente che brilla come l’argento (un po’ di Tolkien non guasta mai)
Tra le opere più celebri dei nani ci sono il martello di Thor, Mjöllnir, la spada di Sigurd, Gram, e l’anello del drago Fáfnir, Andvaranaut.
Il Mondo Sotterraneo del Regno dei Fanes
È una delle leggende più affascinanti e misteriose della tradizione ladina.
Si tratta di un luogo nascosto sotto le rocce delle Dolomiti, dove si rifugiarono i pochi superstiti del popolo dei Fanes, dopo la caduta del loro regno e da dove aspettano il giorno in cui esso risorgerà. Il Mondo Sotterraneo è accessibile solo attraverso il Lago di Braies, che si trova ai piedi del Sass dla Porta, una montagna che secondo la leggenda nasconde l’ingresso al regno dei Fanes.
Il lago è di un colore verde smeraldo, e riflette le cime delle Dolomiti.
È considerato un luogo magico e misterioso, dove a volte si sentono delle voci o dei suoni provenienti dalle profondità.
Alcuni dicono che siano le trombe argentate dei Fanes, che annunciano la loro rinascita.
Altri dicono che siano le grida dei prigionieri di guerra, che furono rinchiusi nel lago durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il lago è anche un luogo di culto e di pellegrinaggio, dove si recano i fedeli della religione ladina, che venerano il sole, la luna e la morte, le tre divinità principali del popolo dei Fanes.
Il paradiso sotterraneo della Regina Sibilla
È un reame incantato e nascosto che si trova sotto i monti Sibillini, una catena montuosa tra Umbria e Marche. Secondo la leggenda, la Regina Sibilla è una profetessa e una maga che vive in una grotta sulla cima del Monte Sibilla, da cui prende il nome. La sua origine è incerta, ma alcuni la identificano con la Sibilla Cumana, una sacerdotessa di Apollo che predisse la nascita di Cristo. Altri la ritengono una strega malvagia che seduce e inganna gli uomini con le sue arti magiche.
Il paradiso sotterraneo della Regina Sibilla è descritto come un luogo meraviglioso dove si trovano giardini, fontane, palazzi e tesori. Qui la Regina Sibilla regna su un popolo di fate, elfi, nani e altre creature fantastiche, che si divertono con musica, danze e banchetti. Il paradiso sotterraneo della Regina Sibilla è però anche un luogo pericoloso e tentatore, dove si nascondono insidie e trappole per gli incauti visitatori. Chi entra nel regno della Sibilla deve affrontare prove e sfide, e rischia di perdere la memoria, il tempo e la via di ritorno.
Oggi la grotta della Regina Sibilla è inaccessibile, a causa di una frana che ne ha ostruito l’ingresso. Si dice che la Sibilla abbia voluto proteggere il suo regno dalle invasioni e dalle curiosità degli uomini, e che aspetti il giorno in cui un prescelto potrà entrare nel suo paradiso e liberarla dalla sua solitudine.
Anche gli Etruschi avevano delle credenze sul mondo sotterraneo, ma lo vedremo più avanti, nella seconda parte.
LA TEORIA MODERNA DELLA TERRA CAVA
La teoria della Terra Cava si sviluppò in termini scientifici a partire dal XVII secolo, quando alcuni astronomi e matematici cercarono di spiegare alcuni fenomeni naturali, come le anomalie magnetiche, le aurore polari e la forma della Terra, ipotizzando che il pianeta fosse formato da diversi gusci concentrici, separati da atmosfere e dotati di poli magnetici e di fonti di luce proprie.
Edmund Halley
Alla fine del XVII secolo l’astronomo britannico Sir Edmund Halley (il celebre scopritore della cometa che porta il suo nome) fu il primo a postulare in termini scientifici la Teoria della Terra cava nella sua opera “Philosophical Transactions of Royal Society of London“ (1692). In essa venne ipotizzata l’idea che la Terra fosse vuota al suo interno, formata da un guscio esterno spesso 800 km, con a sua volta due altri gusci interni concentrici e un nocciolo interno. Questi gusci avrebbero avuto le dimensioni dei pianeti Venere, Marte e Mercurio, e sarebbero separati da atmosfera.
Ogni guscio avrebbe dei poli magnetici propri, e ruoterebbero a velocità differenti.
Halley propose questa teoria per cercare di dare una spiegazione razionale ad alcuni risultati anomali ottenuti dalla bussola, per poi spingersi oltre, teorizzando che l’atmosfera interna fosse luminescente, che i continenti interni fossero abitati e che i gas sfuggiti dai passaggi ai poli fossero la causa dell’aurora boreale.
John Cleves Symmes, Jr.
Nel 1818 John Cleves Symmes, Jr. avanzò l’ipotesi che la Terra sia formata da un guscio cavo di 1300 km di spessore, con due cavità di 2300 km di diametro su entrambi i poli geografici. Oltre alla crosta esterna ci sarebbero quattro gusci interni, anch’essi con aperture ai poli. Symmes ottenne grande rilievo come uno dei primi e più famosi assertori della teoria della Terra cava e fu il primo a proporre una spedizione alla ricerca del foro che sarebbe collocato al polo nord, che venne sostenuta di fronte al Congresso degli Stati Uniti da parte del senatore Richard M. Johnson il 28 gennaio 1823; presidente degli Stati Uniti era John Quincy Adams. Symmes portò avanti il progetto con l’aiuto del pioniere James McBride, ma il successivo neoeletto presidente statunitense Andrew Jackson lo bloccò e Symmes morì nel 1829 poco dopo tale rifiuto.
William Reed
Uno dei primi scrittori a presentare la teoria della Terra cava con aperture ai poli fu un pensatore americano, William Reed, autore del libro “,” pubblicato nel 1906. Questo libro fornisce una prima raccolta di prove scientifiche, basate sui resoconti degli esploratori artici, a sostegno della teoria secondo cui la Terra è cava con aperture ai poli. Reed stima che la crosta terrestre abbia uno spessore di 800 miglia, mentre il suo interno cavo ha un diametro di 6.400 miglia. Reed riassume la sua teoria rivoluzionaria come segue:
Reed ha sottolineato che la Terra non è una vera sfera, ma è appiattita ai Poli, o meglio inizia ad appiattirsi man mano che ci si avvicina agli ipotetici Polo Nord e Sud, che in realtà non esistono perché le aperture del suo interno cavo si trovano lì. Quindi i Poli sono realmente a mezz’aria, al centro delle aperture polari e non sono sulla sua superficie come suppongono i potenziali scopritori dei Poli.
Reed sostiene che i Poli non possono essere scoperti perché la Terra è cava nei suoi punti polari, che esistono a mezz’aria, a causa dell’esistenza lì di aperture polari che conducono al suo interno. Quando gli esploratori pensarono di aver raggiunto il Polo, furono tratti in inganno dal comportamento eccentrico della bussola alle alte latitudini, nord e sud. Reed sostiene che ciò accadde nel caso di Peary e Cook, nessuno dei quali raggiunse realmente il Polo Nord.
A partire da 70-75 gradi di latitudine Nord e Sud, la Terra inizia a curvarsi verso l’interno. Il Polo è semplicemente il bordo esterno di un cerchio magnetico attorno all’apertura polare. Il Polo Nord Magnetico, un tempo ritenuto un punto nell’Arcipelago Artico, è stato recentemente dimostrato dagli esploratori artici russi come una linea lunga circa 1000 miglia. Tuttavia, come abbiamo affermato sopra, invece di essere una linea retta è in realtà una linea circolare che costituisce il bordo dell’apertura polare. Quando un esploratore raggiunge questo bordo, ha raggiunto il Polo Nord Magnetico; e sebbene la bussola indichi sempre questo dopo che lo si è superato, non è realmente il Polo Nord, anche se ci si illude di pensarlo, o di aver scoperto il Polo perché si è stati tratti in inganno dalla bussola. Quando si raggiunge questo cerchio magnetico (il bordo dell’apertura polare), l’ago magnetico della bussola punta dritto verso il basso. Ciò è stato osservato da molti esploratori artici che, dopo aver raggiunto latitudini elevate, prossime ai 90 gradi, sono rimasti sbalorditi dall’inspiegabile azione della bussola e dalla sua tendenza a puntare verticalmente verso l’alto. (Si trovavano allora all’interno dell’apertura polare e la bussola puntava verso il Polo Nord magnetico terrestre, che si trovava lungo il bordo di questa apertura).
Mentre la Terra gira sul suo asse, il moto è giroscopico, come la rotazione di una trottola. Il polo giroscopico esterno è il cerchio magnetico del bordo dell’apertura polare. Oltre il bordo la Terra si appiattisce e si inclina gradualmente verso il suo interno cavo. Il vero Polo è il centro esatto dell’apertura ai Poli, che, di conseguenza, non esistono realmente, e coloro che affermavano di averli scoperti non dicevano la verità, anche se pensavano di esserlo, essendo stati tratti in inganno dall’azione irregolare della bussola alle alte latitudini. Per questo motivo, né Cook né Peary né alcun altro esploratore hanno mai raggiunto il Polo Nord o il Polo Sud, e non lo faranno mai.
Marshall Gardner
Marshall Gardner scrisse A Journey to the Earth’s Interior (1913, in edizione ampliata nel 1920). Gardner sosteneva l’esistenza di un Sole all’interno della Terra, e arrivò a costruire un modello brevettato della sua idea di Terra. Gardner citò Symmes, ma non Reed. Reed e Gardner ripresero alcuni dubbi espressi dagli esploratori polari, stupiti di trovare enormi iceberg di acqua dolce e non salata.
La risposta data da entrambi gli studiosi fu formulata in questi termini: gli iceberg sono d’acqua dolce perché sono formati dalle acque dei fiumi del continente interno. Quando Robert B. Cook rinvenne negli strati glaciali i resti di mammut perfettamente conservati, Marshall Gardner affermò che non era possibile che un reperto fosse rimasto integro così a lungo, e che quelli trovati sarebbero stati i resti di creature morte di recente dopo essere sfuggite dal continente interno.
CYRUS TEED E LA SETTA DEI KORESHIANI
Apriamo una piccola parentesi su un personaggio controverso: il Dottor Cyrus Teed. La sua tesi fu assai più semplice e molto più azzardata di quelle di Halley e di Symmes: ovviamente, essendo la più sbalorditiva delle tre, conobbe un maggior successo e ancora oggi può contare su un discreto numero di divulgatori. Per Symmes e Halley, tutte le creature terrestri abitano la superficie del nostro pianeta, empito di ignote sfere, una dentro l’altra, poste sullo stesso asse. Teed lo nega. Anche per il medico americano la Terra è una sfera cava: ma noi viviamo dentro la Terra, come oscure talpe.
Ne consegue, che il cielo è un’illusione ottica. Il cielo, infatti, alzando gli occhi, ci appare curvo, concavo perché, aderisce, esattamente come noi, all’interno di una sfera. Tinteggia, è il caso di dirlo, la parte più in alto, ma è sempre dentro lo stesso globo.
Secondo Teed il nostro Pianeta contiene al suo interno l’intera nostra Galassia. Dentro il suo nucleo ci sono – in proporzioni molto più ridotte di quel che crede la nostra scienza ufficiale –, tanto il Sole che la Luna. Ciò che incombe su di noi come un soffitto non è il cielo, ma, in realtà, il Centro luminoso della Terra.
Naturalmente i postulati di questa Scienza nuova dovevano dar conto di alcune apparenti lacune o contraddizioni; per fare un solo esempio: l’alternanza, che avvertiamo tutti, di giorno e notte. Teed risolse così: il sole gira su sé stesso, per metà è luminoso (e allora è giorno), per metà buio, invisibile (e allora fa notte). Le stelle, le galassie, che ci appaiono lontanissime, sono in realtà immagini riflesse, punti focali che traggono la loro luminosità, di rimbalzo, dalle rotazioni dell’astro solare appeso al centro della Terra.
Dopo aver postulato questa rivoluzionaria cosmogonia, Teed decise di assumere un nome maggiormente enigmatico e confacente per le folle: Koresh, un nome originario dall’ebraico “kōréš”, che significa “posseduto da Dio” o “servitore del Signore”.
Teed-Koresh tradusse le sue teorie sulla Terra cava e le altre verità scientifiche di cui era il solo detentore, in un libro, The Cellular Cosmogony (1870), e ne trasse lo spunto per la fondazione di un “Comitato Geodetico Koreshiano” sicuramente attivo ancora alla fine del secolo decimonono.
Come racconta Martin Gardner, nel favoloso Fads and Fallacies in the Name of Science, il medico, ormai calato nella sua veste profetica, aveva affermato che, per ottenere la prova che noi calpestiamo la superficie d’una Terra cava – riposta all’interno d’una Sfera e quindi non convessa –, bastava tracciare una lunga linea orizzontale: prima o poi la linea si sarebbe “scontrata con la curva ascendente del terreno o del mare”.
Il “Comitato Geodetico Koreshiano” si preoccupò di dimostrare empiricamente e definitivamente la teoria, attraverso un rilevamento effettuato, nel 1897, sulla costa occidentale della Florida. Per l’occasione furono impiegati degli appositi regoli di legno, chiamati “Rettilineatori”. La prova, evidentemente, fu soddisfacente, anche se solo per la Setta. Gli scienziati ortodossi se ne disinteressarono, persistendo – secondo i koreshiani – nelle loro fallaci opinioni.
Koresh raccolse intorno a sé almeno quattromila proseliti, e morì nel 1908, dopo aver annunciato che il suo cadavere non si sarebbe putrefatto. Ma i suoi fedeli dovettero farlo imbalsamare in capo a due giorni.
Dopo la sua morte il gruppo entrò in declino.
L’ultima seguace rimasta, Hedwig Michel, cedette ciò che restava della colonia, circa 350 acri di terra, allo Stato della Florida nel 1961. Dopo la morte di Michel nel 1982, il sito divenne noto come Koreshan State Historic Site.
LE SPEDIZIONI AI POLI E LE ANOMALIE MAGNETICHE
La Teoria della Terra Cava trova uno dei suoi principali argomenti di sostegno nelle anomalie magnetiche (citate anche da Halley) che sono state osservate nelle regioni polari. Queste anomalie sarebbero la prova dell’esistenza di aperture polari che conducono al mondo interno, dove si troverebbe una fonte di calore e di luce.
Le anomalie magnetiche sono state riscontrate per la prima volta nel XIX secolo, quando le spedizioni polari iniziarono a moltiplicarsi.
James Clark Ross
James Clark Ross era un ufficiale della Royal Navy, al comando della HMS Erebus – una tre alberi da 372 tonnellate appartenente alla classe Hecla – che nel 1841 scoprì il polo magnetico sud, situato in una penisola della Terra di Graham, in Antartide. Ross notò che la bussola si comportava in modo strano, e che il polo magnetico non coincideva con il polo geografico. Infatti, dal comportamento bizzarro dell’ago magnetico della bussola suppose di trovarsi entro un raggio di 500 miglia dal polo sud magnetico. Questo fatto fu spiegato da alcuni sostenitori della Terra Cava come la conseguenza della presenza di un’apertura polare che deviava il campo magnetico terrestre.
Roald Amundsen
Un altro esploratore che ebbe a che fare con le anomalie magnetiche fu Roald Amundsen, il primo uomo a raggiungere il polo geografico sud nel 1911. Amundsen, che era anche un esperto di magnetismo, registrò delle variazioni anomale della declinazione magnetica, cioè dell’angolo tra il nord magnetico e il nord geografico. Queste variazioni erano tanto maggiori quanto più ci si avvicinava al polo. Anche in questo caso, alcuni interpretarono questi dati come la prova di un’apertura polare che alterava il campo magnetico.
Umberto Nobile
Le anomalie magnetiche furono ancora più evidenti quando le esplorazioni polari passarono dalla superficie all’aria. Gli aviatori che sorvolarono le regioni polari dovettero fare i conti con delle difficoltà di navigazione, dovute alla perdita di riferimento del nord magnetico. Questo fenomeno fu chiamato “anomalia polare”, e fu attribuito da alcuni alla presenza di un’apertura polare che rendeva impossibile stabilire la posizione esatta del polo.
Uno dei primi aviatori a sperimentare l’anomalia polare fu Umberto Nobile, un ingegnere e generale italiano che nel 1926 compì il primo volo transpolare con il dirigibile Norge, insieme a Amundsen e a Lincoln Ellsworth.
Nobile raccontò che durante il volo la bussola si impazzì, e che il polo magnetico sembrava spostarsi continuamente. Questo fatto fu interpretato da alcuni come la prova che il dirigibile aveva sorvolato un’apertura polare, e che il polo magnetico si trovava in realtà all’interno della Terra.
Richard E. Byrd
Un altro aviatore che ebbe a che fare con l’anomalia polare fu Richard E. Byrd, un ammiraglio e avventuriero statunitense che nel 1926 rivendicò il primato del volo transpolare con il suo aereo Josephine Ford, precedendo di pochi giorni il volo di Nobile. Byrd raccontò che durante il volo la bussola si comportò in modo anomalo, e che il polo magnetico sembrò spostarsi di 80 miglia. Questo fatto fu interpretato da alcuni come la prova che Byrd aveva sorvolato un’apertura polare, e che il polo magnetico si trovava in realtà all’interno della Terra.
Ma il volo più famoso e controverso di Byrd fu quello che compì al polo sud nel 1947, e che secondo la sua presunta testimonianza lo portò a scoprire il mondo interno. Di questo volo parleremo nella seconda parte.
AGARTHI, IL REGNO SOTTERRANEO
Per circa un secolo, dalla seconda parte dell’Ottocento alla prima parte del Novecento, sono esistiti politici ed esploratori fermamente convinti dell’esistenza di un regno sotterraneo, rispondente al nome di Agarthi (l’”inaccessibile”), la cui entrata sarebbe localizzata da qualche parte tra l’Asia centrale e il subcontinente indiano, forse nell’Himalaya, e che altro non sarebbe che una parte infinitesimale della Terra cava.
Si tratterebbe un regno separato da una cintura di alte montagne e suddiviso in otto parti, e in cui vi sono settantasei regni. Kalapa è la capitale di Shambala-Agarthi in cui ha sede il palazzo del sacerdote-re e questo regno è situato in India e coincidente col Monte Meru o Polo Nord prima dello spostamento dell’asse terrestre, centro del mondo e terra originaria dell’umanità. Sarebbe situata in India nello stato di Orissa o vicino a Benares. Mentre Shambala consiste in un continente interno, le altre colonie satelliti sono degli agglomerati più piccoli situati all’interno della crosta terrestre o dentro le montagne. I cataclismi e le guerre avvenute sulla superficie spinsero il popolo di Agarthi a stabilirsi sottoterra.
In sintesi Agarthi sarebbe una immensa distesa che si espande sotto la superficie terrestre, un vero e proprio paese fatto di città connesse tra loro, un mondo depositario di conoscenze straordinarie, che ospita il detentore di un potere supremo, ovvero il Re del Mondo, che può influenzare con i suoi immensi poteri tutti gli eventi del globo. Agarthi si distenderebbe nel sottosuolo dell’Asia, alcuni dicono sotto l’Himalaya, ma sono state menzionate molte entrate segrete per entrarvi.
Un mondo occultato Agarthi esiste simultaneamente sia sul piano fisico, sia in un’elevatissima dimensione mistica, e solo pochissimi Arhat (illuminati) hanno la possibilità di accedervi. Per evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso: per questo i non iniziati che l’hanno cercata non sono mai riusciti a trovarla.
Il centro del Regno sotterraneo sorge sul principale incrocio delle correnti terrestri (le cosiddette ley lines), o forse è esso stesso a generare questi fiumi di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in superficie irraggiati dai megaliti. Agarthi costituisce il mozzo, immobile e immutabile, della Dharma Chakra, la Ruota della vita e della legge della tradizione indù, alla cui rotazione è legato il destino dei mortali.
Fonte di ispirazione La leggenda di Agarthi e la Teoria della Terra cava, hanno plasmato profondamente l’immaginario collettivo europeo tardo-ottocentesco e primonovecentesco, ispirando scrittori, pionieri e occultisti. Perché a credere che potesse realmente esistere un mondo nel mondo, una terra sotto la terra, furono veramente in tanti. E i più degni di nota, tra loro, furono sicuramente l’occultista Alexandre Saint-Yves, lo scrittore Jules Verne, il politico Willis Georges Emerson, l’esploratore Ferdynand Ossendowski e la teosofa Madame Blavatsky.
La razza superiore Agarthi era uno dei luoghi dove si sarebbe rifugiata la Herrenrasse, la razza ariana, perciò il mito trovò il modo di trasmigrare dal panorama occultistico-esoteristico angloamericano al sottobosco iniziatico della Germania weimariana, venendo conglobato nel già ricco apparato misticistisco di società segrete proto naziste come Vril e Thule.
Anni dopo, complice l’ingresso massiccio di ex vriliani ed ex thuliani nelle file del Partito Nazista, l’ala esoterica del Terzo Reich avrebbe fatto della ricerca di Agarthi una delle priorità della propria agenda.
IL RE DEL MONDO
Uno degli elementi più affascinanti della leggenda è la figura del Re del Mondo, il sovrano di Agarthi. Questo re, secondo alcune versioni, non è solo un leader politico ma anche una guida spirituale, in grado di comunicare telepaticamente con altri grandi maestri spirituali del mondo esterno. Egli regnerebbe con saggezza e giustizia, preservando l’equilibrio e l’armonia nel regno sotterraneo. Secondo alcuni ufologi, gli attuali avvistamenti di UFO sarebbero in realtà da attribuirsi a questa antica civiltà; quindi, gli alieni non sarebbero affatto extraterrestri ma più terrestri di quanto si possa immaginare.
I primi riferimenti espliciti al mito del Re del Mondo sono in realtà recenti e si trovano nelle opere di Louis Jacolliot, Saint-Yves d’Alveydre e Ferdynand Ossendowski, che descrivono il regno sotterraneo di Agarthi e il suo Re, il Manu, un essere semidivino, la cui figura simboleggia l’intermediario fra il terreno e il divino.
Il termine Manu (legislatore universale, mediatore tra l’uomo e la divinità), un altro attributo con cui René Guénon definisce il Re del Mondo, si ritrova, in forme diverse, presso tutte le antiche religioni: “Mina” o “Menes” degli Egizi, “Menw ” dei Celti, “Minos” dei Greci; nella Qabbalah è l’angelo Metatron, nella religione cristiana la sua funzione è svolta dall’Arcangelo Michele.
Ad Agarthi è nata, infatti, la religione unica, primordiale e perfetta dell’Età dell’Oro, in grado – per mezzo di pratiche mistiche – di porre l’uomo in totale comunione con Dio. In tempi remoti i Grandi Iniziati di Agarthi vennero in superficie per predicare la loro religione; il Maestro Rama, che gli Indù considerano un avatar (incarnazione) del dio Vishnu, la diffuse dall’India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà Indo-Europea. L’antico legame con Agarthi si può riscontrare linguisticamente nel termine “Asghard”, la città di Odino e degli Dèi dei miti germanici: per questo Adolf Hitler riteneva che i popoli nordici fossero i veri eredi spirituali del Regno Occulto e si fece promotore di spedizioni naziste per ritrovare il leggendario regno che però non trovò mai.
Tutte le grandi religioni attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agarthi, così come tutte le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande tradizione primordiale; i loro supremi sacerdoti e i loro iniziatori (Rama, Melchidesech, Buddha, Mosè, i Re Magi, Cristo, Maometto) sono dirette emanazioni del Re del Mondo. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune identità.
I Superiori Incogniti
Con l’aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Incogniti, potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione originale di Agarthi è stata portata avanti dalle Società esoteriche, organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Tutte le scoperte scientifiche deriverebbero dai suggerimenti dati, direttamente o indirettamente, agli scienziati e studiosi del pianeta dal Re del Mondo e dai suoi servitori per tutta la storia dell’umanità. Questi “Superiori Incogniti” avrebbero iniziato le più importanti Istituzioni esoteriche (Rosacroce, Illuminati, Massoneria, Priorato di Sion) alla verità del Mondo Sotterraneo di Agarthi. Riti, simboli, numeri (come il 22, quello degli Arcani maggiori dei tarocchi) e pratiche di queste Istituzioni rispecchierebbero riti, numeri e simboli del Mondo Sotterraneo. Fra queste si può ricordare la Svastica nazista, ispirata al simbolo del sole indiano a sua volta ricavato dal simbolo della vita e della luce del Regno di Agarthi.
Renè Guénon fa tuttavia rilevare che, nel XIV secolo, ha cominciato a generarsi tra Agarthi e l’Occidente una rottura che è divenuta definitiva intorno al 1650, quando i rappresentanti della Società esoterica dei Rosacroce lasciarono l’Europa per ritirarsi in Asia. Da quell’epoca in poi, il deposito della conoscenza iniziatica non è più custodito realmente da nessuna organizzazione occidentale, e la parola perduta va ormai cercata soltanto tra i saggi del Tibet e della Tartaria.
Colui che regge i destini del pianeta
Il Re del Mondo non è soltanto un capo religioso, ma regge anche i destini materiali del pianeta (l’unità tra il potere spirituale e quello temporale è simboleggiata nella figura del Re-Sacerdote Artù). Il Manu fa in modo che il corso della storia segua un preciso andamento (difficilmente comprensibile e non necessariamente positivo secondo i nostri canoni) in accordo con un ineffabile piano divino.
In Mission de l’Inde en Europe (1910), lo scrittore Saint-Yves d’Alveydre sostiene che il Re del Mondo è il più alto esponente della Sinarchia, una sorta di Governo centrale di uomini di scienza, potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni (il Consiglio di Stati e il Consiglio Internazionale delle Chiese), seguendo le sue direttive, ispirano e controllano i grandi moti dell’umanità che segnano l’evoluzione del genere umano (migrazioni, guerre, rivoluzioni, scoperte scientifiche, mutamenti politici, ecc.). Al sovrano non mancano i mezzi per eseguire la propria missione: quando lo desidera egli può infatti mettersi in comunione con il pensiero di tutti gli uomini che hanno influenza sul destino e la vita dell’umanità: Re, Zar, Khan, capi guerrieri, sacerdoti, scienziati. Egli conosce tutti i loro pensieri e i loro disegni; se questi sono graditi a Dio li asseconda, altrimenti li fa fallire. In più, se la nostra folle umanità si mettesse a fargli guerra – scrive Ossendowski – i Templari Confederati dell’Agarthi sarebbero in grado di fare esplodere tutta la superficie del globo e trasformarla in un deserto, o di prosciugare i mari e trasformare i continenti in oceani.
Al tempo stabilito il Re del Mondo riporterà Agarthi alla superficie, instaurando una nuova Età dell’oro in cui non esisteranno né morte, né lutto, né crimini, in cui il Re del Mondo e i suoi adepti domineranno sull’umanità con benevolenza ma anche con fermezza.
LA RELIGIONE, LA LINGUA E LE MERAVIGLIE TECNOLOGICHE
Ad Agarthi, come abbiamo detto, sembra sia nata la religione unica, primordiale e perfetta della cosiddetta “Età dell’Oro”, in grado – per mezzo di pratiche mistiche – di porre l’uomo in totale comunione con Dio.
Gli abitanti di questa amena località sono alti, biondi, belli e con gli occhi azzurri. Ma come se la cavano, insomma che fanno? Intanto parlano il Vatannan, il linguaggio sacro da cui deriva la primitiva lingua Indo-europea, e vivono in edifici di luce materializzata.
Nel Regno Sotterraneo non esistono carceri né polizia: chi commette un crimine è punito dalla coscienza di averlo commesso (esattamente come accade in Italia, mi sembra).
Nei templi di Agarthi si trovano oggetti dagli straordinari poteri – tra cui, forse, il Graal – e immense biblioteche analoghe a quella di Babele descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l’originale delle “Stanze di Dzyan”, il testo che racconta le vere origini dell’universo. È impossibile portare libri fuori da Agarthi: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria.
Ad Agarthi – scrive Ossendowski – la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla, laggiù, è minacciato di distruzione, il popolo sotterraneo – che ora conta milioni di anime -ha raggiunto il più alto grado di conoscenza. A bordo dei Vimana (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo) essi volano per le anguste spaccature all’interno del globo, e a volte anche all’esterno. Su vette mai calcate da piede umano, si possono trovare iscrizioni scolpite nella roccia e solchi di ruote lasciate dagli Agarthiani in perlustrazione. Forse i misteriosi UFO sono proprio i loro veicoli; anziché dallo spazio, essi provengono dalle profondità della Terra.
AGARTHI NELL’ESOTERISMO
Il pensiero esoterico e spirituale è un insieme di credenze, pratiche e visioni del mondo che si basano su una conoscenza nascosta, superiore o alternativa a quella comune o razionale e si interessa di temi come l’origine e il destino dell’umanità, il rapporto tra l’uomo e il divino, il significato della vita e della morte, e le possibilità di trascendenza e salvezza.
Il pensiero esoterico e spirituale si relaziona con la Teoria della Terra Cava in quanto questa offre una spiegazione diversa e misteriosa della realtà, che sfida le convenzioni e le certezze della scienza e della religione.
Un esempio di pensiero esoterico che si basa sulla Teoria della Terra Cava è la teosofia, una dottrina mistica e occultista fondata da Helena Blavatsky nel 1875.
La teosofia sosteneva l’esistenza di una saggezza universale e nascosta, che si può acquisire attraverso lo studio e la meditazione.
La teosofia fa riferimento alla Teoria della Terra Cava per spiegare l’origine e la storia dell’umanità, che sarebbe stata influenzata da sette razze radice, di cui la prima, la Polare, avrebbe abitato la Terra Cava.
La teosofia ha influenzato diverse altre correnti esoteriche, tra cui l’antroposofia, l’agni yoga e il movimento New Age.
Madame Blavatsky sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi “Maestri della Fratellanza Bianca”, ovvero i sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra il Tibet e il Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della Terra, dove avrebbero fondato appunto la mitica Agarthi.
Dalle dottrine esoteriche della Blavatsky trasse ispirazione, tra gli altri, anche la Società Thule, la società segreta di estrema destra che costituì il nucleo originale del Partito nazista di Hitler, benché non abbiano mai avuto le due organizzazioni né un contatto né un sodalizio reciproco.
Ma quale ruolo hanno avuto i nazisti sulla faccenda di Agarthi e della Terra cava? Questo sarà uno degli argomenti di cui parleremo tra quindici giorni nella seconda parte e di cui vi anticipiamo i contenuti:
I NAZISTI E AGARTHI – I NAZISTI E L’ANTARTIDE – I NAZISTI E LA TERRA CAVA – SOLO FOLLIA? – LA MAPPA NAZISTA – IL DIARIO DELL’AMMIRAGLIO RICHARD BYRD – GLI INGRESSI PER AGARTHI – AGARTI E GLI ETRUSCHI – IL GIGANTESCO BUCO AL POLO NORD – I PRO E I CONTRO – CONCLUSIONE