Un pianeta, il nostro, non composto da solidi strati interni, come rocce e magma, ma da cavità concentriche, tutte abitate, o abitabili, da esseri superiori a noi sia fisicamente, culturalmente e scientificamente, superuomini sopravvissuti a cataclismi di cui si è persa memoria e che appartengono ora al regno della mitologia. Parliamo della cosiddetta “Teoria della Terra cava”, formulata in termini scientifici a partire dal XVII secolo dall’astronomo britannico Sir Edmund Halley il quale nella sua opera “Philosophical Transactions of Royal Society of London“(1692) postulò l’idea che la Terra fosse vuota al suo interno, formata da un guscio esterno spesso 800 km, con a sua volta due altri gusci interni concentrici e un nocciolo interno. Questi gusci avrebbero avuto le dimensioni dei pianeti Venere, Marte e Mercurio, e sarebbero separati da atmosfera. Ogni guscio avrebbe dei poli magnetici propri, e ruoterebbero a velocità differenti. Questa teoria ebbe molta presa sulla gente dell’epoca, al punto che fu di grande ispirazione per una moltitudine di testi a tema fantastico che la sfruttavano come artificio narrativo tra i quali spicca particolarmente il celebre romanzo d’avventura “Viaggio al centro della terra” (1864) dello scrittore francese Jules Verne.
In tale contesto trova spazio anche la presunta esistenza di Agarthi, un regno leggendario che si troverebbe all’interno della Terra e descritto nelle opere di vari scrittori tra cui Willis George Emerson e l’esoterista René Guénon. Il regno di Agarthi sarebbe stato governato dal “Re del Mondo”, il Legislatore Primordiale e Universale, il vero governatore occulto del mondo. Dalla sotterranea Agarthi, infatti, egli condurrebbe i destini dell’umanità secondo un ineffabile piano dettato da Dio, che non sempre però riesce comprensibile e non necessariamente positivo agli occhi dei comuni mortali. Il “Re del Mondo” conoscerebbe i pensieri di tutti i governanti umani della Terra, e condurrebbe inevitabilmente al successo o al fallimento le loro scelte, a seconda che siano o meno conformi al piano divino.
Anche il Nazismo si interessò alla mitica Agarthi, finanziando una ricerca avente lo scopo di trovare la residenza dei progenitori della “razza-madre” dell’umanità, di stirpe ariana, di cui parlavano i teosofi. Molte persone al giorno d’oggi sono a conoscenza delle storie leggendarie riguardo al fatto che i Nazisti negli anni ’30 esplorarono le regioni polari del nostro pianeta, scontrandosi nel 1946 con l’ammiraglio statunitense Richard Byrd, come riportato dal suo famoso diario di bordo, pubblicato negli anni ’90, quasi quarant’anni dopo la sua morte.
Va detto che la “Teoria della Terra cava” pur essendo stata smentita da oggettive osservazioni, raccoglie intorno a sé ancora oggi moltissimi sostenitori, potendo contare anche su prove a favore della sua esistenza.
Nella Prima parte abbiamo trattato il tema della Teoria, come essa sia stata approcciata scientificamente sulla base di racconti che affondano nelle nebbie del tempo; abbiamo visto come essa abbia dato impulso alla nascita di sette di matrice esoterica e come essa abbia contribuito ad influenzare l’esoterismo teosofico. Abbiamo conosciuto le figure del Re del Mondo e dei Superiori Incogniti e come essi governino i destini dell’umanità da tempi immemorabili. Vedremo come queste suggestioni saranno determinanti nell’universo nazista al punto da indurre i suoi membri a finanziare audaci spedizioni in giro per il mondo; vedremo anche cosa può esserci di vero nella misteriosa Base 211 in Antartide e nel diario dell’Ammiraglio Byrd.
La Teoria della Terra Cava è una delle più affascinanti e controverse teorie alternative sull’origine e la struttura della Terra. Ma quanto essa è fondata? È quindi il momento di approfondire questo e molto altro ancora in questa seconda ed ultima parte dell’articolo dedicato alla Terra cava e al mito di Agarthi per la rubrica “La Stele di Rosetta”, in esclusiva per IQ. Pronti a partire per un “viaggio al centro della Terra”?
INDICE DEI CONTENUTI
IL DIARIO DELL’AMMIRAGLIO RICHARD BYRD
IL GIGANTESCO BUCO AL POLO NORD
PER CONCLUDERE: I PRO E I CONTRO
I NAZISTI E AGARTHI
Parafrasando Umberto Eco ne Il Pendolo di Foucault, “i Nazisti c’entrano sempre”.
Peter Bender
Un seguace di Koresh, Peter Bender, ne esportò in Germania la cosmografia rivoluzionaria, innovandola e trasformandola in “Dottrina (totale) della Terra Cava”, definizione che la lingua tedesca permette di concentrare in un’unica breve parola, secca come un ordine: Holweltlehre. Bender era un asso dell’aviazione teutonica, eppure, nonostante le sue assidue frequentazioni celesti, negò che in cielo brillassero Stelle e Pianeti che non fossero il Sole e la Luna. L’intero Cosmo, posto al centro della Terra Concava, era, per lui, un Universo Fantasma: nient’altro che una sfera azzurrognola punteggiata di corpicini luminosi. E la notte era un’allucinazione; un’illusione, dovuta al passaggio di una massiccia nube scura, traforata, davanti al sole.
Perché Agarthi?
Hitler e i suoi gerarchi, non rinunciarono alle promesse di conquista che a loro dischiudeva la Dottrina della Terra Cava. Essi ritenevano che una Terra così fatta sarebbe stata più facilmente e integralmente soggiogabile.
L’idea di trovare Agarthi intrigava Hitler per due motivi: uno riguardava la teoria della razza superiore che là si era mantenuta pura e che era dotata di poteri particolari e grande sapienza. I nazisti collegavano l’esistenza del regno di Shambala con quella, in un passato antico, del “Regno di Tule Iperborea”, di cui aveva parlato lo storico greco antico Erodoto (V secolo a.C.), il quale aveva riportato la leggenda egiziana secondo la quale il continente di Iperborea sarebbe sorto nelle terre vicine al Polo Nord.
Il secondo motivo era la misteriosa energia di cui farebbero uso, il Vril, una sorta di forza cosmica che pervaderebbe l’universo e che sarebbe fruibile solo da uomini e donne di razza pura. Nel 1871 il romanziere britannico Edward Bulwer-Lytton nel suo libro “La razza che verrà” descrisse una razza superiore sopravvissuta ai cataclismi mitologici, i “Vril-ya”, che vivrebbero sottoterra e aspirerebbero a conquistare il mondo tramite appunto il “Vril”, una forma di energia psicocinetica.
“Il mondo cambierà”, scriveva Bulwer-Lytton, (discorso ripreso anche da Adolf Hitler) “i nostri Signori usciranno dal centro della Terra. O noi facciamo un’alleanza con loro, diventando così Signori noi stessi, o ci troveremo tra gli schiavi, nel mucchio di letame che nutrirà le radici delle nuove città che sorgeranno”.
La spedizione in Tibet
Adolf Hitler come è noto era ossessionato dal misticismo e dalla storia antica, e molti dei suoi seguaci lo sapevano e lo sostennero. La possibilità che la terra sia cava, o almeno parzialmente cava, e che sia accessibile attraverso i poli nord e sud, e che delle civiltà segrete altamente avanzate vivano in essa, ispirò fortemente i gerarchi nazisti, uno tra tutti Heinrich Himmler, anch’egli ossessionato da sempre dalla storia antica dell’umanità, al punto da fondare la Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe, “Associazione per la ricerca e la diffusione dell’eredità ancestrale”, che aveva il compito di svolgere ricerche nel campo della storia antica, studiando i fatti da un punto di vista scientifico, in maniera oggettiva e senza falsificazioni. Questa associazione finanziò una moltitudine di scavi archeologici e di spedizioni per tutta l’Europa, sulle Ande, nelle montagne del Mato Grosso nel Nord, e le montagne di Santa Catarina nel Sud del Brasile e in Cecoslovacchia.
L’ossessione per Agarthi, combinata ad un altro chiodo fisso di Heinrich Himmler – la teoria del ghiaccio cosmico di Hanns Hörbiger (di cui abbiamo parlato nel recente articolo su Atlantide – questo il link per chi volesse approfondire) –, avrebbe assunto una forma ben definita nel 1938: la spedizione in Tibet. Capeggiata dall’esploratore Ernst Schäfer, e finanziata da entità pubbliche e donatori privati, la missione fu ufficialmente concepita per conseguire scopi scientifici e culturali, tra i quali un’indagine di natura botano-pedologica, lo studio dei testi sacri e della mitologia del buddhismo tibetano e lo stabilimento di contatti con le autorità politico-religiose. Di questo parliamo diffusamente in un articolo dedicato all’Ahnenerbe.
Il gruppo fece rientro in patria nel 1939, all’alba della Seconda guerra mondiale, portando ad un felice Himmler una caterva di tesori: prove di una presunta parentela tra i tibetani e gli ariani, libri sconosciuti all’Europa, sementi ed esiti di studi frenologici e fisiognomici sulle genti dell’Himalaya. Tutto sembrava indicare che dal Tibet fossero passati gli ariani in fuga dal mondo, magari innestandosi al di sotto della città santa, Lhasa, ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale non avrebbe reso possibile indagare ulteriormente la circostanza.
I NAZISTI E L’ANTARTIDE
Da sempre girano voci che i Nazisti negli anni ’30 esplorarono le regioni polari del nostro pianeta. Queste voci, ritenute da alcuni soltanto delle semplici leggende metropolitane, in realtà sembrano trovare ampio riscontro storico, poiché sembra sia stato ampiamente dimostrato (da alcuni documenti declassificati del KGB) che quando la Germania nazista inviò una spedizione in Antartide nel 1938, rivendicò il territorio della Nuova Svevia (Neuschwabenland), e vi installò nel sottosuolo diverse basi militari segrete, tra le quali figurerebbe la leggendaria “Base 211“, nota anche come Nuova Berlino (Neu Berlin in tedesco).
A tal proposito, Il Grand’ammiraglio tedesco Karl Dönitz dichiarò nel 1943: “La flotta sottomarina tedesca è orgogliosa di aver costruito per il Führer in un’altra parte del mondo una Shangri-La in terra, una fortezza impenetrabile”.
È noto che i Nazisti spedirono continuamente uomini e materiali al Polo Sud durante gli anni precedenti alla guerra.
I NAZISTI E LA TERRA CAVA
Il Führer organizzò nell’aprile del 1942 una spedizione nell’isola di Rügen, nel Mar Baltico, reclutando i migliori specialisti del Reich nel campo delle onde elettromagnetiche. La “Concavità” della Terra doveva permettere a questa missione di osservare tutti i movimenti della lontanissima flotta navale britannica, grazie a potentissimi radar orientati verso il cielo (ossia, puntati verso il centro della Terra). Naturalmente l’impresa si rivelò un fiasco clamoroso.
Umberto Eco (in un saggio intitolato: “Dalla Terra piatta alla Terra cava”), annota: “si dice persino che furono sbagliati alcuni tiri delle V-1 proprio perché si calcolava la traiettoria partendo dall’ipotesi di una superficie concava e non convessa. Dove – se è vero – si vede l’utilità storica e provvidenziale delle astronomie deliranti”.
Si dice che Bender, fino ad allora sostenuto dai capi nazisti, fu poi rinchiuso e incenerito nel 1944 a 50 anni nel Campo di concentramento di Mauthausen.
SOLO FOLLIA?
Viene da chiedersi: perché una potenza alla ricerca di egemonia planetaria avrebbe dovuto investire ampie somme di denaro nella realizzazione di strambe e apparentemente folli missioni esplorative ai confini del mondo? Perché, evidentemente, non erano né strambe né folli. Al contrario, la storia del Terzo Reich è la storia di un impero che ha sempre cercato di combinare visionarietà e pragmatismo, riuscendoci egregiamente, perché edotto del “potenziale politico” della fantasia e delle mirabili imprese di cui sono capaci i folli. È la storia di un impero ha assecondato le stravaganti voglie di ideologi, archeologi ed esploratori ogniqualvolta potessero rivelarsi un mezzo per un fine: l’interesse nazionale.
In Amazzonia per studiare le tribù, ma anche per pianificare la possibile cattura della Guyana francese. In Antartide per analizzare i ghiacci perenni del continente del gelo, ma anche per valutare la fattibilità di stabilire una base militare. E nei meandri dell’Eurasia per recuperare prove dell’esistenza della razza ariana, cercare la porta d’accesso al regno di Agarthi, ma anche (e soprattutto) per vagliare la possibilità di edificare un avamposto dal quale aggredire da settentrione l’India britannica e inserire il Tibet all’interno dell’asse Tokyo-Berlino.
LA MAPPA NAZISTA
La possibilità che la terra sia vuota al suo interno e che possa essere raggiunta attraverso i due poli (polo nord e/o sud) e che antiche civiltà segrete risiedono in essa, ha alimentato l’immaginazione della gente per molti anni a seguito della fine ufficiale della seconda guerra mondiale.
Non molto tempo fa è stata rinvenuta una presunta mappa Top Secret del Terzo Reich, in cui vi sono descritti e illustrati i dettagli dei passaggi diretti utilizzati dagli U-Boot tedeschi per accedere a siti sotterranei misteriosi, così come una mappa completa di entrambi gli emisferi che include il regno di Agarthi! Ma i dettagli più intriganti sono sicuramente la presenza di passaggi subacquei che attraversano l’intero continente, e convergono nella posizione esatta identificata come l’apertura verso la “Terra Cava” o la “Terra Interna”.
Tuttavia non si ha certezza che questa mappa sia originale.
Questa mappa recentemente declassificata ha aggiunto nuovo carburante alla speculazione esistente già da diversi decenni.
È stata anche riportata alla luce una lettera presumibilmente scritta da Karl Unger, che si trovava a bordo dell’U-Boot tedesco 209 comandata da Heinrich Brodda, nella quale vi è scritto che l’equipaggio era riuscito ad arrivare all’interno della Terra, e che pertanto non aveva intenzione di ritornare indietro.
Le storie di cui sopra infatti sono supportate – e inequivocabilmente confermate – anche dalle mappe redatte dal famoso cartografo e artista Heinrich C. Berann per la National Geographic Society nel 1966. In una di queste mappe infatti possiamo osservare il continente antartico senza lo spessore dei suoi ghiacciai, proprio come riportato nelle mappe naziste.
IL DIARIO DELL’AMMIRAGLIO RICHARD BYRD
Molti parlano anche di un rapporto segreto dell’Ammiraglio Richard Byrd, che affermò di essere stata la prima persona a volare sopra i Poli. C’è chi crede che lo scritto segreto di Byrd includeva il racconto del volo attraverso i Buchi, e dell’incontro con una delle razze dell’Interno.
Tutto, però, sarebbe stato insabbiato. Andiamo a vedere meglio i dettagli di questa faccenda.
Richard Byrd è stato un grande esploratore polare americano, nel 1926 si era spinto in aereo sino al Polo Nord (anche se le sue dichiarazioni erano state contestate), nel 1929 sorvolava il Polo Sud, e tra 1946 e 1956 aveva compiuto decisive esplorazioni antartiche, ricevendo onori e riconoscimenti dal governo americano. Ma intorno a lui sono nate varie leggende, e la tradizione vuole ora che egli abbia lasciato un diario in cui racconta drammaticamente come al di là del polo egli abbia trovato terre verdi e pianure feconde, quasi a dimostrazione delle antiche leggende sui poli temperati. Le notizie del suo diario lasciavano anche intravvedere una grande cavità polare e si sono gradatamente complicate con la credenza che all’interno vivessero altre genti, o che da quella voragine sorgessero i dischi volanti. Se nessuno sa queste cose, recita la leggenda, è perché il governo americano ha severamente censurato tutte queste notizie, per varie e complesse ragioni di sicurezza militare.
Operazione Highjump (1946–1947)
Nel 1946, il Segretario della Marina James Forrestal nominò Byrd ufficiale responsabile dell’Antarctic Developments Project. La quarta spedizione antartica di Byrd fu denominata in codice Operation Highjump. Fu la più grande spedizione antartica fino ad allora e si prevedeva che sarebbe durata 6-8 mesi.
La spedizione fu supportata da una grande forza navale (denominata Task Force 68), comandata dal contrammiraglio Richard H. Cruzen. Furono utilizzate tredici navi di supporto della Marina degli Stati Uniti (oltre all’ammiraglia USS Mount Olympus e alla portaerei USS Philippine Sea), sei elicotteri, sei idrovolanti, due appoggio idrovolanti e altri 15 velivoli. Il numero totale di personale coinvolto fu di oltre 4.000 unità.
L’armata arrivò nel Mare di Ross il 31 dicembre 1946 e compì esplorazioni aeree di un’area grande la metà degli Stati Uniti, registrando 10 nuove catene montuose. L’area principale coperta fu la costa orientale dell’Antartide da 150°E al meridiano di Greenwich.
Uno scontro postbellico con i Nazisti in Antartide?
Suggestive voci dicono che i Nazisti respinsero un attacco “post WW2” da parte dell’armata navale americana nel 1947, in seguito al quale Byrd si sarebbe ritirato dopo aver riportato danni e vittime sostanziali.
Byrd, dopo il suo ritorno dalla spedizione militare in Antartide nel 1947, dichiarò in una intervista radiofonica: “è necessario che gli Stati Uniti intraprendano azioni difensive contro i combattenti aerei nemici provenienti dalle regioni polari”, e che in caso di una nuova guerra, gli Stati Uniti sarebbero stati attaccati da “caccia in grado di volare da un polo all’altro con incredibile velocità”.
Queste dichiarazioni sarebbero presenti nel famoso diario di bordo scritto da Byrd, e pubblicato negli anni ’90, quasi quarant’anni dopo la sua morte.
Wyandot presso la stazione McMurdo , in Antartide, nell’ambito dell’operazione Deep Freeze I.
Dicembre 1955.
Il diario
Nel diario Byrd riporta il resoconto delle spedizioni che esso intraprese nei due Poli negli anni ’40 per conto del governo degli Stati Uniti, descrivendo di essere stato “scortato” da aviogetti sconosciuti dalle caratteristiche incredibili che lo costrinsero ad atterrare in una terra ignota, nella quale ebbe un incontro e un dialogo con il “capo” di questa terra che gli diede precise istruzioni, e comunicò nella fattispecie le preoccupazioni sue e della sua gente per il sentiero pericoloso che stavano prendendo i rapporti tra i vari popoli della Terra agli albori dell’epoca atomica, preoccupazioni che, ovviamente, furono del tutto ignorate.
È autentico questo diario? La questione ha generato una quantità incontrollabile di volumi e articoli e se andate su Internet troverete quasi soltanto siti di adepti della terra cava che lo ritengono autentico, mentre sulle biografie ufficiali (vedi Encyclopaedia Britannica o Wikipedia) non se ne fa menzione. Naturalmente i sostenitori della Terra cava obiettano che nessuna fonte ufficiale parla del diario perché occorreva censurare a ogni costo la scoperta. Ma troviamo anche testi che addirittura negano che Byrd abbia fatto l’esplorazione del 1947, altri che precisano come Byrd nel ’47 fosse stato in Antartide, mentre i suoi sostenitori affermano che in quella data sia stato anche al Polo Nord, naturalmente in forma clandestina.
La conclusione più prudente è che il diario sia un falso come i falsi diari di Hitler o di Mussolini: Byrd volò a 1700 miglia dal polo, finendo per altro fuori rotta e mai parlò di fatti del genere.
Byrd non parlò mai di terre cave o delle vicende riportate sul falso diario, e non esistono altri scritti cartacei in merito che siano realmente riconducibili a lui.
GLI INGRESSI PER AGARTHI
Tra gli ipotetici ingressi di Agarthi vi sono:
- Deserto del Gobi, Mongolia
- Polo Nord
- Islanda
- Polo Sud
- Piramide di Giza, Egitto
- Monte Epomeo (Isola d’Ischia), nell’Arcipelago campano
- Isola Bisentina
- Monte Shasta, in California
- Mammoth Cave, in Kentucky
- Cascate dell’Iguaçu, in Brasile
- Monte Everest, Nepal
Il Monte Epomeo
Come abbiamo visto, anche in Italia vi sono presunti ingressi per Agarthi. Sull’isola vulcanica di Ischia, ad esempio, si trova il Monte Epomeo. Un grande blocco di tufo verde emerso dalle viscere della Terra in seguito ad un’antica eruzione circa 55000 anni fa. Nel Medioevo circolavano voci sul suo possibile ruolo di porta d’accesso al mitico regno di Agarthi. Corrado di Querfurt, cancelliere di Arrigo VI, fu il primo a parlarne. Infatti, in una lettera, descrive dei “guerrieri armati fatti d’aria”, anime dei penitenti, guerrieri e guardie, che risiedevano nel mondo sotterraneo.
L’Isola Bisentina
Gli Etruschi credevano che un accesso ad Agarthi fosse situato sull’isola Bisentina, una delle due isole del Lago di Bolsena, quella con un’estensione maggiore. L’isola è ubicata a pochi chilometri dal promontorio dove si ergeva la città etrusco-romana di Bisenzio, dalla quale deriva il suo nome.
Sull’isola Bisentina è presente una collina e qui, lontano da qualsiasi costruzione, si trova la “Malta dei Papi”, uno stretto cunicolo scavato nelle profondità dell’isola che fu usato per lungo tempo come prigione. Si ritiene fosse un’opera di origine etrusca e la leggenda sostiene che tale tunnel sia uno degli ingressi al regno di Agarthi.
AGARTHI E GLI ETRUSCHI
L’incipit di sopra ci fornisce il pretesto per aprire una breve parentesi su un fatto sostanzialmente sconosciuto ai più: che gli Etruschi credessero che la terra fosse composta da tunnel concentrici che sfociavano in un ignoto luogo dell’Asia Centrale. Secondo le loro convinzioni in tali recessi del sottosuolo era ubicato il regno di Agarthi, un regno parallelo, abitato da esseri di intelligenza superiore, detentori delle grandi verità che gli uomini hanno sempre desiderato conoscere.
La leggenda etrusca del regno di Agarthi ha avuto notevole fortuna nei secoli; ha ispirato una serie di immaginifiche collocazioni di questo mitico luogo, suggerito scenari singolari e concepito eccentriche civiltà.
Le Vie Cave degli Etruschi, dei sentieri ricavati nel tufo, il cui uso resta ignoto, hanno ispirato le più fantasiose supposizioni, ma esistono anche teorizzazioni più pratiche, come quella che vede tali percorsi come possibili collegamenti tra città, campagne e necropoli; altri sostengono fossero delle canalizzazioni per l’acqua.
Il Lago di Bolsena e l’Isola Bisentina
Aggiungiamo ora qualche notizia in più sull’Isola Bisentina alla quale abbiamo accennato più sopra. Secondo alcuni studiosi Dante Alighieri sarebbe addirittura entrato da lì, da cui la sua opera. A suffragare l’ipotesi che Dante abbia potuto avere il privilegio di visitare e poi descrivere simbolicamente mondi sotterranei e regni ipogei è Plinio, che nel descrivere le città e i popoli dell’Etruria al tempo di Augusto, parla dei Vesentini, antichi abitanti della città etrusca di Vesentum, situata sulla sponda meridionale del Lago di Bolsena, sul colle che da essa ha ereditato il nome Monte Bisenzio. Il centro sacrale di questa terra si troverebbe sul Monte Labbro, non molto lontano da S. Fiora, sul versante sud-ovest del Monte Amiata. Santa Fiora è citata da Dante Alighieri nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia: “…e vedrai Santafior com’è oscura!” Si potrebbe potenzialmente andare a sciare sull’Amiata e poi fare una capatina ad Agarthi La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione sembri obbedire ad un grande disegno geometrico. E’ come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena.
Il Lago di Bolsena
Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il bosco sacro, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago fu scelto dai sacerdoti come ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca. Al centro del lago, come abbiamo visto, sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la loro “nazione”.
Il lago di Bolsena somiglia moltissimo al lago Titicaca nelle Ande, lago sacro e centro spirituale della civiltà Inca. Pure sul lago andino affiorano due isole e gli Inca ne scelsero una come loro ombelico sacro. Sembra che il lago sarebbe una delle uscite secondarie dal regno di Agarthi, mentre le principali uscite, le più comunemente utilizzate dai suoi abitanti per le loro missioni, sono i due Poli.
IL GIGANTESCO BUCO AL POLO NORD
Per avvalorare la tesi della Terra cava è una foto satellitare della NASA del polo nord fatta nel 1967 dal satellite ESSA 3, che apparentemente mostra un gigantesco buco sulla zona del polo nord, tale foto è spacciata per la prova dell’esistenza dell’entrata in un mondo sotterraneo.
La foto in realtà è un mosaico di molte foto fatte dal satellite, che riunite insieme mostrano tutte le zone del polo fotografate mentre erano illuminate dalla luce del Sole e il “buco nero” che compare al centro altro non è che la porzione del circolo polare artico mai illuminata durante i giorni dei mesi invernali.
PER CONCLUDERE: I PRO E I CONTRO
Al termine di questo lungo ed affascinante viaggio “al centro della Terra”, proviamo ora a vedere quali sono le principali argomentazioni a sostegno e contro la Teoria della Terra cava.
Le prove a favore
Si basano principalmente su tre tipi di fonti: le testimonianze degli esploratori polari, le tradizioni e le leggende sui regni sotterranei, e le anomalie magnetiche e geologiche rilevate in alcune zone del pianeta.
Le testimonianze degli esploratori polari sono forse le più suggestive e intriganti.
La più famosa, come abbiamo visto, è quella dell’ammiraglio Richard E. Byrd, che nel 1947 avrebbe sorvolato il polo nord e sarebbe entrato in una cavità che lo avrebbe condotto in un mondo sconosciuto, con montagne, laghi, foreste e animali preistorici. Byrd avrebbe anche incontrato gli abitanti di questo mondo, che gli avrebbero rivelato di essere i custodi di una saggezza antica e di possedere dei dischi volanti. Byrd avrebbe tenuto segreta questa scoperta per ordine del governo americano, ma avrebbe lasciato un diario segreto che sarebbe stato pubblicato postumo nel 1990.
Altre testimonianze simili sono quelle di altri aviatori e navigatori che avrebbero avvistato delle aperture polari o delle terre sconosciute oltre i poli.
Tra questi, si possono citare il norvegese Olaf Jansen, che nel 1829 avrebbe navigato con il padre in una cavità polare e avrebbe raggiunto il mondo interno, dove avrebbe vissuto per due anni; il russo Valerian Albanov, che nel 1914 avrebbe visto una terra verde e fertile al polo nord; il tedesco Karl Unger, che nel 1943 avrebbe raggiunto il mondo interno con un sottomarino nazista e avrebbe inviato una lettera in cui descriveva le meraviglie che aveva visto.
Le tradizioni e le leggende sui regni sotterranei sono un altro tipo di fonte che viene usato a sostegno della Teoria della Terra cava. Esse sono presenti in molte culture e religioni, e raccontano di mondi nascosti sotto la superficie terrestre, dove vivono esseri umani o sovrumani, dotati di poteri e conoscenze superiori. Tra questi, si possono ricordare l’Ade della mitologia greca, lo Svartalfheim della mitologia norrena, lo Shambala del buddismo tibetano, l’Agarthi dell’esoterismo occidentale, e il Paititi degli Inca. Queste tradizioni e leggende sono interpretate da alcuni sostenitori della Teoria della Terra cava come dei ricordi storici o delle rivelazioni simboliche di una realtà nascosta, che sarebbe stata visitata o contattata da alcuni iniziati o messaggeri. Alcuni di questi sarebbero stati personaggi famosi, come Platone, Dante, Leonardo da Vinci, Napoleone, Hitler, e altri.
Le anomalie magnetiche e geologiche sono il terzo tipo di fonte che viene usato a favore della Teoria della Terra cava. Esse consistono in fenomeni che non sono spiegabili con la teoria ufficiale della Terra solida, e che suggeriscono l’esistenza di cavità o aperture nel sottosuolo. Tra questi, si possono menzionare le variazioni del campo magnetico terrestre, che indicano che i poli magnetici non coincidono con i poli geografici, e che cambiano continuamente di posizione; le aurore polari, che sarebbero prodotte dalla luce del sole interno che filtra attraverso le aperture polari; i terremoti, che sarebbero causati dal movimento dei gusci interni della Terra; i vulcani, che sarebbero delle aperture che collegano il mondo esterno con il mondo interno; e le anomalie gravitazionali, che mostrano che la forza di gravità non è costante su tutta la superficie terrestre, ma diminuisce in alcune zone, soprattutto nei pressi dei poli.
Le prove contrarie
Si fondano principalmente su quattro tipi di evidenze: le misurazioni sismiche, le osservazioni astronomiche, le leggi fisiche, e le incongruenze logiche.
Le misurazioni sismiche sono forse le prove più decisive contro la Teoria della Terra cava. Esse consistono nell’analisi delle onde sismiche generate dai terremoti, che si propagano attraverso il sottosuolo e vengono registrate da appositi strumenti chiamati sismografi. Queste onde sismiche cambiano di velocità e di direzione a seconda del mezzo in cui si propagano, e permettono quindi di determinare la struttura e la composizione del sottosuolo. Le misurazioni sismiche hanno dimostrato che la Terra è formata da diversi strati solidi, che vanno dalla crosta al nucleo, e che non esistono cavità o aperture significative al suo interno.
Le osservazioni astronomiche sono un altro tipo di prova contro la Teoria della Terra cava. Esse consistono nello studio dei corpi celesti, come il Sole, la Luna, i pianeti, le stelle, e le galassie, che vengono osservati con vari strumenti, come telescopi, satelliti, sonde, e rover. Queste osservazioni astronomiche hanno dimostrato che tutti i corpi celesti sono solidi o gassosi, e che non esistono corpi cavi o con aperture polari. Inoltre, esse hanno dimostrato che la forma e il movimento dei corpi celesti sono determinati dalle leggi della meccanica celeste, che non sono compatibili con la Teoria della Terra cava.
Le leggi fisiche sono un altro tipo di evidenza contro la Teoria della Terra cava. Esse sono delle regole matematiche che descrivono il comportamento della materia e dell’energia in varie situazioni, e che sono state verificate sperimentalmente innumerevoli volte. Alcune di queste leggi fisiche sono in contrasto con la Teoria della Terra Cava, e ne dimostrano l’impossibilità o l’assurdità. Tra queste, si possono citare la legge di gravitazione universale, che stabilisce che la forza di gravità dipende dalla massa e dalla distanza dei corpi, e che implica che una Terra cava avrebbe una gravità molto inferiore a quella attuale, ossia zero; la legge della conservazione dell’energia, che stabilisce che l’energia non può essere creata né distrutta, ma solo trasformata, e che implica che una Terra cava non potrebbe avere una fonte di energia interna in grado di illuminare e riscaldare il mondo interno; e la legge della termodinamica, che stabilisce che il calore si trasferisce sempre da un corpo più caldo a uno più freddo, e che implica che una Terra cava non potrebbe mantenere una temperatura costante al suo interno.
Le incongruenze logiche sono il quarto tipo di evidenza contro la Teoria della Terra cava. Esse consistono in contraddizioni o assurdità che derivano dalle premesse o dalle conseguenze della Teoria della Terra cava. Tra queste, si possono citare l’impossibilità di spiegare come si sia formata una Terra cava, in contrasto con le teorie accettate sulla formazione dei pianeti; l’assenza di prove dirette o indirette dell’esistenza delle aperture polari, che non sono mai state osservate né fotografate da nessun satellite o aereo; la mancanza di contatti o comunicazioni tra il mondo esterno e il mondo interno, che sarebbero dovuti avvenire in qualche modo nel corso della storia; e la presenza di numerose incongruenze e contraddizioni tra le varie versioni della Teoria della Terra Cava, che si basano su fonti poco affidabili o inventate.
Inoltre, gli scienziati dichiarano che la Teoria della Terra cava non è in effetti compatibile con il modello della tettonica delle placche. I presunti fori di entrata infatti si sarebbero dovuti chiudere o spostare con il corso del tempo. Inoltre i Poli, se ci fossero, sarebbero facilmente visibili con i satelliti, ma questo non accade.
CONCLUSIONE
Per quanto possa essere una delusione, il complesso delle varie ipotesi sulla Terra cava è, però, completamente smentita da una serie impressionante di scoperte scientifiche. Sono inoltre migliaia le foto satellitari che, al netto dei ritocchi fatti con i programmi di computer grafica, mostrano l’inesistenza delle cavità poste ai poli che condurrebbero alla Terra cava, comprese tantissime foto delle zone polari. Di fatto, se esistessero aperture ai poli sarebbero già state scoperte da diversi decenni e sarebbe stato difficilissimo, se non impossibile, celare un fatto simile. La Teoria della Terra cava appare infondata e irrazionale. Le prove contrarie ad essa si basano su dati scientifici e logici, che sono molto più solidi e convincenti delle prove a favore, che si basano su testimonianze dubbie, tradizioni mitiche e anomalie spiegabili. In conclusione, possiamo affermare che la Teoria della Terra cava non ha alcun fondamento scientifico, e che appartiene al regno della fantasia e della pseudoscienza.
Naturalmente, non tutti saranno d’accordo su tali conclusioni, affermando che i dati scientifici siano stati manipolati per occultare una sconvolgente verità a cui solo i potenti del mondo (quel famigerato 1%) hanno il privilegio di accedere. Chi può dirlo? La leggenda di Agarthi e la Teoria della Terra cava sono affascinanti forse perché, come tante altre leggende, coraggiosamente immaginifiche in un mondo intristito da scientismo e positivismo e, diciamolo, da una mortale banalità.
Se ti sei perso la Prima parte…